Simmetrie

Guardava la città sottostante dalla finestrella del garage. Da qualche giorno, più esattamente dalla scomparsa improvvisa di Angelo, cercava di riallacciare il senso delle cose. E non lo trovava.
Un breve rumore proveniente dalla cucina soprastante lo scosse. Lei lo stava aspettando, anzi, l’aveva già sentito arrivare con la macchina e presto si sarebbe preoccupata di non vederlo. Diede un’ultima occhiata alla valle come se si attendesse una risposta da quelle migliaia di luci palpitanti come candeline su una torta di compleanno. E poi, a blocchi, uno dopo l’altro, si spensero tutte le luci della città abbandonandola nel buio completo.
Mark, alla lampada bluette di emergenza, raggiunse la porta di intercomunicazione con la casa. Non si apriva. ‘Già, non può aprirsi!‘, pensò. L’apertura sarebbe infatti scattata solo con la digitazione a muro del codice e non avrebbe funzionato senza corrente. E la chiave per quella porta non l’aveva mai fatta.
Usò l’altra per uscire in strada provando un improvviso senso di sollievo; quel nocciolo duro di ansia alla base dello stomaco aveva preso lentamente a sciogliersi. La città sotto di lui, vinta dalle larghe penombre della sera inoltrata, era come sparita.
«Ah sei qui…»
Mark si voltò. La moglie lo stava squadrando ansiosa, con il viso un po’ reclinato da un lato, come volesse sgridare il figlio piccolo.
«Sì, scusa, sono rimasto intrappolato in garage… dovrò occuparmi di quella chiave…»
«Ma se l’hai fatta fare la settimana scorsa, non lo ricordi?»
Mark la guardò stupito.
«Se non ci credi controlla nel portachiavi» insistette lei «ha il bordo rosso, proprio come avevi detto avresti fatto.»
«Ora non c’è luce qui… ma lo escludo, Rose, lo ricorderei.»
Si incamminarono silenziosi per la stradina in salita verso la villa. Il ghiaino si scansava scoppiettando sotto i loro piedi.
«Ti sei tagliata i capelli? E perché te li sei fatti biondi?» fece lui aggrottando le ciglia. Rose si fermò di colpo.
«Mi stai facendo paura, Mark, smettila subito, non è divertente. Li ho così praticamente da quando siamo sposati…»
L’uomo tirò a sé il cancello in ferro rimasto accostato e fece entrare la moglie; alzando gli occhi, vide che la finestra di casa era a destra della porta di ingresso e non a sinistra come era sempre stata. Rammentava benissimo che Rose, vent’anni prima, aveva scelto quella casa proprio per quel motivo: dalla finestra della sala avrebbe potuto ammirare l’estendersi della città a perdita d’occhio, la piana verdeggiante della valle e, in fondo, il blu brillante dell’oceano.
«Perché adesso fai quella faccia?» gli chiese Rose.
«Niente cara, è che sono solo molto stanco.»
Nel chiudere il cancello gettò un’occhiata alla macchia scura e opaca della valle che sembrava aver inghiottito ogni cosa. C’era desolazione e silenzio nell’aria ostile, e una sensazione fragile di smarrimento. E poi, a blocchi, uno dopo l’altro, si riaccesero le luci della città.
«Hai visto Rose? È tornata la corrente.»
Lei ora lo stava aspettando sul vialetto di casa massaggiandosi con vigore gli avambracci: l’umidità della sera le pizzicava la pelle.
Mark notò quanto fosse ancora bella con i suoi capelli lunghi e neri che si stagliavano sulla finestra accesa della sala, tornata a sinistra della porta.
«E ora cos’hai?» gli chiese facendo un piccolo passo verso di lui. «Sei davvero strano questa sera.»
«Stavo pensando che devo proprio ricordarmi di fare la chiave del garage per passare in casa anche senza codice…»
«Lo dici sempre e non lo fai mai…»
«Magari potrei farla fare anche con un bordo colorato, che so, rosso, così la distinguo dalle altre. Che ne dici?»
«Ecco, sì, magari…»

19 pensieri su “Simmetrie

  1. A volte gli interrutori del cervello non funzionano, si accendono e spengono senza la nostra volontà…le percezioni cambiano nel momento che in noi entra quel buio, quello della quotidianità, dell’ansia, della routine…escono desideri inaspettati.
    I tuoi racconti mi lasciano sempre quel filo di irreale che mi fa cercare la realtà.

  2. Sono le piccole cose della quotidianità, i particolari che spesso diamo per scontati che ci restituiscono il senso di ciò che siamo. Adoro il rumore del ghiaino!
    Buona Pasqua

    • Però l’idea di una realtà parallela a cui magari potersi collegare, come si fa con le frequenze radio, mi affascina

  3. Mah…che stress queste porte…incuriosisce Angelo…il suo apparire nel brano in modo fugace attira attenzione…si…mi incuriosisce proprio lui…ne vorrei sapere di più…dove si è cacciato?

  4. Pingback: Simmetrie | IL TUTTO

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