L’ora legale

L’uomo magro magro, ma dagli occhi vispi da furetto alla ricerca di cibo, entrò nell’Ufficio del Primo Direttore. Aveva bussato così piano che non lo avevano sentito neppure i tarli della porta. Ma il Primo Direttore, dall’orecchio fino e dalle mani lunghe, dott. Ermenegildo Pinnacoli, lo aveva sentito benissimo e volutamente non lo aveva invitato a entrare. L’uomo aveva sfidato lo stesso la sorte ed era rimasto sulla porta dopo averla chiusa diligentemente dietro di sé. La sua carnagione, scura e terrea, creava con il legno massiccio sullo sfondo una curiosa forma di mimetismo.
«Cosa c’è, Quagliarullo?»
«Eccellentissimo Primo Direttore, mi spiace davvero tanto disturbarVi, tuttavia mi sembrava necessario notiziarVi…»
Pinnacoli, sentito che l’uomo si era impuntato, alzò il suo sguardo monumentale e paternalistico dall’enorme Sudoku che utilizzava al mattino per richiamare a raccolta i suoi svagati neuroni ovunque si fossero (da tempo) nascosti.
«Parla, perdio, parla Quagliarullo, non farmi perdere tempo!»
«Sì, scusatemi Primo Direttore, si tratta di Bonocore… è sparito.»
«Sarà nel locale tecnico delle ramazze e detersivi, di solito si nasconde là per fumarsi le sigarette… un giorno o l’altro prenderà fuoco e useremo lui come accendino.»
«No no, Dottore Illustrissimo, la situazione è molto più grave; vedete, il giorno in cui torna l’ora solare abbiamo un rito, noi del piano F: ci raduniamo nella Sala Conferenze e mettiamo indietro, tutti insieme, l’ora. È stata una pensata del nuovo capo Dipartimento, il dott. Santarnicola; dice che crea integrazione, coesione interna e stimola la produttività…»
«Mica male come idea…»
«Sì, come no? È che c’è anche un piccolo rinfresco e le sfogliatelle e i babà sono di Gaetano…»
«Ah…» si limitò a sottolineare in modo secco Pinnacoli facendo vibrare appena appena i vetri.
«Il problema però è quello che Vi dicevo prima» continuò l’uomo magro magro «è cioè che, non appena abbiamo messo indietro le lancette dell’orologio, Bonocore è sparito.»
«Come sparito?»
«Sì, Primo Direttore, confermo: sparito, sotto gli occhi di tutti. Abbiamo cercato anche su Internet e sembra che un caso simile si sia verificato, all’estero, proprio l’anno in cui fu introdotta per la prima volta l’ora legale in Europa.»
«E a quel tempo che successe? Lo ritrovarono?»
«No.»
«E tu cosa vuoi da me, Quagliarullo?»
«L’idea che ci è venuta in mente è che se si introducesse nuovamente, anche solo per pochi minuti, l’ora legale, siamo sicuri che Bonocore ricomparirebbe; è rimasto lì, in mezzo… in quell’ora di meno; lui rimane sempre in mezzo a qualcosa, Primo Direttore: porte di ascensori, serrande, le bocce abbondanti della stagista Amelia…; basterebbe insomma una Vostra autorevole telefonata al Ministro e il gioco è fatto.»
«Ma che scherzi, Quagliarullo? E io dovrei interessare il Ministro per far reintrodurre in tutta Italia, anche solo per poco, l’ora legale? Ma che figura ci faremmo? Come lo potremmo giustificare? E poi per chi? Bonocore è uno emerito sfaticato, un pessimo esempio per tutti e ruba letteralmente lo stipendio che gli elargisco con tanta generosità… Non se ne accorgerà nessuno che non c’è, credimi.»
Quagliarullo si era azzittito e aveva assunto la posa del basset hound incompreso.
«Ho finito Quagliarullo, puoi andare…» gli disse in modo sbrigativo Pinnacoli.
«Vedete Direttore, la questione è, come dire, ancora più delicata di quello che sembra: Bonocore tiene una zia che tiene un’amica che conosce un tale che ha un parente in marina che… beh, per farla breve, è lui che ci procura quella miscela con cui facciamo al mattino il caffè per tutti, compreso quello che bevete Voi più volte al giorno, soprattutto quanto siete nervoso, con rispetto parlando. Non ci ha mai detto né dove va a prendere la miscela, né tantomeno dove nasconde qui in Ufficio il sacco dei chicchi che macina a mano di volta in volta…»
Pinnacoli fece la stessa espressione che avrebbe fatto un guidatore che, lanciato con la macchina a 150 km/h in autostrada, avesse visto, appena dentro alla galleria, un grufolante branco di cinghiali.
Si fece silenzio.
Poi dopo aver fatto una leggera torsione del busto, cui rispose un sommesso scricchiolio della sua sedia da interior designer, il Primo Direttore afferrò il telefono.
«Mo’ vedo se riesco a trovare a quest’ora il Ministro…»
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hat_gy
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30 pensieri su “L’ora legale

  1. Pingback: L’ora legale | IL TUTTO

  2. Mi ha proprio divertito leggere questo post, anche per le colorite espressioni in dialetto, non da ultimi anche i cognomi dei personaggi protagonisti del racconto. Ogni dettaglio è curato, ne faccio tesoro per apprendere.
    Grazie!

  3. Che bel racconto! Sarebbe stato bello ritrovare Bonocore grazie all’aroma del caffè che lo avvolge tutto e ne segnala la presenza. Riconosco la posa da Bassethound, abbiamo vissuto con una di loro, Sleepy, per quindici anni. Dolce…proprio come mi piace il caffè.

  4. Cosa non si farebbe per un caffè!!!
    Complimenti per la tua sconfinata fantasia…
    Racconto incalzante e ironico
    Elena

  5. E’ un racconto scritto in maniera magistrale come sempre, scorrevole, divertente al punto giusto e con il finale che merita. L’idea del personaggio che resta incastrato nel cambio dell’ora è eccezionale. Però da “collega” scrittore di racconti, questa volta c’è un particolare che non riesco a non commentare. L’ora solare/legale si cambia sempre nella notte tra sabato e domenica, non in orario d’ufficio, no?

  6. Pensandoci bene avere un collega che vive un ora nel futuro offre alcuni vantaggi: per esempio si potrebbe comunicare con lui tramite una lavagna e dei gessetti, e chiedergli il nome del cavallo vincente nella terza corsa.

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