23 aprile

«Non stai bene, nonna?»
La domanda rimase sospesa nel profumo del potpourri di casa. Lei provò un paio di volte a muovere le labbra, senza riuscire a emettere suoni.
«Hanno sbancato qui di fronte… come vedi» le venne da dire come se quella fosse stata la risposta. «Hanno tolto tutto: la panchina, l’aiuola e l’unico albero che c’era.»
Nonna e nipote guardavano fuori dalla finestra tenendo scostate le tendine che ricadevano morbide dalla riloga.
«Sì, ho saputo, nonna, faranno un parcheggio…» disse il ragazzo provando a sorridere «sarà più comodo per la macchina, non trovi?»
La spianata di terra smossa davanti a loro appariva desolante senza l’ombra immensa della quercia.
«Tanto io non guido più» rispose lei facendo spallucce. Aveva i lucciconi agli occhi e la luce del giorno danzava nel suo sguardo.
«Ma cos’hai nonna…?»
«Niente niente, vai che farai tardi, guarda che ore sono…»
«Ho ancora tutto il tempo che voglio, nonna… cosa c’è che non va?»
Lei scosse la testa. Non ne voleva parlare. Tirò fuori dalla tasca un fazzoletto spiegazzato e se lo passò sul viso. Lo sguardo attento del nipote le fece capire che non avrebbe facilmente receduto.
«Più di cinquant’anni fa, proprio oggi, ho lasciato quello che è stato, da ragazza, il mio grande amore.» La donna anziana continuava a osservare fuori il via vai di gente come se stesse descrivendo qualcosa che stava ancora accadendo sotto i suoi occhi. «Ci siamo incontrati lì, per caso, dove c’era la panchina. Lui era solo e si divertiva a far pile di sassi mettendoli uno sopra l’altro, in equilibrio; era un idealista e già allora inseguiva sogni impossibili. Io, che con alcune amiche gli sedevo accanto, gli ho allungato a un certo punto un sasso che avevo vicino perché completasse la sua stupida torre. Da lì abbiamo fatto conoscenza e dalla simpatia è nato l’amore, il primo per tutti e due. Poi la vita è stata strana, complicata, ci si è messa in mezzo, e su quella stessa panchina, anni dopo, gli ho detto che non potevano più stare insieme, che avevo un altro… che poi sarebbe stato tuo nonno.»
«E lui? Il tuo fidanzato? Che ha fatto?»
«Gli ho spezzato il cuore.»
«E poi che cosa è successo, nonna?»
«Da quel giorno tutti gli anni, ogni 23 aprile, viene qui, alla panchina, e porta un sasso, anche piccolo, che posa nell’aiuola. Insomma, lo fa come se fossi ancora vicino a lui a giocare a impilar sassi. Si siede, rimane lì per qualche istante, e poi se ne va per ricomparire l’anno successivo. Non alza neppure lo sguardo per vedere casomai fossi qui alla finestra. È come se tutto il resto del mondo non esistesse più, ma ci fosse solo lui e la purezza del suo ricordo. Da parte mia ho sempre sperato che la smettesse di venire, che gli passasse, che si rifacesse una vita. Dopo tutto era giovane quanto me. Ma lui, in tutti questi anni, non ha mai mancato neppure un anno. E ora non c’è più né la panchina né l’aiuola.»
«Tu gli hai mai più parlato, nonna?»
«No, mai più… ma è ora di rimediare. Eccolo che arriva, anche oggi.»
Dalla strada lentamente un signore anziano faceva piccoli passi verso il centro della piazza aiutandosi con un bastone. Aveva la testa china, avvolto nei suoi pensieri, come se cercasse qualcosa per terra. Quando alzò finalmente lo sguardo rimase disorientato accorgendosi che mancavano la ‘sua’ panchina, l’aiuola e l’albero. Si voltò attorno quasi temesse di aver sbagliato posto. Aveva gli occhi sbarrati.
«Ciao» gli disse a quel punto la donna che gli si era parata innanzi. Lei aveva il cuore in gola, i pugni stretti dalla tensione, un cenno di sorriso sulle labbra. Il suo antico amore, il suo unico vero amore, era lì davanti a lei; gli occhi acquosi e azzurri dell’uomo le si posarono delicatamente sul volto.
«Buongiorno a lei» le disse con voce ferma, «ci conosciamo?»
E di lì a poco, non avendo avuto risposta, lasciò cadere il sasso per terra e se ne andò.

30 pensieri su “23 aprile

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  2. Spiazzante finale.Avere ancora il primo (l’unico?) amore che ritorna ogni anno, stesso posto(panchina) stessi gesti (sasso) per avere una certezza, in una vita triste,monotona,sbagliata?

  3. Le scelte che si fanno sono spesso irrevocabili , i ricordi rimangono nello stato latente , certi cambiamenti li annientano e niente è più brutto come stravolgere un ricordo

  4. Molto tenero e triste … piacevole perché è il finale piùidoneo ad un amore giovanile che viveva solo delle immagini conservate nei ricordi che vengono sovrastati dal mutare del quotidiano …

  5. Mi fa tristezza…ma voglio pensare che lui non si è vendicato, l’ha spiazzato l’idea di non trovare la panchina, quindi quell’amore giovane che era così, come allora rimasto impresso nella sua mente.

  6. mi sa che la nonna sia rimasta spiazzata quando l’anziano non l’ha riconosciuta. Ammesso che in effetti il suo racconto fosse vero. Tra il vecchio senza memoria le la vecchia che sogna a occhi aperti non si sa chi sia il più rintronato.

  7. E’ come se, insieme alla panchina e al giardino, fosse svanito nella mente di lui anche il ricordo del loro primo incontro. Ma se lei gli avesse risposto, sarebbe stato un nuovo inizio?

      • Allora se ha voluto fargliela pagare mi sembra la giusta conclusione della storia di un non amore da parte di entrambi

          • Siamo tutti consapevoli che il tempo perduto non ritorna comunque. Ma, forse, i due protagonisti del racconto si sono serviti entrambi del ricordo del loro amore incompiuto come alibi per giustificare la propria infelicità. Una volta l’anno ognuno metteva in scena la rappresentazione della propria “perdita”: lui in giardino in una vana attesa e lei da dietro i vetri ad assistere allo struggimento d’amore nei suoi confronti. La rimozione del giardino li ha però spiazzati e ognuno ha reagito a suo modo per ristabilire l’equilibrio. Così lui è andato via con la consapevolezza che lei sarebbe tornata, e lei ha potuto continuare a crogiolarsi nel suo dolore per quell’unico vero amore.

  8. Si …ma il sasso avrebbe dovuto essere un inizio…invece è stata una fine! Bel pezzo…anche se realisticamente crudo!
    Avresti potuto mettere qualcosa di più caldo… che so…un sorriso…

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