Telefonate mute

«Cos’hai? Hai un’aria strana…»
La ragazza sembrava turbata e si mordeva il labbro inferiore.
«Niente, niente» disse abbassando il ricevitore del telefono. Charlotte guardò prima la propria scrivania ingombra di carte e poi Bruno che le stava davanti e la guardava ancora in modo interrogativo.
«Ti conosco bene, Tesoro, c’è qualcosa che non va. Dillo allo zio.»
La ragazza fissò allora un punto lontano dell’open space e poi gli disse:
«E che continuo a ricevere telefonate mute… e temo proprio che sia di nuovo il mio ex che non si rassegna…»
Bruno si mise a ridere.
«Ho detto qualcosa di divertente?» chiese seccata Charlotte.
«In un certo senso, sì. Sta capitando da qualche tempo anche a me. A me che in un primo tempo mi ero illuso di avere un ammiratore segreto!»
«Ma davvero è capitato anche a te?» fece la ragazza riprendendo il suo buon umore.
«Non solo, ma anche a diversi altri dipendenti qui della Brain Solutions… tanto che è stata aperta una pratica interna di salvaguardia… per le molestie, intendo, e anche per ragioni di sicurezza…»

«Hanno capito chi faceva quelle telefonate mute» esordì Bruno non appena si avvicinò alla scrivania di Charlotte.
La ragazza fece un sorriso raggiante.
«E allora?» incalzò lei visto che l’uomo non si decideva a parlare.
«Dunque… hanno scoperto… che le telefonate venivano dal laboratorio.» «Laboratorio? Quale laboratorio?»
«Il nostro!»
«E chi c’è nel nostro laboratorio che fa scherzi così stupidi?»
«È qui il problema. Nessuno.»
«Come nessuno?»
«Per carenza di fondi il laboratorio è stato chiuso dall’Azienda da più di tre mesi; la Direzione ha ritenuto meno dispendioso appaltare a terzi il servizio di ricerca; a seguito della denuncia per le telefonate mute hanno tracciato le chiamate e hanno scoperto però che provenivano senza dubbio tutte da lì…»
«L’hai già detto e come si spiega, allora?»
Bruno avrebbe voluto a quel punto accendersi una sigaretta e si tastò la tasca della giacca anche solo per sentire la rassicurante presenza del pacchetto. Sospirò e poi proseguì:
«Uno degli ultimi esperimenti è stata la coltivazione in vitro di cellule cerebrali. Solo che lasciate lì si sono incredibilmente sviluppate anziché morire e alcune sinapsi sono venute a contatto con l’apparecchio telefonico vicino. Erano telefonate di aiuto quelle che ricevevamo Charlotte, almeno cosi credono…»
«Ma è terribile… cellule pensanti, umane!»
«Sì esatto.»
«Bisogna fare qualcosa per preservarle è come se, in fondo, fossero un individuo.»
Bruno scosse la testa.
«Quando l’ex responsabile del laboratorio è stato informato delle telefonate è venuto indispettito in laboratorio e ha buttato via tutto… La notizia buona, comunque, è che non saremo più disturbati.»

23 pensieri su “Telefonate mute

  1. Come sempre, mi hai tenuta in apnea.
    Cribbio!
    Sei troppo forte.
    Mi trascini in uno dei tuoi gironi, dove provo sempre un po’ di paura…
    Ma molta, molta ammirazione per la tua scrittura che mai, ripeto Mai, delude!

      • capito, adesso…
        credevo avessi lasciato il finale aperto (come succede sempre anche nei thriller) perché alla fine i “buoni” non vincono mai 😉

  2. Sono dispiaciuta per le cellule, ma dubito che uno scienziato informato di tali fatti abbia effettivamente buttato via tutto… sono convinta che tutto sia stato sposato in altro luogo per proseguire le ricerche…
    Complimenti, una fonte di mille congetture ^_^

  3. Sarebbe bello poter innestare cellule pensanti nelle teste di quelli che parlano senza pensare…(avrebbero tanto bisogno di una “rotella” in testa che gira)…peccato averle buttate…ps: se si ricevono chiamate mute è meglio non rispondere, specie se si riconosce il numero…oppure si potrebbe attaccare la segreteria…infatti può registrare molti rumori sottostanti …ahahah
    BEL pezzo …ciao

  4. Mi ha lasciato spiazzata. Piccola curiosità: perché Tesoro, Azienda, Direzione con la lettera maiuscola? Mi è piaciuto molto questo pezzo:
    “Bruno avrebbe voluto a quel punto accendersi una sigaretta…” (quella frase lì).

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