Sembra che abbracci tutto il cielo


Guarda quella gazza lassù come vola sicura,

sembra che abbracci tutto il cielo.

Tic tic tic
La lancetta dei minuti si inoltrava impavida sul quadrante della sveglia.
Tic tic tic
In due posizioni, quando era sul secondo minuto e poi sul trentaduesimo, la lancetta catturava per un attimo il chiarore della finestra rimandando una scintilla di luce; una luce livida, fredda, di un mattino ostile.
Tic tic tic

Una mezz’ora dopo Lui già beveva il caffellatte sotto il portico di casa cercando di scaldarsi le mani sulla superficie bollente della tazza; nella notte il prato si era incanutito di galaverna come fosse invecchiato di mille anni e il tempo si fosse dimenticato della sua vita in quella campagna sperduta al limitare del bosco. Il gatto, appena lo vide, gli si mosse incontro uscendo dallo spigolo della colonna, ma poi si arrestò; erano settimane che non si faceva vedere e ora si sentiva in colpa tanto da non sapere più se avvicinarsi o meno per la sua razione di carezze.
Tic tic tic

Allora Lui scese le scalini e si inoltrò di qualche metro nel giardino verso l’albicocco inscheletrito. L’erba ghiacciata sotto i suoi passi si spaccava come vetro. Ed era quello l’unico rumore nell’aria tesa, sopra quelle foglie a terra che rabbrividivano nei raggi di un sole addormentato. E fu quello il momento in cui avvertì che il fruscio che sentiva nella testa da qualche giorno erano in realtà parole. Sentiva le voci, ora ne aveva la certezza: forse stava davvero impazzendo; frugò con lo sguardo il muschio gonfio di rugiada ai suoi piedi, come se cercasse lì la risposta.
Ma basta, è l’ora di finirla!” sentiva nelle tempie. “Non si può più andare avanti così. Pelandroni, sanguisughe, sciacalli”.
Tic tic tic

Rientrò in fretta. Andò in bagno e si riempì la vasca d’acqua calda. Voleva fare un buon bagno. Forse lavarsi gli avrebbe fatto bene e gli avrebbe pulito anche l’anima. Forse avrebbe dilavato via tutte le scorie negative di anni di pensieri malsani. Sì, lavarsi, lavarsi con la spazzola dei panni, fino a togliersi il primo strato di pelle. La mamma del resto glielo diceva sempre quand’era bambino: ‘un buon bagno caldo e tutto il mondo parrà diverso’.
Bisogna fare qualcosa” sentì dire nella sua testa quando si stava asciugando e già si era illuso di non dover più sentire quella Voce.
Non si può più far finta di nulla”.

La Voce non si acquetò neppure durante la notte. Riuscì a dormire poco o nulla e l’indomani era anche peggio. La Voce era sempre più forte. Urlava, urlava, urlava.
Prese la macchina e, carico di angoscia, andò dal dottore.
‘Sa, mi succede questo e questo’, gli disse, tutto di un fiato.
Ma Lui non riusciva più a capire chi stesse dicendo cosa e a chi. Era davvero Lui che parlava o era la Voce dentro di lui che parlava con il dottore confondendolo?
Tic tic tic

Quando tornò, più disperato di prima, la casa era immersa in un buio abnorme. Era spenta persino la luce di cortesia davanti al portone. Pareva la casa di un altro che l’avesse chiuso fuori per sempre.
“FACCIAMOGLIELA VEDERE A QUEI PORCI” gridò la Voce. “SONO CAROGNE, DELLE SPORCHE CAROGNE!”

«Basta, basta!» si mise a sue volta a gridare tappandosi entrambe le orecchie «non ne posso più! Basta!»
E così dicendo si accorse che era salito sulla torretta di casa.
Afferrò la scala e montò sul tetto.
C’era tutto il mondo sotto di lui. Le stelle sembravano appiccicate nel buio profondo mentre il gelo si preparava nuovamente ad abbracciare il respiro della terra.
Pensò a quando da piccolo suo padre gli aveva insegnato ad andare in bicicletta.
“BUTTATI, BUTTATI!” gli urlò la Voce.

Guarda quella gazza lassù come vola sicura,
sembra che abbracci tutto il cielo.

Tic tic.
Tic.
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hat_gy
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22 pensieri su “Sembra che abbracci tutto il cielo

  1. ho letto “dietro il racconto” e riletto il racconto, ma permango nella mia prima impressione : per me, si butta

  2. Le voci di dentro sono significative …infatti non si può ignorarle tappandosi le orecchie…come per le voci di fuori (anche nel senso di fuori di testa…)
    ahahahahah
    NOTTE

  3. Questo Lui aveva un animo carico di ricordi negativi, forse gesti cattivi. Ho pensato ad un Lui solo, non per scelta, ma per conseguenza, ma la Voce mette sempre di fronte alle responsabilità

  4. Sei molto originale in questo ritratto di disperazione e malcontento ostinato…
    il bagno caldo rende l’idea della sporcizia che ci si vuol togliere dal corpo ma forse non servirà per l’anima…giochi sapientemente in un crescendo di stati d’animo che rendono l’idea dello scoppio…credo che ti sia fatto interprete di un malcontento di altri…perché la lucidità con cui esprimi le sensazioni è tipica di chi guarda dal di fuori…molto bravo!!!
    Ciao

  5. Molto suggestivo e ben scritto, ci si sente nel racconto come se si camminasse noi sul prato gelato e si guardassero le stelle. Come al solito il tuo finale è in sospeso, anche se la visione della gazza che vola nel cielo apre una prospettiva di speranza.

  6. Io credo che l’uomo si sia lanciato, la sua mente ormai era troppo frazionata, cercava un tutto che non poteva trovare, chiuso come era nella sua solitudine.
    Oggi questo atteggiamento è abbastanza diffuso, in omicidi o suicidi.
    L’uomo ha sempre sognato di avere le ali per librarsi sopra il mondo, acora non ha capito che le ali le ha nel cuore, nell’anima, nella mente e vanno usate in modo diverso da quello degli angeli e degli uccelli.
    bella, davvero una costruzione interessante.

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