Il Qualitologo

Era entrato nel negozio con titubanza, come se non volesse farlo. Inoltre il negozio era enorme, pieno di scaffali, vetrinette e banconi. Ma anche completamente vuoto. Per di più le sliding doors si erano aperte molto prima che lui si avvicinasse all’ingresso e, per arrivare fino al primo bancone dove c’era il Commesso che lo aspettava, dovette percorrere quasi cinquanta metri sotto il suo sguardo e il suo sorriso eccessivo. Giunto finalmente al desk principale stava per dire cosa voleva quando sentì dire:

Per migliorare la qualità del servizio la informiamo che il suo colloquio con il nostro operatore potrebbe essere registrato”.

La voce non sembrava provenire dal Commesso che non aveva infatti smesso un attimo di sorridere. Forse era ventriloquo, pensò.
«Come ha detto?» chiese il Cliente.
«Oh niente, niente… non ci badi…» fece il Commesso con un gesto mollo della mano.
E il Cliente, visto che il suo interlocutore aveva ripreso il suo sorriso smagliante senza aggiungere nulla, sempre più impacciato, seguitò:
«Vorrei un frullatore.»
«Un frullatore, un frullatore…» ripeté dividendo bene le sillabe il Commesso e toccandosi nel contempo il mento come se cercasse di ricordarsi, all’interno di un fornitissimo negozio di elettrodomestici, cosa mai potesse essere un frullatore. In quel preciso istante si materializzò davanti a loro un tizio in camice bianco con in mano una penna e un nutrito blocco di fogli.
«Buongiorno, sono un Qualitologo, solo alcune domande, se può rispondere…» e, prima che il Cliente potesse ribattere, incalzò: «il Commesso le è sembrato gentile, affidabile, competente? L’ambiente è per lei accogliente, luminoso, funzionale? Trova che faccia troppo caldo, troppo poco caldo, freddo, troppo poco freddo? Preferisce la musica più alta, meno alta, niente musica?…» e mentre sparava a raffica le domande stava già prendendo degli appunti.
«Vorrei solo un frullatore…» ribadì il Cliente stralunato.
«Un frullatore, un frullatore…» ripeté il Qualitologo guardando gli appunti per controllare se la risposta fosse giusta. Poi alzando gli occhi si rivolse al Commesso:
«Ma certo, un frullatore! Albert! Il GENTILE Cliente si affida alla NOSTRA professionalità per acquistare un frullatore…» proclamò in modo solenne l’uomo in camice bianco mettendo l’accento sull’un di ‘un frullatore’. «Sorridi però un po’ di più, Albert… ancora un po’ di più… ecco… appena un po’ di meno… bene, così è perfetto… prego…» concluse infine il Qualitologo mostrando al Cliente, con un gesto plateale, il Commesso come se si fosse presentato solo in quel momento.
«Sì, dunque… un frullatore… un frullatore» principiò il Commesso facendo calare dall’alto un televisore da 55 pollici e azionando un telecomando. Nel frattempo le luci si erano abbassate e, nella penombra, qualcuno allungò al Cliente una poltrona su cui lo fece sedere senza tanti complimenti.
«Come si può vedere nella parte destra dello schermo» iniziò il Commesso ad alta voce come un professore universitario durante una lezione in aula magna «questo è un frullatore nella sua vista panoramica mentre, nella slide successiva, lo si può comodamente apprezzare, nella ‘forma esplosa’, in tutte le sue minute componenti meccaniche che, per la precisione, sono 121, ma ben 122 nell’ipotesi di un frullatore versione smart; ebbene… il frullatore frulla, diversamente dal centrifugatore che centrifuga, dall’estrattore che estrae e dall’impastatrice che impasta: ne abbiamo a disposizione di diversi tipi a seconda della potenza (espressa in watt per l’ipotesi della potenza del frullatore con cavo e in volt per quelli dotati di batteria), della capacità del contenitore (espressa in millilitri) e del materiale del contenitore medesimo (vetro, plastica, vetroresina, materiale misto); tutti articoli, ovviamente, come si può notare, disponibili in un vasto assortimento di divertenti e spiritosi colori…»
«Buongiorno, sono sempre il Qualitologo…» sussurrò il tizio che aveva fatto accomodare il Cliente sulla poltrona. «La presentazione cui sta assistendo è per lei sufficientemente esaustiva, chiara, efficace…? Si sente: per niente soddisfatto, poco soddisfatto, indifferente, abbastanza soddisfatto, molto soddisfatto…? Avverte il desiderio di comprare il frullatore in modo confuso ma percepibile, convinto ma incuriosito, compulsivo ma appagato?»
«Vorrei davvero tanto solo un frullatore…» ammise il Cliente, sempre a bassa voce, ma scostandosi dall’intervistatore che gli stava sputacchiando nell’orecchio.
«Sì, così però LEI non ci aiuta affatto a servirla meglio!» se ne uscì a quel punto ad alta voce il Qualitologo mollando per terra gli appunti. «Ma che razza di cliente è? Ci sta facendo solo perdere tempo…»
Intanto il Commesso aveva interrotto la sua presentazione, aveva riacceso le luci e ora stava fissando il Cliente con aria di rimprovero. Il Cliente, dal canto suo, cominciò a sentirsi fortemente a disagio ritraendosi sulla poltrona come un mollusco. Nel frattempo, quello che sembrava essere il Titolare dell’emporio, gli si avvicinò in modo sollecito e, con fare sbrigativo, lo alzò di peso dalla poltrona per poi spingerlo in direzione dell’uscita.
«Senta, quando avrà intenzione di collaborare sul serio ritorni, d’accordo?» gli disse a mo’ di commiato dandogli una pacca sulla schiena.
Il Cliente, sotto lo sguardo severo di tutti, uscì mogio mogio dal negozio. E, proprio mentre si stavano per chiudere dietro di lui le sliding doors, mormorò tra sé e sé:
«Ma io volevo solo un frullatore…»
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hat_gy
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26 pensieri su “Il Qualitologo

  1. Che sorpresa questo blog! E – che vergogna – ho appena appreso dell’esistenza del blogtale. Mi piace molto!
    In merito al qualitologo, non so da dove sia arrivata l’ispirazione per il racconto, ma è abbastanza inquietante considerare che non siamo così lontani da una situazione del genere. Oggi la vivrei come una candid-camera, o come uno dei miei sogni lucidi, ma presto potrebbe diventare realtà! 🙂

  2. La valutazione obbligatoria della user satisfaction è un’invenzione diabolica. Basterebbe assumere impiegati e commessi con qualche dote umana e un po’ di preparazione, anziché persone scorbutiche, ignoranti o supponenti. Il servizio sarebbe ottimo e non ci sarebbe bisogno di ricorrere a sofisticati sistemi di valutazione.

  3. Mi sorge un dubbio…è possibile che nel negozio non si venda nulla…cioè si faccia propaganda ma alla fine dopo aver parlato di come piace si rimane senza….e il qualitologo vuol coprire proprio che non ci sta nulla da comprare…cmq sei forte…ancora rido!

  4. un racconto neorealista venato di sottile ironia. molto piaciuto. volendo essere coerenti (il negoziante vuole vendere, il negozio è lì per quello), l’allontanamento nudo e crudo del cliente “impreparato” non ha molto senso. l’espulsione del consumatore dovrebbe essere corredato da segnalazione ai mercatabinieri (forze dell’ordine che vigilano sui crimini contro il mercato) o dalla richiesta di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO) che ovviamente non implica il soggiorno nelle corsie di un ospedale ma nelle corsie di un supermercato (il cliente inabile verrà additato al pubblico ludibrio e crocefisso sulla crociera del concorso a premi legato alla vendita promozionale dei biscotti Zuppaben, gli unici che non affondano e non si spappolano neanche nel thè caldo).

  5. Mi hai fatto tornare in mente una barzelletta di un po’ di anni fa:
    Un signore entra da un tabaccaio per acquistare un foglio di carta da lettere più la busta. Il tabaccaio gli chiede se la vuole per posta normale, raccomandata, prioritaria, espresso, aerea.
    Il signore ribadisce: “Semplice!”
    Il tabaccaio gli chiede se la vuole bianca o a colori.
    Il signore ribadisce: “Semplice!”
    Il tabaccaio gli chiede se la vuole per una relazione commerciale o familiare o intima. Il signore, irritato, sta per rispondergli sgarbatamente.
    Ma nel frattempo entra un tizio con un water sulle spalla che, faticosamente, poggia sul banco di vendita e dice: “Questo è il culo, questo è il cesso! Me lo vende ora un rotolo di carta igienica?
    ^_^

  6. anche questo racconto è davvero brillante… mi ricorda lo stile di Stefano Benni…. bravissimo! ero anche io lì, in questo sconfinato negozio, ad assistere alla scena! … e mi è venuto in mente questo vero episodio… una signora entrando in una merceria ha chiesto angelicamente vendete anche lucidatrici?

  7. Inquietanti realtà nelle quali ci imbattiamo pressoché quotidianamente.
    Shera

    Ps.
    Da 1 a 5 se non la scomoda è pregato di fare conoscere il suo apprezzamento al commento per poterne tenere conto in futuro😄😄😄

  8. ecco come non servire un cliente, che chiede solo un banale frullatore ma nelo negozio fanno di tutto per non farglielo comprare.
    Situazione paradossale ma emblematica.

  9. Questo racconto mi tocca da vicinissimo perché io sono proprio una “qualitologa”. Comunque è vero, per ottenere le certificazioni di qualità, oramai indispensabili per lavorare, bisogna compilare infiniti moduli cartacei e non. Son talmente tanti che si perde di vista il fine da perseguire e a tutti viene da pensare “ma io vorrei solo…”. Complimenti, sempre incantevoli i tuoi racconti. Laura

    • Spero che tu allora non me ne voglia… 🙂
      La mia è una reazione come utente (quindi è vista da ‘questa’ parte). E forse quando il controllo di qualità è imposto diventa davvero troppo.
      Una nota casa di vetture straniera (in questi giorni ne ho comprata finalmente di un’altra marca) in questo senso è stato sfiancante in tutti questi anni: dall’accesso in concessionaria per un dépliant al cambio dei pneumatici, dal controllo dei livelli dell’olio e dell’acqua alla semplice visita per gli auguri di Natale. Dopo un po’ arrivava via mail (un tempo con la posta) il questionario. Non se ne poteva più.

      • No no secondo me hai ragione. Io sono la prima ad ammettere che è tutto esagerato. A me pare una gabbia che ammazza la creatività. Ti passa la voglia di creare un prodotto nuovo per la mole di moduli da generare. Per questo preferisco stare in laboratorio a fare analisi piuttosto che creare e riempire moduli e scrivere procedure…Laura

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