Era da un po’ che cercava un distributore di sigarette. Era notte fonda e quella parte della città non la conosceva bene. Poi il buttafuori di un locale notturno glielo indicò: si trovava annesso a una tabaccheria. Ricco di spie luminose colorate e promettenti, era anche molto fornito: c’erano persino alcuni tipi di sigarette che pensava non fossero nemmeno più in commercio. E poi c’erano le sue: in versione light, strong, de luxe, doppio filtro… Gli luccicavano gli occhi.
«Aiuto, ti prego…» sentì piagnucolare. Si guardò intorno. La via era deserta. Solo qualche rara auto transitava sonnolenta una cinquantina di metri più in là sulla strada principale.
«Sono prigioniero, aiutami a liberarmi…»
«Ma chi è che parla?» disse a voce alta, spaventato.
«Sono io, Adam, sono chiuso qui dentro.»
«Dentro dove? Dentro al negozio?»
«No, dentro al distributore… mi ci hanno infilato con la forza… sono giorni ormai…»
«Oddio…» esclamò lui che non sapeva cosa fare. «Ma è una macchina sigillata, signore, non c’è modo di aprirla dall’esterno…»
«Sì, lo so, infatti, chiami qualcuno… faccia presto, non si respira qui dentro, soffoco; ho anche fame e tanta sete…»
‘Anche questa doveva capitarmi’, pensò lui mentre, con ancora la voglia insoddisfatta di fumarsi una sigaretta, cercò di ricordarsi quale fosse il numero di emergenza della polizia. Poi notò che stava arrivando proprio una pattuglia dei carabinieri. Un colpo di fortuna. Almeno quella. Pensò.
Fece loro segno di fermarsi spiegando cosa stava succedendo. L’appuntato, che sedeva accanto al guidatore, prima lo ascoltò con sussiego e poi, uscito dall’auto quasi con solennità, a lente falcate, si portò vicino al distributore con la paletta di ordinanza infilata nello stivale. Armeggiò scuotendo la macchina. Nulla di irregolare. Provò anche ad acquistare un pacchetto di sigarette che prontamente rotolò con un suono allegro nell’apposito vano. Tutto come doveva essere.
«Cos’è, il suo, uno scherzo?» chiese severamente il militare voltandosi verso l’uomo e battendo il pacchetto sul palmo della mano.
«Aiutatemi, vi prego aiutatemi…» si sentì subito dopo. L’appuntato fece un passo indietro, sorpreso e squadrò il distributore da cui proveniva la voce.
«Chi è là? Si identifichi…» intimò il graduato in tono perentorio.
«Adam, Adam Brown…»
«Un extracomunitario entrato illegalmente?»
«Ma no, che dice… sono un cittadino americano e sono stato messo qui dentro contro la mia volontà, mi aiuti…»
I due carabinieri fecero rapidamente il giro del negozio per accertarsi se era possibile entrare nel locale. Poi l’appuntato preferì telefonare in caserma per conoscere il nome e l’indirizzo del titolare della tabaccheria. E ottenne di più: il numero di cellulare del gestore. Telefonò. Sentì squillare a lungo.
«S-sì?!?» rispose una voce impastata dal sonno.
«Pronto? Carabinieri della Stazione di Lughi! Lei è Gerolamo T. fu Battista?»
«S-sì!»
«Deve venire subito alla sua rivendita.»
«A… a quest’ora agente? Sono le due del mattino…»
«Sono un appuntato scelto, sig. Gerolamo T. La sua presenza in loco è indispensabile. C’è un uomo sequestrato all’interno del suo distributore di sigarette. Lei è in flagranza di reato…»
«Ah il distributore… ma non è niente di che, agente… glielo assicuro.»
«Appuntato scelto, la prego. Come niente? Mi prende in giro? Non si permetta! Venga subito o veniamo a prenderla noi ad arrestarla.»
«Non c’è nessuno nel distributore. Mi creda. È tutta colpa del mio socio in affari che si è impallinato con le americanate. Compra tutto su Amazon, lui. Si è fatto abbindolare da una partita a poco prezzo di superprocessori di ultima generazione, roba da intelligenza artificiale. Il distributore è solo dotato di uno di questi chip molto intelligenti, della NASA dicono, ma di scarto; insomma, questi computer si credono delle persone e vogliono essere liberate… per andare chissà dove, poi… e invece sono solo della ferraglia: silicio e ferraglia.»
«…»
«Che si fa, devo venire lo stesso? È la terza volta in questo mese che mi telefonano di notte… perché non chiamate il mio socio? Aspetti agente che le do il suo numero…»
L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
Grazie!!
Adoro anche solo il nome del tuo blog😍 Il racconto davvero scritto bene, fa catapultare dentro la storia con facilità. Sono piuttosto visionaria di mio e riconosco la creatività pura. Bravissimo👏🏻
🤗
😊😊
Dotato di ironia pungente e, chissà, lungimirante. Univers
finale D.
Eheheh…poco noi umani possiamo contro le intelligenze artificiali…
A.I. Artificial Intelligence… ecco la nostra fine. Finiremo nel distributore di sigarette. 😀
Impossibile raggiungere la tua genialità!
Pingback: Le sigarette fanno male – Briciole nel latte Weblog | ilperdilibri
Beh, bello. Come tutte le volte che passo di qui …
Non mi vanno però le tre ipotesi di finale: il racconto finisce lì dove finisce, che cavolo…!
Molto, molto, molto buono!
🙂
Tra l’altro poco fa ne parlavo con la mia caffettiera, e lei mi spiegava che cose del genere accadranno sempre più spesso, perché man mano che noi umani diventiamo meno umani le macchine lo diventano di più. Vabbè, adesso scusami, ma stasera ho un appuntamento con una graziosa robottina con cui spero di riuscire a scambiare qualche input, e devo ancora scaricare la nuova patch del mio software di rimorchio.
😉
Stai attento alla messa a terra della robottina perché a volte, nei momenti meno opportuni, si prende la scossa elettrica 😀
L’amour est un oiseau rebelle, que nul ne peut apprivoiser. (Cit)
😛
Secondo me scrivere dei pezzi sul fumo induce a fumare…E fumare è nocivo per la salute…quindi meglio non farlo…in ogni caso il lieto fine A mi piace e quindi bel pezzo…ciao
racconto simpaticissimo… quando si utilizza l’ironia con una maestria così particolare, si legge sempre con piacere e proprio per questo ti faccio i miei complimenti. Notevole !
😀
Fantastico! Delle tre soluzioni proposte, io avrei scelto la prima…
Già capita , per esempio quando paghi l’autostrada con la carta di credito, oppure in altre circostanze, a volte vorresti interloquire col navigatore…..
Dopo la robotica antropomorfa, la robotica antropopsichica….. poi sara’ la volta …..
In fondo passiamo parte della nostra esistenza ad imitare noi stessi.
Un sorriso
Giancarlo
E a imitarlo male…
e il socio su chi scaricherà l’incombenza?
ciao
Ahahahahahahahah!!! Eppure: il fatto di credersi una persona, non fa di quel processore una persona? 🙂
E qui si aprirebbe una tematica ampia e profonda quanto un oceano 😀
Tutte le volte che leggo un tuo racconto, ed è diventato un appuntamento fisso, sono stupita dalla vivacità della tua vena creativa. Immagino che tu abbia scritto, con costanza, per anni per arrivare a tali risultati
Sì, infatti
😂
Wow fantastico! Ma continua?
Sì –> https://wp.me/P25Bol-5Ug
Ho letto, fantastici finali e scenari. Complimenti mi sono divertita molto a leggerlo. 💕💕
Se tu non me lo avessi fatto venire in mente (che era possibile un seguito) probabilmente non mi sarei messo a scriverli.
Ah! Sono contenta che sono servita a qualcosa! Perfetto😘😘😘