Es la fiesta

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«Vieni, sarà bellissimo, ti divertirai…»
Queste erano le parole precise che lei mi disse mentre mi portava verso il tragitto dell’encierro. Era l’ultimo giorno, mi chiarì, e sarebbe stata la corsa più bella dell’intera festa. I suoi occhi verdi ridevano di gioia ed erano carichi di aspettativa.
«Non mi interessa Anita, te lo assicuro… andiamo da qualche altra parte…» la pregai cercando nel tono di non urtare la sua sensibilità. Volevo spiegarle che non sopportavo gli spettacoli che richiedono per gioco l’impiego di animali anche a costo della loro sofferenza.
«Non avrai paura, vero?» mi buttò lì a tradimento mentre con aria di sfida alzava un poco il mento nella mia direzione.
Ci mettemmo sulla Calle Estafeta in un punto dove i tori avrebbero dovuto eseguire una curva larga. E mentre ci sistemavamo a cavalcioni della staccionata, sentimmo il boato della gente provenire dalla salita di Santo Domingo. Era il segnale che avevano liberato le mucche in calore. Le avrebbero fatte correre lungo il percorso recintato sino alla plaza de toros e fatte inseguire dai tori che, correndo, si sarebbero messi sulla loro scia. E così fu. Nel sole del meriggio, dove il caldo assoluto sembrava sciogliere i muri di pietra della città, vedemmo le vacche spinte senza tanti complimenti da uomini vestiti di bianco e il fazzoletto rosso al collo.
Appena dopo il loro passaggio l’attesa si materializzò in un silenzio innaturale ove lo stridio delle cicale nascoste tra gli alberi ebbe il sopravvento nelle vie. Si avvertì a ondate il rumore degli zoccoli dei tori frastornati dai corridori che ridendo picchiavano con fogli di giornale arrotolati i loro dorsi luccicanti di sudore; la luce smerigliata del giorno pioveva a picco dai tetti.
Comparvero prima dei giovani urlanti che correvano davanti agli animali gettando occhiate preoccupate dietro di sé e poi i tori dall’occhio spalancato e tondo. Roteavano le larghe corna da un lato e dall’altro emettendo un muggito roco che sapeva di disperato e di antico. Qualcuno dei tori scivolava ogni tanto sul porfido levigato dal tempo per poi rialzarsi pesantemente e riprendere la corsa.
Approfittai della confusione e del fatto che Anita fosse del tutta presa da quel rutilante miscuglio di suoni e colori per allontanarmi. Avevo solo voglia di sedermi al tavolino di un caffè per bere qualcosa di fresco, lontano da quel frastuono. Anita avrebbe capito, o forse no, ma poco avrebbe importato.
Cercando di orientarmi puntai verso l’hotel. Ma il percorso della corsa dei tori continuava a sbarrarmi la strada. Avrei dovuto fare chissà quale altro giro alternativo che non riuscivo però a trovare. Giunto a una staccionata decisi di attraversarla. Erano pochi metri, dopotutto, e non c’era nessuno: ce la potevo fare. Mi arrampicai velocemente e stavo per discendere dall’altra parte quando vidi arrivare dalla mia destra un torello molto giovane. Chissà come c’era finito in quella corsa di tori adulti, forse era semplicemente scappato: avanzava al piccolo trotto, incerto che fosse proprio quella la direzione giusta. Giunto in prossimità della strettoia, ove mi trovavo, perse ad un certo punto l’appoggio sul selciato andando a sbattere malamente con il muso contro un cassone posto a riparo di un palo della luce rimanendovi incastrato con le corna. Era ancora a terra quando arrivarono di corsa altri due tori. Uno riuscì a saltarlo d’impeto, ma l’altro, che lo aveva visto all’ultimo momento, vi cadde sopra. Nel tentativo di rialzarsi sulle zampe posteriori il grosso toro, con la forza degli zoccoli taglienti, lo colpì più volte al ventre e a un occhio tanto da ferirlo e fargli perdere sangue. Solo dopo numerosi tentativi, sempre a danno del vitello contro cui scalciava, finalmente si rimise in piedi iniziando di nuovo a correre all’impazzata. Il torello intanto, rimasto a terra, muggiva di dolore senza essere in grado di muoversi. Pensai che se fosse rimasto lì, al prossimo passaggio dei tori, l’avrebbero ucciso. Mi portai allora verso di lui per aiutarlo a divincolarsi. Terrorizzato com’era, faceva però resistenza non permettendomi di liberarlo. Mi stesi a terra per spingere con le gambe le assi del cassone da un lato e con le braccia il muso dell’animale dall’altro: non facevo progressi. Poi mi arrivò il rumore montante di zoccoli che avevo imparato a riconoscere. Stavano arrivando altri tori. Raddoppiai i mie sforzi per liberare il vitello, ma dalla curva sbucarono all’improvviso tre grosse masse scure al galoppo, una era enorme. Mi alzai in piedi, impietrito. In quel preciso istante mi sentii afferrare da quattro braccia che mi sollevarono di peso facendomi entrare di schiena attraverso una finestra aperta. Mi ritrovai riverso sul pavimento di una camera da letto mentre in strada sentivo il mugghiare inferocito dei tori.
«¿Eres tonto?» mi urlò un uomo con grossi baffi sporgendosi fino a terra verso la mia faccia. «Es inútil, señor. Esta noche los toros serán todos matati… y la carne dada a la gente… es la fiesta señor, es la fiesta!»
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dietro il racconto
Leggi –> Dietro al racconto

18 pensieri su “Es la fiesta”

  2. Siamo nel 2018…e alcune pericolose tradizioni medievali si trasmettono.
    Quante sofferenze e quanti animali morti ci vorranno per arrivare all’interdizione di queste manifestazioni (corrida, encierra, palio di qua, palio di là dove un animale soffre a volte muore)? E non parlo della gente ferita o morta… per cosa?
    Bel pezzo, Briciola! Mi ha ricordato una canzone degli “Ska-P”: Verguenza.

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  4. Comprendo l’animo del tuo protagonista, avrei agito nello stesso modo… ma forse non mi sarei nemmeno fatta trascinare fin lì e mi sarei fermata in un bar più lontano 😉
    Complimenti per il bel racconto 😘

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  5. Fino all’ultimo ho pensato che la fine sarebbe stata un’altra.
    Il giovane toro, con l’aiuto dell’uomo, si libera mentre l’uomo, come un ebete, è rimasto impalato sul posto, aspettando forse un cenno di gratitudine da parte delle bestia ferita e spaventata.
    Un uomo da una finestra al piano terra urla: “Tonto! Miran, miran! Los toros! Los toros estan aqui!”
    L’uomo corre verso la staccionata.
    Non ci è mai arrivato.
    Il giovane toro lo colpì con la testa sbalzandolo in mezzo alla strada. La massa scura dei tori al galoppo apparve in quel momento.
    Altro che fiesta!
    La vendetta dei tori.

    Perdona la mia variazione del finale, ma vorrai considerarla come prova che mi è piaciuta la tua storia.

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  6. Prima di leggere il “dietro al racconto” ho pensato fossi stato veramente a Pamplona, complimenti per la tua abilità descrittiva quindi. A parte questo, come certo saprai molti spagnoli amano profondamente i tori, così come i senesi amano i loro cavalli, e allora come si spiegano manifestazioni apparentemente crudeli come il Palio di Siena? Bene, secondo me non lo si fa per crudeltà ma… non dirò altro, e la stessa cosa faranno gli spagnoli e gli senesi che davvero lo capiscono, perché ognuno di noi deve arrivarci da solo.

    😛

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      • Penso che uccidere un animale per nutrirsene sia corretto, purché lo si faccia con rispetto e moderazione. Invece ammetto che usarlo per dare spettacolo mi lascia perplesso, ma sono disposto a fare qualche eccezione per particolari motivi, purché però ci sia sempre un grande rispetto nei suoi confronti. Quindi bisogna chiedersi se a Pamplona amano e rispettano i tori, e io credo e spero che per il momento sia ancora così. Poi un giorno magari basterà una pillola azzurra per nutrirsi, e non avendo più bisogno di animali e piante ci isoleremo dalla natura troncando le nostre radici, e finirà che abbandoneremo una Terra ormai sterile, salpando verso nuovi fantastici mondi con le nostre lucenti astronavi, ma non saremo più umani, perché avremo perso noi stessi.

        🙂

        Allora? Con questo mix di bieca demagogia e scaltri sofismi sono riuscito a farti dubitare?

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  7. Mh…molto truculento il pezzo…ma non ho ben capito se pure le mucche in calore fanno la stessa fine…se i vecchi tori vengono macellati…le mucche sole ed in calore dovranno impazzire per forza…meglio macellare pure loro… soffrono meno secondo me e si è più umani a non vederle rantolare in questo stato …

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