Il giorno in cui sognai John Lennon

Mi svegliai all’improvviso. Lei era entrata nella stanza facendo rumore.
«Ero preoccupata che fosse successo qualcosa, non dormi mai fino a quest’ora…»
Mi ricordo di averla guardata senza riconoscerla.
«Sì, d’accordo, arrivo subito…» feci dopo un po’, appoggiando un gomito sul letto per tirarmi su. Ma appena lei si fu allontanata mi lasciai andare pesantemente appoggiando di nuovo la testa sul cuscino. Il sonno accumulato negli ultimi giorni era quasi insostenibile.
Avvertii subito dopo, acuto, un senso di smarrimento. Stavo infatti sognando quando lei era entrata. Stavo sognando di parlare con John Lennon. Era lì con me, in quella stessa stanza, pochi secondi prima. Parlava di un brano, l’ultimo che avesse scritto prima dell’incontro fatale con Mark David Chapman.
«Sai, è una canzone per Yoko…» mi aveva detto mettendosi al piano verticale dove invece ora c’è la libreria. «Lei non l’ha mai ascoltata… doveva essere una sorpresa…» e mi ha guardato in un modo profondamente triste.
Attaccando a suonare me l’ha cantata: sembrava tutto maledettamente vero. Una canzone dolce, melodiosa, una dei suoi pezzi migliori. Ricordava le atmosfere di Julia o di Woman. E quando smise mi guardò soddisfatto.
«Ora sono riuscito finalmente a terminarla…» sorrise. «L’altro giorno mi sono venuti sia l’intro che alcuni accordi nuovi. Ma quanto tempo è passato?»
Io non sapevo cosa rispondere. ‘Quanto tempo è passato da quando?‘ stavo per chiedergli.

Poi a quel punto lei è entrata in stanza e mi ha svegliato. La canzone però la ricordavo benissimo. Così ho preso il telefono è ho chiamato prima Osvaldo e poi Carlo. Ho raccontato loro, che sono i miei più cari amici, quello che era successo. Il sogno e tutto il resto. Ho provato a cantarla ma sono così stonato che ciò che usciva dalla mia bocca risultava inascoltabile, da tapparsi le orecchie. Tutti e due mi hanno preso in giro, ovviamente. E non c’è stato modo di farli smettere di ridere. Begli amici!
Mi sono allora informato per incontrare un maestro di musica. Magari un orecchio allenato mi avrebbe permesso di fermare su carta quello che sentivo ancora distintamente nella mia testa. Quella musica mi riecheggiava dentro in modo chiaro, pulito ma quando provavo a riprodurla diventava un’altra cosa, un lamento insopportabile persino per me. Il maestro dapprima mi ha prestato seriamente la sua attenzione e poi si è messo anche lui a ridere, per quella storia del sogno e tutto il resto. Mi deve aver preso per matto tanto che non ha voluto neppure essere pagato; mi ha messo gentilmente alla porta e poi si è negato al telefono nei giorni successivi.

Ma non ho mollato. Quando mi trovavo solo in casa mi piazzavo davanti allo specchio a provare e riprovare. Chiudevo gli occhi per ascoltare bene quello che ancora ricordavo e ho tentato di riprodurlo, lentamente, con calma. Una, cento, mille volte. Ma non c’era davvero nulla da fare.
Possibile che quella musica stupenda dovesse andare perduta per sempre?

Poi una sera mi sono trovato in trasferta ad Alvona. Ero sceso al ristorante dell’hotel. Non avevo voglia di girare per la città in cerca di un’alternativa anche perché avevo poca fame. Quel ristorantino pretenzioso del resto mi era sempre piaciuto.
Avevo ordinato il solito e stavo aspettando nella sala pressoché vuota, forse perché non era stagione o più probabilmente perché era ancora presto, quando mi sono messo a giocare con le posate. Ho urtato con la lama del coltello il bordo del bicchiere dell’acqua davanti a me e poi quello del vino e infine la bottiglia di chardonnay.
‘Eccola la melodia, eccola…’ ho pensato. Mi sono subito alzato per prendere da un altro tavolo altri due bicchieri; li ho riempiti di vino e di acqua in quantità diverse. Ne ho aggiustato il livello fino a quando, colpendo i relativi vetri, non ottenevo la nota giusta. Suonandoli infine tutti insieme, nella corretta successione, ne ricavai buona parte della melodia, quella di John. Ci ero riuscito!
Ho afferrato il telefonino per chiamare qualcuno per dare la notizia.
Poi mi sono fermato. Ci ho pensato un po’ su. E ho preso il bicchiere di vino e me lo sono bevuto.
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38 pensieri su “Il giorno in cui sognai John Lennon

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  2. Letto il racconto. Scelto fra tanti per ovvie ragioni, quel Lennon nel titolo che non poteva sfuggire a un blogger di musica.
    Un sentito ringraziamento per il tuo passaggio e apprezzamento dalle mie parti. Non ho scritto nei post recenti per non apparire come lo spammer di turno.
    L’intenzione è offrire una finestra musicale che faccia entrare nuovi stimoli ogni giorno e trovare una canzone che forse non avevamo mai ascoltato prima, proprio come in un incontro onirico con John Lennon.

  3. Mi ricorda la “Genesi” di “Let it be”: Paul Mc Cartney avrebbe visto sua madre defunta in sogno e le avrebbe detto qualcosa tipo “Tutto andrà bene, lascia che le cosa si risolvano da sole”. L’indomani mattina, il Beatle ha steso il testo della canzone, scrivendo così uno dei più grandi successi del gruppo (che non piacque mai a Lennon)…

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  5. Ben fatto, e io avrei fatto lo stesso per almeno quattro validi motivi.
    1) L’opera non era destinata a me.
    2) Non era completa, ma al meglio ne avevo solo un frammento.
    3) Prima o poi, a forza di tentativi, Lennon riuscirà a farla sentire a Yoko.
    4) Comunque io preferisco sognare delle pornostar.
    5) Detto questo, ammetto che se Coleridge in persona venisse a recitarmi il resto del suo poema su Xanadu, come risarcimento potrei essere tentato di appropriarmene.

    😛

  6. Non so se l’hai saputo, ma Lennon dopo la morte è stato molto presente come anima disincarnata. L’ha visto Yoko; il figlio Julian testimonia di averlo percepito, e anche suoi amici artisti 🙂 🙂 🙂

      • E’ noto anche il fatto che uno degli effetti dell’LSD è quello di credere incontrare i morti ed essere convinti di averli incontrati davvero. E dato che gli effetti del delirio onirico provocato dall’acido sono simili a quelli di alcune patologie psichiatriche, accade che “vedano” e “sentano” i morti anche persone che non ne fanno uso, affette da psicopatie latenti. E il fenomeno non riguarda solo le morti violente: recentemente un mio contatto mi ha raccontato che Aznavour – la cui morte tutto può essere stata tranne che violenta – è passato a salutarlo nel momento preciso della morte (che non mi risulta sia stato pubblicato da nessun giornale); alla fine, seccato per non essere riuscito a convincermi, è sbottato a dire che non avendo conoscenza dell’LSD non posso capire niente e che evidentemente faccio perte “dei perversi Re Canuti che vogliono invano fermare il progresso dell’umanità”. Amen.

        • Io invece credo, come successo nel passato (per la radio, la televisione e ora sempre più rapidamente con computer e telefonini, per citare solo una minima parte dalla IT), che presto ci sarà una tecnologia che ci consentirà di ritenere normale quello che ritiene essere paranormale. E ci conviveremo.

          • Radio televisione eccetera non “sono ritenuti normali”: loro ESISTONO, semplicemente. Sono stati inventati e fabbricati e adesso sono qui. La cosa veramente ridicola in tutto questo è che molto spesso quelli che credono a tutte queste puttanate sono gli stessi che sbeffeggiano le religioni che credono a una vita dopo la morte, che considerano assurde superstizioni, favolette a cui solo menti arretrate possono credere: come ha giustamente detto qualcuno, chi smette di credere in Dio non è che non creda più a niente: al contrario comincia a credere a tutto, dal potere terapeutico dei cristalli alle “medicine” alternative, alle scie chimiche, alla telepatia, alle apparizioni…

    • E’ presto detto Maurizia.
      La riproduzione della melodia (anche al telefono) dipende strettamente dai livelli di liquido all’interno dei bicchieri. Bevendo il vino il protagonista fa saltare questa possibilità.
      L’hanno deriso, anche gli amici, non credendo né al sogno né alla canzone.
      Ora che è padrone di poterne disporre, decide di tenersela per sé avendo preso consapevolezza che si tratta, in fondo, di una cosa che appartiene solo a lui come un regalo speciale.

    • Insomma il brusco risveglio ha creato un pasticcio…ahahah…mai svegliare chi dorme beato…ne so qualcosa… ho la dolcezza della tarantola se svegliata bruscamente…. Ahahah

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