Il signore in rosso

Oliviero si trovava in cucina e si stava preparando un panino con la mortadella (sarebbe stato quello il suo cenone della Vigilia) quando sentì un fracasso provenire da fuori della porta. Qualcuno era caduto. Si precipitò fuori accendendo la luce. Sul pianerottolo c’era un uomo piuttosto in carne, vestito di rosso, in mezzo a scatole grandi e piccole confezionate in colori vivaci sparse intorno a lui.
«Accidenti che botta!» esclamò l’uomo ancora disteso. Oliviero si avvicinò per aiutarlo a mettersi in piedi.
«No, per carità, non mi tocchi» fece il signore in rosso. «Faccio da me, la ringrazio. Ogni tanto mi succede con questi carrelli moderni: hanno le ruote davanti che vanno per conto loro e, quando meno te lo aspetti, si bloccano di colpo…»
Oliviero fece un passo indietro per gustarsi meglio la scena e si mise a sorridere.
«Sì, lo so cosa sta per dirmi…» se ne uscì l’uomo vestito di rosso: «che io in realtà non esisto, che sono solo un’invenzione consumistica, che le sembro un amico di un suo vicino di casa e che, insomma, è tutta una mascherata…»
«Lo sta dicendo lei…» gli fece di rimando Oliviero, sempre sorridendo.
«Ecco, appunto… mi aiuti però almeno a rimettere i regali sul carrello» sollecitò  il signore in rosso che, già in piedi, si stava spazzolando il vestito con le mani: «non riuscirò altrimenti a portarli dentro tutti, al numero 4.»
«Dai Serra?»
«Sì… mi pare si chiamino proprio così e hanno pure cinque figli…»
Poi l’uomo in rosso si diede una manata sulla fronte.
«Ecco, ma che testa che ho! Mi sono dimenticato che loro sono in sei quest’anno. C’è anche il nipotino Mark appena arrivato da Miami. Non posso farlo rimanere senza regali! Che figura ci farei?»
«Davvero…» domandò Oliviero grattandosi la testa «…come fa ad avere tutte queste informazioni? Che tipo di parente è lei? Conosco bene i Serra, da anni, io a lei non l’ho mai vista…»
«Lasci perdere, Oliviero… e poi comunque fa proprio male a non fare neppure l’albero…»
Oliviero rimase interdetto. L’uomo sapeva il suo nome ed era conoscenza del fatto che non avesse fatto l’albero di Natale in casa. Stava per chiedergli di nuovo come facesse a sapere quelle cose, ma preferì abbozzare una risposta che suonò tuttavia come una giustificazione non richiesta:
«È che non ho figli, né nipoti ed è comunque una gran seccatura comprare l’albero, addobbarlo, mettere le luci, per poi disfarsene pochi giorni dopo.»
«Ma così impedisce allo spirito del Natale di entrare in casa sua… Tutti noi abbiamo bisogno d’amore, non trova?»
I due si guardarono per un po’ senza dir altro; poi il timer della luce delle scale scattò e si spense. L’uomo vestito di rosso schioccò le dita e la luce si riaccese.
«Mi dia allora almeno un’occhiata ai regali mentre torno giù, vado e vengo…» disse il signore in rosso che già aveva preso a scendere le scale.
«No, guardi ho altro da fare, stavo giusto cenando…» fece a quel punto lui scorbutico.
«Sì, ha ragione, vada vada, sennò il panino con la mortadella le si raffredda!»
Oliviero fece una smorfia a quella battuta ironica e si chiuse la porta rumorosamente dietro di sé. Stava ancora scuotendo la testa quando vide che in sala, davanti a lui, c’era un albero di Natale che arrivava fino al soffitto, ricolmo di palline e di addobbi di ogni tipo, luci accese, colorate e intermittenti, comprese. Era bellissimo. Corse in cucina e al posto del panino alla mortadella trovò il tavolo imbandito con ogni leccornia tipica del cenone della Vigilia. Uscì rapidamente sul pianerottolo: non c’era nessuno e neppure il carrello né i regali a terra. Gli sembrò di sentire anche una risata liberatoria e soddisfatta provenire dal basso. Ma non ci avrebbe giurato.
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30 pensieri su “Il signore in rosso

  1. Hai scritto proprio un bel racconto di Natale, e il finale ancora una volta è a sorpresa :infatti, i tuoi finali di solito sono in sospeso, oppure sono “cattivelli”.
    Questo invece è un vero “lieto fine ” e non manca un tocco di magia!

  2. Ma forse se aspetto con il panino in mano Babbo Natale lo trasforma entro l’anno prossimo…se lo dici tu rimango ad aspettare …va di moda la parte che si deve credere ad ogni fiato…almeno faccio finta che credo all’ impossibile anche io…mi accomuno alla massa dei “credenti cretini”….ahahahah….mica posso fare obiezione di coscienza…ahahahah…pare brutto avere un cervello…meglio giocare al gioco del credulone…o no? Non ti vedo però nel ruolo del credulone…quindi anche tu sei fuori moda…secondo me!

  3. Bella e surreale, come tutte le tue storie! A proposito, ho pubblicato sul mio blog un post che potrebbe interessare gli amici lettori: un bello sconto fatto da una casa editrice, che si può sfruttare anche fino alla Befana. Tanti auguri Briciola e grazie per le tue storie!

  4. Quindi il panino si è trasformato in banchetto…basta la magia del Natale e avviene la trasformazione, giusto? Mah…sto aspettando da una mezz’ora e non è apparso Babbo Natale…mi sa che non mi ha trovato in casa e non riesce a raggiungermi…caspita…sarà così…cmq sei sempre piacevole!!!
    BUON NATALE E NON ESAGERARE CON LE COSE DOLCI…potrebbero addolcire il tuo stile salato al punto giusto e quando necessita e non sia mai!!!
    CIAO

  5. Ciao Briciola che bella storia…ancora di più per me…mi chiamo Serra… adesso sono curiosa di sapere come mai hai scovato questo cognome..pare sia di origine sarda, anche se io abito in Piemonte.
    Auguri e grazie per i bei racconti che ci regali ogni settimana.

    • La ragione per la quale, cara Elena, si sceglie di inserire in un racconto un cognome anziché un altro è di natura meramente estetica, anzi eufonica. Suona bene e non stona.
      Probabilmente però è un cognome che mi è rimasto impresso nella mente perché quando ero ragazzino (14/15 anni), in Liguria, ero tutto preso da una signorina che si chiamava così e che nonostante tutti i miei sforzi per farle cambiare idea non mi ha filato per niente.
      Un conflitto non risolto, insomma, sepolto nel passato.
      La mente è proprio strana, a volte.
      Grazie per le tue parole e auguri anche a te.

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