Piano bar

«Marta perché non arrivi?»
Questa domanda continuava a rimbalzargli nel cervello come una pallina da ping pong che non trovava la via di uscita dalla sua testa.
Girava il bicchiere vuoto tra le dita staccando lo sguardo solo per puntarlo sull’ingresso del piano bar ogni volta che sentiva la porta aprirsi. Lo sapeva, aveva sbagliato, non avrebbe dovuto trattarla così. Era stato spregevole da parte sua e quando lei aveva scoperto ogni cosa e l’aveva lasciato gridando e piangendo aveva capito quanto importasse per lui. Era davvero l’unica donna che avesse mai amato, l’amore su cui avrebbe voluto basare l’intera sua esistenza.
Dovevi pensarci prima’ gli aveva urlato contro per telefono.
Mi devi un’altra chance, ho fatto una grande stupidaggine, me ne rendo conto e mi dispiace tanto, ma posso spiegarti, ti prego, non posso vivere senza di te’ le aveva ribattuto con rabbia per la consapevolezza di aver gettato via così stupidamente la propria felicità.
Non ti devo un bel nulla, sei solo un gran bastardo’ aveva risposto lei, secca, sbattendogli il telefono in faccia.
E così lui, disperato, le aveva dato appuntamento lì, in quel luogo magico, dove erano stati la prima volta, tempo prima. Era sicuro che in quell’ambiente avrebbe saputo trovare le parole adatte per convincerla a tornare con lui e a perdonarlo. Ma erano già trascorse due ore e no, non sarebbe venuta. Si era illuso inutilmente. L’aveva fatta troppo grossa.
Fece il gesto alla cameriera di portagli un altro bicchiere. Tanto valeva prendersi una sonora sbronza. Sospirò. Quanto avrebbe dato per rivedere i suoi occhi azzurri…
«Grazie, tesoro» disse alla cameriera che gli portava un altro manhattan.
Azzurri’? Ma che dico? Sono verdi, di un verde smeraldo. Sono sempre stati verdi i suoi occhi. Beh proprio smeraldo smeraldo forse no, probabilmente erano più scuri; ma che importa? Sono gli occhi di Marta’. Si disse agitandosi al tavolino. Avevano passato dei momenti stupendi insieme, pensò sorridendo amaramente. Come poteva ora fare senza di lei?
Ecco forse quella è lei che è appena entrata. No Marta mi pare più alta di così, è anche un po’ più snella e… e… più magra. Ma certo, quella è l’altra cameriera che sarà uscita a fumarsi una sigaretta. Sto proprio sragionando. Poi questa è bionda, Marta è bruna, quasi corvina. Devo restare calmo, calmo’.
Stavano suonando la loro canzone. Lo sapeva che sarebbe successo. Gli venne un groppo in gola. La sua vita era finita.
[space]
«Allora, non sei contento di vedermi?»
Una ragazza rossa di capelli lo squadrava con aria indispettita e di sfida, le braccia incrociate sul petto. Era così immerso nei suoi pensieri che non l’aveva vista né entrare, né avvicinarsi. Lei era lì, dunque, era fantastico.
«Ma certo Marta, scusami, ero solo sopra pensiero» disse lui alzandosi di scatto e scostando la sedia dal tavolino per farla sedere. «Non ti vuoi accomodare?» le fece vedendo che lei rimaneva in piedi
«Marta? Chi è Marta? Io mi chiamo Maria, te lo sei già dimenticato?»

42 pensieri su “Piano bar

  1. Tanti particolari fanno dubitare di questo amore. Io, per esempio, ricordo ancora l’odore della pelle di mio marito, morto più di dodici anni fa, la forma della sua bocca e infinitamente altro. Lo stesso accade col mio attuale compagno.
    Di altri conservo fotogrammi piacevoli e non. Altro…

  2. Un nome è una convenzione. Maria, Marta, Mattia…quest’uomo cercava solo qualcuno da amare. Non giurerei che cercasse l’amore della sua vita perché – data la smemoratezza – non ci sono le condizioni. A meno che…a meno che si trovi un’amore con più nomi di battesimo. Un bel po’ di nomi di battesimo…;)

  3. Ma in fondo…che cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche con altro nome avrebbe il suo dolce profumo… 😉

  4. Marta o Maria c’è una lettera di differenza 😀 Ma questa Marta chi è? Mi pare un po’ sbronzo il nostro narratore.

    O.T non capito chi sta parlando lei o lui
    ‘Dovevi pensarci prima’ le aveva urlato contro per telefono. Parrebbe lui anche dal dialogo successivo ma poi non ci ho capito nulla quando più avanti scrivi ” Si era illuso inutilmente. L’aveva fatta troppo grossa”

  5. Be…non saprei di cosa di è innamorato… degli occhi di cui non ricorda il colore forse? Del resto l’amore ha una sua logica che la ragione non comprende…bel pezzo …CIAO!

  6. Sbaglio o questa volta non ti sei basato su un pensiero o una fantasia, ma ti sei servito soltanto della tecnica e dell’esperienza del vero scrittore? Comunque il risultato è ottimo, complimenti.

      • Al contrario, penso che lasciandosi aiutare dall’inconscio si scrive meglio e più facilmente. Come quel tipo, coso lì… il Coleridge, quello che si sveglia al mattino e ha in testa l’inizio di Xanadu… che però mancando di tecnica non è riuscito a finire

        ^_-_^

        Ok, comunque tecnica o ispirazione che sia, l’importante è che il tuo racconto è molto buono.

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