L’abbraccio fatale

Il paracadutismo non aveva più segreti per lui. Era diventato un vero maestro in quel settore, tanto da tenere un corso di lancio estremo da quote basse e con attrezzature sempre più leggere.
Poi a Mark venne in mente una variante originale e mai provata fino a quel momento: l’aveva battezzata “abbraccio fatale” e sarebbe consistita nel lanciarsi insieme al suo amico Fred; ma mentre lui si sarebbe buttato senza paracadute, Fred, lanciandosi subito dopo, l’avrebbe raggiunto e glielo avrebbe consegnato in caduta libera.
“Geniale”, pensò Mark.
“È da pazzi”, gli disse subito Fred che non ne voleva sapere.
Mark sapeva però come convincere l’amico; non ci mise infatti molto a rassicurarlo dicendogli che non avrebbero tentato dal vero la nuova figura prima di averla provata infinite volte nel simulatore di caduta. E così fu, fino a quando almeno non riuscirono effettivamente a ritrovarsi a occhi chiusi e Mark non fu capace di indossare il paracadute con facilità. Anzi, per l’occasione Mark ne aveva progettato uno di nuova concezione in modo che si potesse indossare senza sforzo e nel minor tempo possibile.
Poi venne il giorno della prova dal vivo.
Il lancio andò benissimo. L’emozione era molto forte, ma a parte una leggera incertezza di Fred al momento di consegnare all’amico il paracadute, il passaggio materiale avvenne circa 300 metri di altitudine prima di quanto concordato. L’abbraccio era perfettamente riuscito tanto che atterrarono pressoché insieme.
Da quel giorno ripeterono la figura tante altre volte ancora facendola diventare una routine. Si scambiarono spesso di ruolo in modo da provare la reciproca ebbrezza di chi portava il paracadute e di chi lo riceveva.
Dopo qualche mese, decisero di alzare la posta, lanciandosi da due Piper diversi. La sincronia avrebbe dovuto essere maggiore, così come la concentrazione: il tasso di adrenalina sarebbe risalito.

“Ci vediamo il primo marzo alla solita ora?” scrisse nel messaggio Mark, dopo qualche mese di lanci eseguiti con successo.
“Sì certo, contaci” gli rispose Fred. “Arriverò però con il mio Piper dall’aeroporto di Collefili. Alle 9.00 esatte sarò il tuo angelo salvatore.”

Mark si preparò con la cura di sempre. Si sentiva particolarmente bene quel giorno e in pace con se stesso. La giornata era radiosa e la visibilità perfetta. Alle ore 8.55 spalancò il portellone di lancio sopra a un paesaggio nitido e lussureggiante. Vide in quell’istante il Piper di Fred che arrivava da sud, in orario, come previsto. Le ali dell’aereo luccicavano alla luce del mattino come per un saluto. Gli sorrise per ringraziarlo. Alle ore 9.00 Mark si lanciò proprio mentre l’aereo di Fred era sopra di lui.
Ma capì subito che qualcosa non andava perché il Piper di Fred era troppo veloce. No, non era il suo amico, come realizzò pochi istanti dopo: era un altro aereo, probabilmente da turismo.
Mark, cercò di rallentare la velocità di caduta aprendosi a X e offrendo all’aria il massimo di resistenza. Doveva capire. La lancetta dell’altimetro al polso girava vorticosamente. Aveva ancora pochi secondi. Ma cosa era successo? Poi l’occhio gli cadde sul datario dell’orologio. Era il 29 febbraio, non il primo marzo. Quell’anno era bisestile. Come poteva averlo dimenticato? Il primo marzo sarebbe stato l’indomani.
Chiuse gli occhi e scosse la testa.
La mano volò alla maniglia del piccolo paracadute ventrale di nuova progettazione che un giorno o l’altro si era ripromesso di testare anche se con la sicurezza del paracadute principale. Quel giorno, dopo tutto, era arrivato. Le cascine d’intorno e la torre di controllo diventavano sempre più grandi mentre l’asfalto dell’aeroporto sempre più vicino. Era il momento di sapere se aveva fatto un buon lavoro e se le cinghie avrebbero retto l’eccessiva velocità di caduta.
Tirò con forza e il paracadute nella sacca vibrò violentemente come se avesse voluto solo esplodere; poi fece un rumore come di un urlo liberatorio. E si aprì.

38 pensieri su “L’abbraccio fatale

  1. Io ho scazzato un albergo per capodanno sbagliando le date di prenotazione mettendo gennaio al posto di dicembre. Figuriamoci gettarsi da un aereo!

  2. Bel racconto, davvero. Questa storia con l’anno bisestile e l’errore del protagonista mi fa sempre pensare al tipo che ha perso la partenza del Titanic o di quello che avrebbe dovuto essere in uno degli aerei dell’11Settembre 2001…
    Grande Briciola!

  3. Quando hai scritto che i due si alternavano nel ruolo di salvatore-salvato lanciandosi da aerei diversi, ho pensato che un giorno per sbaglio si sarebbero buttati entrambi senza paracadute, e durante la caduta si sarebbero reciprocamente accusati con dei … oggi toccava a te… no avevamo detto che lo portavi tu… ma niente di così ovvio, anche questa volta sei riuscito a sorprendermi.

    ^_-_^

    • Avevo pensato effettivamente anche a questa alternativa ma il racconto avrebbe preso una piega da ‘oggi le comiche’ sicché l’ho scartata ; non era l’effetto che volevo assicurare 🙂

  4. managgia gli anni bisestili 😀 Per fortuna c’era il paracadute di scorat. Previdente mark. Ma è riuscito a mettere i poiedi indenni? Si potrebbe arguire di sì ma potrebbe essere anche no.

  5. L’ho sempre detto che i messaggi generano confusione. Se si fossero parlati sarebbe venuto fuori che l’anno era bisestile o il giorno della settimana. E poi una telefonata di conferma no? Molto, molto divertente!

  6. Hai reso l’idea di cosa vuol dire “avere totale fiducia”…mi sembra chiaro che non potrei essere nessuno dei due personaggi della storia…il salvato, perché uno che si mette in condizioni di bisogno e il salvante, perché dedica il suo salto a salvare uno che non ci sta necessità di salvare se aziona paracadute e cervello proprio!!! Molto acuto…come sempre…bel pezzo!
    CIAO

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