Le nostre montagne

Dormiva male. Si rigirava nel letto per cercare una posizione che non avrebbe mai trovato; si fermava ogni tanto a bere dalla bottiglietta d’acqua sul comodino per tentare di togliersi quella sensazione di stopposità che aveva in gola e quindi ricominciava. Si svegliò che era l’alba. La sagoma addormentata della moglie era accanto a lui. Si tirò su nel letto, la testa appoggiata al muro. Faceva caldo, era tutto sudato. Sì, c’era qualcosa che non andava: l’aria era greve, stagnante, non riusciva a dilatare i polmoni. Persino il silenzio che di notte avvolgeva la casa come un piumino, era come lacerato, meno compatto del solito.
La stanza! pensò, ecco, forse era la stanza: non la riconosceva. No, non poteva aver sbagliato casa, se accanto a lui c’era la moglie. Che fosse una camera d’albergo? Si sforzò di ricordarsi se fossero partiti. No, non era possibile: erano almeno tre o quattro anni da quando era andato in pensione, che non si muovevano dal paese.
Cercò al buio le pantofole e andò in bagno: la vescica era così dilatata da fargli male.
Non osava guardarsi allo specchio. Le palpebre parzialmente socchiuse facevano barriera alla luce del mattino che saturava il colore delle maioliche. Si sforzò di guardare fuori per riprendere il contatto con la realtà. Sgranò gli occhi: le montagne! Non c’erano più le montagne! Ecco cosa era successo nella notte! Le montagne si erano ritirate; forse erano rientrate nella terra o erano arretrate verso nord in una sorta di bassa marea delle rocce. Aveva letto di qualcosa di simile, da qualche parte, ma era accaduto milioni di anni fa prima ancora che i dinosauri si estinguessero e certamente non poteva essere successo tutto in poche ore e senza che lui se ne accorgesse. Bradisismo! Ecco, come si chiamava quel fenomeno strano della terra che sprofonda; forse si era trattato proprio di bradisismo repentino.
Cercò febbrilmente sulle principali testate on-line se si fosse verificato nel mondo un fenomeno simile. No. Nulla. Solo le solite notizie, i soliti scandali, la solita crisi della crisi nella crisi.
Non restava che chiederlo a lei.
«Ada, Tesoro mio…» le disse scuotendola dolcemente sotto le lenzuola. «Ada, Aduccia cara…»
La moglie dopo un poco mugolò e si girò dall’altra parte.
«Ada, per carità, svegliati, è successa una cosa terribile…»
«Cosa c’è, Pino?» chiese lei calma, con un filo di voce e senza neppure aprire gli occhi.
«Le montagne, le montagne…»
«Quali montagne?»
«Come quali montagne? Le ‘nostre’ montagne… sono sparite, dissolte, svanite!»
Si sentirono sopra il tetto i versi concitati di due gabbiani che sembravano litigare tra loro; poi il passaggio veloce di una vettura lontana su un tombino sbilenco e forse l’abbaiare di un cane.
«Non ti ricordi, caro?» disse lei muovendo appena le labbra. «Abbiamo traslocato un mese fa, e siamo venuti qui al mare, per stare più vicini a nostra figlia che ci ha regalato un bellissimo nipotino…»
«…»
«Su, adesso fai il bravo… e vieni a letto che è ancora presto.»
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hat_gy
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27 pensieri su “Le nostre montagne

  1. progettualità dolorosa che riconosco. Le “rocce” si sgretolano, le decisioni sono faticose da prendere, il cordone ombelicale non si taglia…ma quando impareremo a vivere la nostra vita senza proiettarci troppo su quella dei figli? E continuare a riscaldarci a contatto del calore e delle certezze delle nostre “rocce”? Boh! parlo per me. Il tuo racconto sembra una pagina del mio diario di questi splendenti giorni di Marzo. Voglia di mare!

  2. il morbo del non ricordo ha colpito ancora. Pino? Smemorato e forse anche stranito.
    Un risveglio tutt’altro che dolce.
    Chi abbandona la propria casa, poi soffere di allucinazioni.
    Sempre bravissimo

  3. Tu devi essere uno che ha cambiato luogo di vita una o più volte, nei sogni spesso si disegnano mescolanze di lughi a cui si è stati legati per lungo tempo, il tuo gioco nel racconto da sveglio è molto bello e realistico.

  4. Ma io avrei intitolato “le montagne” espungendo il “nostre” visto che alla moglie piace il mare e non pare affatto nostalgica…visto il beato sonno!
    Bel pezzo…fa capire che spesso l’inconscio svela molto quello che in apparenza non traspare…in questo caso il protagonista ha bisogno di trovare nuovi punti di riferimento e si attacca a quelli che ha perso…ma non è detto che siano quelli (cioè le montagne) le cose che gli darebbero sicurezza!
    Bravo e molto introspettivo secondo me!
    CIAO

  5. Ci sono racconti che amo sin dalle prime righe e “Le nostre montagne” è uno di questi.
    L’immagine è bella da togliere il fiato!
    A volte, tutto si sistema; forse, è solo una questione di punti di vista.
    Grazie
    M

  6. Anche se le circostanze sono diverse, questo racconto mi ricorda molto “L’Addio Monti” di Lucia nei promessi sposi! Complimenti, un racconto bellissimo😊

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