Il tappo viola

«Cos’è questa storia del prelievo?» disse Arturo che era in fila da un po’. L’uomo che lo precedeva subito non capì che la domanda era rivolta a lui. Poi si girò gentilmente a spiegargli che era la nuova legge finanziaria e che era diventato un requisito indispensabile per poter riscuotere un giorno la pensione.
«In che senso?» insistette lui che ci capiva sempre poco di queste cose.
«Guardi, è semplicissimo. Siccome hanno capito che con l’aspettativa di vita di tipo statistico non ci prendevano più e che lo Stato finiva per perderci, ora fanno uno screening genetico e in base ai suoi cromosomi riescono a dare una stima predittiva molto attendibile degli anni che le restano da vivere. Poi tolgono dieci anni dal giorno del presumibile exitus e l’età che rimane è quella in cui può andare in pensione. Ora ci vuole insomma questo CMP (Certificato di Morte Predittiva).»
«Non capisco.»
«Facciamo conto che stabiliscano che in forza del suo corredo genetico lei può vivere sino a 82 anni e 6 mesi, lei potrà andare in pensione a 72 anni e 6 mesi… non prima»
«E se accertano che muoio invece a 72 anni e 6 mesi?» incalzò Arturo che ora gli sembrava di aver capito il meccanismo.
«Andrà sempre obbligatoriamente in pensione dieci anni prima ma con una pensione minore… molto minore» fece calcando sul tono di quella parola. «In altre parole… gli anni di lavoro effettivo non contano più ai fini della quiescenza ma si guarda, a ritroso, solo all’età calcolata come le ho detto. Più di dieci anni lo Stato non paga… anche se lei dovesse vivere per ipotesi, ma è rarissimo, più di quanto predetto geneticamente. Scaduto il decimo anno smetteranno di corrisponderle l’assegno e pure per suo inadempimento perché, in buona sostanza, lei doveva morire prima.»
«Ma non è giusto! E se mi diagnosticano che vivo novant’anni e il giorno dopo che sono andato in pensione mi investono e muoio?»
«Il banco vince sempre… caro mio» disse l’altro sforzandosi di ridere.

Erano passati alcuni giorni e Arturo era di nuovo in fila. Ora doveva ritirare il referto con la data presumibile del suo decesso. ‘E se io non volessi sapere quando morirò?’ si stava chiedendo poco prima di comparire davanti alla signorina.
«Cognome e Nome?» disse quella che sembrava un’infermiera/segretaria/chissacosaltro e senza alzare lo sguardo dal monitor.
«Mezzabaracca Arturo» rispose lui sospirando.
La signorina lo guardò inclinando di qualche grado il viso verso destra, come un basset-hound.
«Tutta una parola?» gli chiese guardando poi verso un ficus benjamin con alcune foglie secche sulle punte.
«No, Mezzabaracca si scrive staccato da Arturo…»
«No, dicevo il cognome…» fece lei insofferente.
«Ah sì certo! È una parola sola.»
La signorina digitò per qualche secondo poi alzò nuovamente lo sguardo su di lui.
«I risultati dicono che lei è morto 1 anno, 4 mesi e 16 giorni fa…» fece lei fredda come se avesse appena comunicato dove si trovava la toilette.
«Ci deve essere un errore nel vostro sistema predittivo… io sono vivo, tant’è vero che le sto parlando…»
«Il Sistema non sbaglia mai. Certo che lei è vivo, Signore, ma il signor Arturo Mezzabaracca, nato a Lughi il 18 maggio 1972 NO, perché, appunto, è morto da 1 anno, 4 mesi e 16 giorni fa… e su questo non si discute. Non lo dico io del resto, ma i cromosomi di questo Utente. Chi è invece lei al Sistema non interessa.»
«E questo cosa significa?» domandò Arturo confuso.
«Che l’Utente Arturo Mezzabaracca, nato a Lughi il 18 maggio 1972 non avrà la pensione… anzi, quando comunicheremo al suo datore il CMP, non avrà nemmeno più un lavoro; come può ben capire quando si è morti non si può lavorare, non trova? E a dirla tutta non avrei dovuto neppure comunicarle nulla di tutto questo visto che lei NON è Arturo Mezzabaracca.»
«Ci deve essere stato uno scambio di provette… avete analizzato il sangue di qualcun altro…»
La signorina digitò ancora, senza scomporsi.
«Dunque… l’Utente con il nominativo in questione aveva il codebar ematico 06889200KJ88E7, ha fatto il prelievo alle ore 11.07 di martedì 14 novembre con l’operatore 8872993; la sua provetta con tappo viola è stata etichettata con metodo Mark&Go alle ore 11.13 dallo stesso operatore 8872993 e avviata al laboratorio con espositore AB59902, peraltro contenente solo la sua provetta perché aveva, come le ho appena detto, il tappo viola; l’espositore è pervenuto per il checklab alle 11.15 e subito analizzato in modo automatico con apparecchiatura Mach 9800 con id strumentale n. X009899… Devo continuare?»
«Tappo viola? E cosa vuol dire?»
«Informazione riservata.»
«Ah… e allora controlli questo tesserino di riconoscimento rilasciatomi sei mesi fa dal Comune; legga qui… vede cosa c’è scritto?» fece lui esasperato. «’Arturo Mezzabaracca, nato a Lughi il 18 maggio 1972‘… se fossi risultato già morto il Comune non mi avrebbe rilasciato alcunché…»
«Vedo» disse gelida la signorina prendendo la card, tagliandola obliquamente con le forbici e gettando a pezzi nel cestino. «Sporga reclamo, Signore. Entro i termini di legge, ovviamente…»
Poi, spostandosi di lato, oltre la figura di Arturo, disse ad alta voce: «Avanti un altro!»
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43 pensieri su “Il tappo viola

  1. Mi fa ricordare anche ciò che è stato detto in questi ultimi giorni, ovvero che, da adesso, si è anziani a partire da 75 anni. E pensare che io credevo di essere vecchia per il fatto che quest’anno ne ho compiuto 70.

  2. Pingback: Ecco la nostra fine | Newwhitebear's Blog

  3. come lo sketch di Little Britain: “computer says noooo…”, il PC ha sempre ragione e decide lui! Bel racconto

  4. Non credo che alla società convenga arrivare a questo punto. Perché è vero che il signor Arturo essendo ufficialmente morto ha perso tutto, compreso la sua identità e il suo posto nel meccanismo sociale: ma allo stesso tempo anche la società ha fatto un cattivo affare, perché lo ha fatto diventare una scheggia impazzita libera di fare danni senza poter essere controllata. Per esempio Arturo non ha soldi, ma dovendo mangiare andrà al ristorante, e al termine del pasto spiegherà al cameriere che essendo un fantasma non può pagarlo, se non con delle battute di spirito, e a questo punto il cameriere che farà? Chiamerà gli acchiappa fantasmi?

    🙂

      • Da noi il sistema in generale si basa sul “panem et circenses”, e al potere non conviene cambiarlo. Quello di Arturo invece potrebbe essere un caso singolo, un errore informatico che nel corso della storia il protagonista cercherà inutilmente di far correggere, vivendo surreali avventure mentre vaga perduto nell’immenso Palazzo della Burocrazia, alla ricerca del mitico ufficio dei Certificati di Esistenza in Vita, che ovviamente non troverà mai.

        🙂

  5. Bellissimo racconto che lascia, a mio giudizio, un po’ d’apprensione perché è una situazione ancora lontana ma non impossibile in futuro, meritevole di ulteriori approfondimenti prendendo spunto da “dietro il racconto”.
    Ben fatto, come al solito.
    Saluti.

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