Il settimo maggiordomo

Non appena suonò il campanello, una successione delicata di note dilagò per la casa. E la porta si aprì.
«Entrate, entrate…» fece Saverio dal fondo del corridoio guardando in direzione dell’ingresso; i due amici appena arrivati fecero entrambi l’espressione di chi fosse stato colto sul fatto. Saverio nell’avvicinarsi loro sorrise e li baciò entrambi.
«Non dovevate, grazie» fece raccogliendo dalle loro mani il cabaret di paste e lo spumante: «bene, ora appendete pure i cappotti e mettetevi comodi in sala che ho tutto sul fuoco.»
Anche la moglie di Saverio, Abe, fece per un attimo capolino dalla cucina e trillò un ‘ciao Berti, ciao Rita, siete bellissimi… fate come se foste a casa vostra’.

A tavola i quattro amici risero e scherzarono parlando di tutto un po’ e quindi, al caffè, Rita si complimentò:
«Avete proprio una bella casa…»
«È che siamo stati fortunati a trovarla» raccontò Saverio. «Una ventina di anni fa quando io e mia moglie siamo venuti qui a Lughi ci hanno offerto questa villa e ce ne siamo subito innamorati.»
«A proposito…» fece Berti additando con il pollice le proprie spalle. «Al cancello, in strada, abbiamo visto che qui avete anche una Scuola del Paranormale… Avete affittato?»
«No no… è mia moglie che se ne occupa…» fece Saverio, serio, indicando con la testa Abe che stava allungando verso gli ospiti le tazzine del caffè.
«Non mi dite che credete ai fantasmi e a tutte quelle stupidaggini lì…» disse Berti con un sorrisetto di scherno e girando il cucchiaino nella tazzina.
«Altro che crederci… viviamo con loro!» confermò il padrone di casa.
«Cosa?» domandò incredula Rita.
«Vedete» si intromise Abe, «abbiamo trovato questa grande casa proprio perché nessuna la voleva comprare: è rimasta sul mercato per molto tempo. Da quando appunto è successo quel grave fatto di sangue.»
«Quale fatto di sangue?» chiesero quasi in coro entrambi gli ospiti.
«Archibald era il settimo maggiordomo di Arthur Pembroke, Duca di Conwy, trasferitosi in questa villa dal North Wales, dopo la seconda guerra mondiale, per curare i propri interessi in zona. Una sera Pembroke ha scoperto Archibald a letto con la moglie. Il Duca, dopo aver consegnato una spada ad Archibald perché si difendesse, lo ha ucciso senza pietà, per poi giustiziare orrendamente anche la moglie.»
«Ma è terribile!» commentò Berti.
«Certo che lo è… e, come accade a tutti coloro che muoiono di morte violenta, da allora sia Archibald che la Duchessa sono rimasti come puri spiriti in questa vecchia magione, dove non trovano pace. La Duchessa, per la verità, non esce mai dalla torretta a ovest della casa e guarda sconsolata dall’ampia vetrata in direzione delle terre avite nel lontano Galles.»
«E Archibald?» chiese ridendo nervosamente Rita.
«E Archibald continua egregiamente a fare il maggiordomo. Fa ancora il suo lavoro in modo impeccabile!»
Sia Berti che Rita non sapevano cos’altro dire.
«Comunque quando siamo entrati in questa casa, io e Abe ci siamo chiariti con loro e da allora conviviamo in perfetta armonia.»
«Ah… vi siete chiariti…» ripeté meccanicamente Berti.
«Sì, certo… nel senso che loro non avrebbero mai dato fuori di matto e noi non avremmo cercato di mandarli via…»
«…»
«Così mia moglie, che già era appassionata di queste cose, ha messo su una Scuola del Paranormale e il pezzo forte delle lezioni è proprio il buon Archibald che si manifesta volentieri ai discenti, con grande soddisfazione di tutti.»
«Ma dai… non sarà mica vero…» se ne uscì a quel punto Rita, squadrando preoccupata il marito.
«E allora…» fece Saverio guardando di lato verso la porta come per rivolgersi a qualcuno che solo lui vedeva «… chi pensate che vi abbia aperto la porta quando avete suonato oppure vi abbia tolto i cappotti o servito a tavola?»
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24 pensieri su “Il settimo maggiordomo

  1. Vorrei avere più tempo per leggere le tue storie con calma, bellissimo questo racconto, letto tutto d’un fiato per capire come finiva ma… continua? Intanto approfitto per dirti che ho deciso di nominarti per il Sunshine Blogger Award 2018, un riconoscimento per bloggers che con le loro pagine ispirano gioia e positività .. e magari sarò contro corrente ma dico che i tuoi racconti ispirano in modo ironico e semplice! Spero ti faccia piacere! Sul mio ultimo post puoi trovare tutti i dettagli: https://piattoranocchio.wordpress.com/2018/11/29/sunshine-blog-award-2018/ Ciao grazie e a presto! Alessia

  2. E se ho ben capito, l’errore c’è anche qui: “«No no… è mia moglie che se ne occupa…» fece Saverio, serio, indicando con la testa Rita che stava allungando verso gli ospiti le tazzine del caffè.”

  3. “«Comunque quando siamo entrati in questa casa, io e Rita ci siamo chiariti con loro e da allora conviviamo in perfetta armonia.” Questa frase la dice il padrone di casa, no? E se ho ben capito, credo, che sia sbagliato il nome della moglie perché i padroni di casa sono Saverio e Abe, gli ospiti sono Berti e Rita. Giusto?

  4. Mi piace 🙂

    Però Archibald non fa molto bene il suo lavoro, visto che Saverio dice agli ospiti di appendere i cappotti, e questo spetterebbe al maggiordomo. Però lo si può scusare, visto che alla sua bella età è ancora costretto a lavorare, e al massimo come stipendio riceverà un lenzuolo nuovo ogni tanto. Ad ogni modo, detto tra noi, io tifo per Archibald, e anzi, spero che un giorno anche Saverio lo scopra a letto con sua moglie!

  5. bel racconto … la suggestione ha il potere di coinvolgere molto, anche perchè tutti ambiremmo a usufruire di quella porta invisibile tra luce ed ombra

  6. Bello…molto bello…non so se credere ai fantasmi…ma qualche episodio strano è accaduto anche a me…forse è colpa anche del fatto che quando uno inizia a pensare a queste cose rimane suggestionato…uhm…non saprei…
    ciao

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