Maricopa

auguri di Natale
Per la prima parte del racconto –> Buon Natale

«Stai dormendo, Hap?»
Si sentì il fruscio della coperta come di chi si fosse appena girato nel letto per poter parlare meglio.
«No no, sono ancora sveglio» fece dopo qualche attimo l’altro, con un tono che esprimeva però il dubbio di essere in realtà addormentato. Il rubinetto perdeva come al solito e la spugna adagiata sul fondo del lavandino non era sufficiente ad attutire il suono metallico della goccia in caduta.
«Tu te la ricordi ancora tua moglie?» chiese Leo con la voce incrinata.
«Che ti viene in mente, ora?»
«Te le ricordi, sì o no?» insistette.
Trascorsero alcuni secondi di silenzio.
«Non benissimo; ma ha una qualche importanza, in questo posto?»
«Io invece non me la rammento più. Benché mi sforzi, il suo viso non ha contorni. Fino a dieci anni fa avevo una sua foto appesa al muro, di quando ci eravamo sposati; poi è successo che quel pazzo di ‘Wishbone’, quando eravamo tutti in mensa, è entrato in alcune celle, tra cui la mia, è ha distrutto tutto quello che ha trovato.»
«Non è meglio così, tutto sommato?» chiese Hap con la voce impastata dal sonno. «Ora te la puoi immaginare come ti pare… e poi hai pur sempre i ricordi della tua vita passata insieme a lei…»
Calò di nuovo il silenzio.
«La tua si è risposata?» fece Leo.
«Lo fanno tutte… prima o poi… è normale… lo fanno anche per i figli… per voltare pagina: un ergastolano lo si aspetta solo per aver la notizia che è morto.»
«Già!»
«Anche tu hai un figlio, no?»
«Sì»
«E che cosa fa ora?»
«Lascia perdere, Hap, non ho voglia di parlarne.»
«Ci siamo sempre raccontati tutto…»
«Sì, hai ragione ma non ho voglio di discuterne lo stesso.»
Rimasero in ascolto. Il rumore di una porta blindata che si chiudeva, seguita da quello cupo di una serratura che la bloccava allo stipite di acciaio, saturò la cella. Ogni volta che ascoltavano quei suoni in successione, anche se erano passati tanti anni, il cuore finiva sempre con il nascondersi nel pozzo più buio e disperato della mente. Ma non lo avrebbero mai ammesso.
«Mio figlio ha deciso di fare il secondino…» rivelò a un certo punto Leo abbassando la voce, come se sperasse che Hap non lo sentisse.
«Lavora in un carcere? Ma dai, non è possibile!»
«Sì, è così.»
«E dove?»
«Qui a Maricopa
«Davvero?»
«Già, e si è fatto trasferire da circa un mese, da Attica
«Dove un tempo stavi anche tu.»
«Infatti, e l’hai appena conosciuto… è Chuck.»
«’Bastardo’ Chuck… è tuo figlio?»
«Non mi ha mai perdonato di avergli ucciso la madre e ha deciso di farmela pagare anche qui dentro. Ha preso il cognome di mia moglie e si è fatto assumere per seguirmi in tutte le carceri dove mi mandano. Giusto per rendere questo inferno ancora più un inferno. Premuroso il ragazzo, non trovi?»
Il silenzio si distese nuovamente come una coperta leggera pronta a lacerarsi. ‘Cheepynwok’, il pluriergastolano della cella accanto, aveva smesso di russare. Anche la goccia stava indugiando nella bocca del rubinetto, incerta se cadere oppure no.
«Però l’idea della serra come regalo di Natale mi è piaciuta troppo…»
«Lo so, Hap, lo so, l’ho detto apposta.»
«Allora ’notte, Leo, a domani.»
«’Notte anche a te, Hap.»
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hat_gy
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Scopri cosa vuol dire –> Gli Over 100
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51 pensieri su “Maricopa

  1. Secondo me HELGA è la moglie di HAP …infatti si è risposata…quindi faccio come quando da piccola collegavo bambole e bambolotti con vincoli familiari e amicali…
    Per la serie: un tuffo nel passato!
    PS: tutto quello che racconti fa pensare ed entusiasma e …TUTTO IL RESTO E’ NOIAAAAA….

  2. Buone Feste: non ho letto tutto ma sono arrivata al 2003 con il racconto dello scherzo con la mucca. Hai grandi doni: immaginazione e sintesi. I complimenti li sai già. Ciao.

  3. Sereno Natale…fatto di cose semplici ed importanti…di cose vere e genuine…di luci e colori…di gioia e spensieratezza…
    CIAO!!!

  4. Carissimo Briciola ho riletto il tuo racconto tre volte…ed ogni volta mi ha sorpreso…bravo. Come sempre coinvolgente fino alla fine…

    Buone feste

  5. Ad un cero punto mi sento ancor più sospettosa e mi sorge un dubbio: ‘Cheepynwok’, il pluriergastolano della cella accanto è stato sposato più volte? ehm…non so se mi spiego…sarebbe bello saperne di più…anche per capire…bo…non so…il fatto che stiano vicini di cella mi fa sorgere qualche pensiero…cioè penso che i reati siano simili…quindi la domanda è: e la moglie??? Ne aveva altre prima di lei?…
    NON PUOI LASCIARE IN SOSPESO LE COSE…devi fare chiarezza!!!
    Che suspance…sembra un triller…poi quando mi vengono in mente queste cose al buio…di notte…non riesco a prendere sonno…
    NOTTE!!!

  6. Anche a me era piaciuta l’idea della serra…
    Arriva sempre un metaforico ‘clank’ a sbatterci in faccia la realtà, come se ognuno avesse il proprio ergastolo da scontare.
    Nel racconto Chuck decide di stare dietro le sbarre, sembra trarre godimento dalla vendetta.
    Ma la felicità…la felicità è un’altra cosa.

  7. Quando la seconda parte? È davvero interessante e alquanto curioso un racconto su due ergastolani… piacevole la lettura . Aspetto il prossimo, ciao

  8. Non è il massimo questo quadretto …ne avevo il sospetto…che le mogli fossero state accappottate…per così dire…
    Avevo intuito…
    Bravo…sagace…e sai tenere alta l’attenzione…
    Ciao

  9. Questo racconto mi ha lasciata un’intensa malinconia ed un senso di tristezza per queste vite sprecate. Post reale, intenso, efficace, denso di odori di legni ammuffiti e di acciaio stridente. Complimenti e auguri. Ella Donati

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