Il regalo

ormaI due coniugi cenavano nel silenzio della cucina. Anni di abitudini condivise avevano fatto sì che nessuno dei due si fosse accorto che l’altro era assorto nei propri pensieri. Solo la televisione accesa diceva la sua, ma lo faceva così a basso volume per non disturbare che non si riuscivano neppure a distinguere le parole. Suonò il campanello.
Martino diresse lo sguardo verso la moglie. Lei alzò di rimando le spalle come se avesse voluto chiarire che non era colpa sua. L’uomo allora si alzò dalla tavola gettando un occhio furtivo dalla finestra in direzione del cancello. «È Gavino» disse con tono di rassegnazione.
Fin da quando avevano iniziato ad abitare in quella casa non erano mai riusciti ad avere buoni rapporti con il vicino; si sopportavano malvolentieri e ogni tanto si erano scambiati pure reciproci dispetti. C’era stata infatti quella volta in cui era stato tagliato il ramo di giùggiolo che, nel crescere, aveva sconfinato nel campo dell’altro o quell’altra volta in cui il diserbante era stato dato sulla coltivazione di fragole che debordava dall’orto o le gocce di guttalax finite nella scodella del cane che abbaiava in continuazione. Cose così, insomma, ma niente di grave. La presenza di Gavino al cancello non gli sembrava comunque un buon segno.
Martino rimase in giardino per qualche minuto a parlare con lui. Quando rientrò in casa aveva, in una mano, un fiasco di vino e, nell’altra, una busta della spesa con qualcosa che pesava dentro. Ostentò i doni alla moglie assumendo lui stesso un’aria interrogativa e lei ripeté il gesto di prima che questa volta però significava che aveva rinunciato da tempo a capire quel matto d’un gallurese.
«Siediti e finisci la cena, che si sta raffreddando… sistemiamo tutto dopo» fece Rosa riprendendo a mangiare. Lui obbedì. Appoggiò gli oggetti vicino al lavello e si risedette. Ben presto il silenzio si riappropriò della stanza e poi, pian piano, raggiunse quelle attigue come in un gioco di vasi comunicanti. Il suono delle posate sui piatti e del vino versato nel bicchiere era l’unica testimonianza delle presenza di quelle vite in simbiosi.
«Cos’è questo rumore?» fece lei increspando tutt’ad un tratto la fronte.
A differenza del marito e nonostante l’età aveva conservato un buon udito.
«Che rumore?» chiese lui infastidito.
«Di qualcuno che raschia alla porta. L’hai chiusa bene?»
«Certo che l’ho chiusa bene!» rispose lui seccato ostentando una falsa sicurezza. Finì però per alzarsi per aver sperimentato fin troppo bene, molte altre volte in passato, che la moglie non si sbagliava facilmente. Andò deciso verso l’ingresso constatando che non era affatto chiusa con il catenaccio, come temeva. Lo inserì lentamente cercando di non farsi sentire dalla moglie. Raggiunse poi la finestra della sala da dove poteva ispezionare meglio il cancello. Era buio, ma sembrava tutto tranquillo.
«Non c’è nessuno, Rosa, ti sei sbagliata!» fece rientrando in cucina. Non aveva finito la frase che questa volta il rumore lo sentì anche lui. C’era davvero qualcuno all’ingresso e sembrava voler entrare. «Potrebbe essere Floid… però…» osservò il marito alzando per aria un dito come se il cane si trovasse sul soffitto. «Non è la prima volta che a Gavino gli scappa quella maledetta bestiaccia.»
«Non verrebbe a raspare alla nostra porta, lo sai bene… se ne starebbe in giardino a far buche o a spaventare le galline» obiettò lei.
Martino non avrebbe saputo dire se in quel momento gli dava più fastidio non poter finire in pace la cena o il fatto che la moglie avesse ragione. Si portò allora nel sottoscala e accese i lampioni del giardino sia davanti che dietro casa e poi si affacciò alla finestra stando in guardia. Non c’era nessuno. Perdeva solo tempo. Stava per allontanarsi quando all’improvviso si avventò contro i vetri un grosso cane. Quel movimento era stato così violento e repentino che l’uomo ebbe l’impressione di averlo addosso. Aveva fatto in tempo a vedere le fauci spalancate contro di lui e, nella luce dei lampioni, la chiostra delle zanne che si erano messe a brillare in modo sinistro. Si premette il petto per trattenere il cuore che gli rimbombava come un tamburo di pelle tesa: mentre l’animale si era messo a mordere con rabbia la grata fino a farla scricchiolare. Si voltò poi verso l’altra portafinestra della sala e vide transitare altri due cani che frugavano e annusavano gli stipiti per trovare un varco per entrare. Adesso li vedeva bene: non erano cani: erano lupi, un branco di cinque/sei lupi.
«Sono lupi, Rosa… lupi! È incredibile! E sono anche tanti!» urlò con la voce che gli si era incrinata dall’emozione. «Ma non ci sono lupi in questa zona» disse subito dopo voltandosi verso la porta d’entrata «non ci possono essere! Non è possibile!»
La moglie era in piedi, le posate ancora in mano. E mentre il marito correva nel garage per prendere dall’armadio blindato il fucile da caccia, si guardò attorno come per trovare una spiegazione e vide che nella busta che Gavino aveva portato loro qualcosa si muoveva per trovare l’uscita. Non ci pensò un attimo. Afferrò la busta e, con un solo gesto, la buttò nel buio del giardino attraverso la finestra della cucina.
«Sono andati via…» annunciò Martino poco dopo ritornando indietro con il fucile carico. «Come erano venuti, così sono scappati. Se me lo avessero raccontato non ci avrei proprio creduto.»
La moglie annuì.
«Adesso però finiamo di cenare» disse lei sedendosi composta. «Anche se oramai è diventato tutto freddo.»
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33 pensieri su “Il regalo

  1. Stupendissimo!!! Si può dire?
    Sei riuscito a descrivere il silenzio, cosa non facile peraltro, come se in realtà fosse il vero protagonista del racconto. Un silenzio quasi sacro in un particolare momento della giornata, intercalato dal rumore delle posate e dall’impercettibile brusio della tv che, quasi paradossalmente, ne esaltano la quiete. Un silenzio condiviso durante il quale ci si può anche permettere di sprofondare nei propri pensieri senza per questo essere accusati dall’altro di chissà quale terribile misfatto. Persino gli screzi con il vicino rimangono in secondo piano; tenuti chiusi fuori dalla porta, scivolano via come fastidiosa routine. E’ un silenzio da proteggere con le unghie e con i denti e ciascuno, a suo modo, apporta il proprio contributo.
    Il regalo e l’evento straordinario dei lupi avrebbero potuto gettare la coppia nel caos più totale e incrinarne perfino il rapporto, non soltanto facendo raffreddare la cena, ma creando strascichi e discussioni postume anche gravi. Invece, Rosa, la sacerdotessa del silenzio che, insieme all’intera sala da pranzo sembra uscita fuori da un dipinto di Hammershøi, rimane imperturbabile, e Martino, complice, si prodiga affinché, con il minimo sforzo, ogni cosa mantenga l’equilibrio desiderato.

    Bentornato! Spero che il tuo silenzio sia stato rigenerante 🙂

    M

  2. Troppo simpatico Gavino! Avrà regalato un cucciolotto di lupo e il branco sarà andato a riprenderselo! Figure tristi i due protagonisti,soprattutto la moglie con la fissa per la cena😀😀

  3. un regalo imbarazzante da parte di Gavino, che Rosa la fredda ha ignorato, solo perché le ha disturbato la cena.
    Chissà cosa c’era nel sacchetto di tanto importante da scomodare sei lupi?
    Ma questo è il bello del post.

  4. Racconto molto bello. Dei coniugi la moglie mi è piaciuta in particolare per il suo stile pacato, specie nel finale. Che stia progettando il prossimo dispetto?

  5. “”Capito mi hai!” domando’ con un sogghigno ….. Gavino..(sicuramente era un richiamo…speriamo NON vivo!) Io avrei lanciato la….MOGLIE, ma questa é un altra storia!complimenti.

      • Che dici tu? Gli buttano un sacchettino con qualcosa che si muove e i lupi vanno via…..tenderei a escludere che il vicino potesse aver regalo loro un pupazzetto meccanico e poi nessuno lo aveva attivato…dai non farmici pensare…..il mio cane distrugge anche i pupazzetti con il cordino ed è una bestiola dolcissima

        • Potrebbe invece essere che Gavino aveva sottratto un cucciolo di lupo e lo avesse regalato, per l’ennesimo dispetto, a Martino sapendo cosa sarebbe successo dopo; il branco di lupi è venuto a riprenderselo. E, infatti, appena lo hanno ottenuto se ne sono andati.
          ‘Nonsolociliegie’ nel primo commento al racconto c’ha preso in pieno.
          Paradossalmente, è invece una storia a lieto fine. 🙂

  6. Bhè dai, credevo peggio…. stavo leggendo con tensione… i lupi, la casa, il buio, i gesti inaspettati di Gavino… 😀 invece questo tuo racconto avrei anche potuto leggerlo di sera, cosa che ovviamente non faccio mai col tuo blog! ah! ah! ah! Bellissimo Briciola, buona giornata.

  7. E cosa si aspettava da chi ne ha fatto tante con cattiveria? …il lupo perde il pelo ma non il vizio….ahahah
    Fantastico…sai immergere nella quiete domestica e fai emergere la tensione con abilità…. Bravo….bel pezzo

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