Pensieri tristemente inutili

fogCoaguli di nubi rotolano giù dalla collina, come se qualcuno le gettasse al di qua alla rinfusa solo per disfarsene una volta per tutte; si addensano una sull’altra sfumando i contorni degli abeti, dei pali della luce, dei fumaioli sanguigni delle case, sentinelle mute di questa inarrestabile avanzata; anche le pareti rugose di un capanno appoggiato stancamente alla roccia si mettono a fremere poco prima di essere inghiottite; si dilatano come per trattenere il respiro e poi naufragano nella schiuma di vapore.
Secchiate di cemento sporco scuriscono all’improvviso il cielo e sembrano chiamare la notte ancora addormentata da qualche parte, vegliata dalla luna; la temperatura precipita e il silenzio si scioglie in un profumo esotico sui fiori di lavanda che ondeggiano lentamente come non volessero essere toccate; il gatto, sorpreso dal brusco calare di questa calma rarefatta, arresta il suo passo morbido e si gira indietro a chiedersi che fine abbiano fatto tutti i rumori del mondo.
Da sopra i rami rossicci dell’acero, troppo cresciuti nell’estate bruciante, due tortore d’argento spiccano un volo confuso; si allontanano entrambe guardinghe, senza una direzione precisa e il loro battito d’ali suona rallentato, attutito, come da dietro il vetro compatto di una finestra di montagna; in un attimo, si percepisce l’elettricità nell’aria che si rapprende; la sento incerta se fuggire lontano insieme alle tortore trasformandosi in vento o restare qui a sottolineare l’attimo ricolmo di equilibri precari. La natura si fa assorta, raccolta, mentre la foschia, anziché avvolgermi respirandomi sul viso, mi trapassa il cuore con una lama affilata; mi assalgono così pensieri tristi, pensieri tristemente inutili, pensieri tristemente folli.
Una foglia si stacca dall’alto della quercia: forse è la prima che cade per salutare l’autunno; se ne scende elegante, priva di peso, trattenendo dentro di sé quel poco di esistenza che ancora nutre le sue vene nell’ultimo inganno prima del definitivo oblio; si gira su stessa in una suprema danza in cui si fa beffe della morte; guarda la vita, guarda se stessa, guarda il cielo che si è chiuso come un coperchio di latta, guarda la foschia nel cui ventre sparisce come non fosse mai esistita.
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28 pensieri su “Pensieri tristemente inutili

  1. Cmq i pensieri tristi ed inutili possono equivalere al piangere sul latte versato…o a combattere per una causa persa in partenza…o al cavar sangue da una rapa…o a lavare la testa all’asino…o a voler giustificare una persona squallida…insomma si perde tempo e fatica?ciao

  2. Ma che meraviglia hai scritto! L’autunno presentato con immensa originalità e mi piacerebbe sottolineare alcune delle frasi perchè sono davvero magiche.
    Complimenti.

  3. Il pezzo osserva la natura che si prepara all’autunno. Descrizioni accattivanti senza dubbio ma ti preferisco in altri racconti più intensi e vibranti che in questo tutto descrizione e basta.

  4. Il ciclo delle stagioni: il ritmo e il respiro della terra a cui consapevoli o meno apparteniamo. Nel tuo racconto ben si sente l’autunno che arriva e ci riporta ancora una volta a noi stessi. Coperti e protetti da un cielo pieno di nuvole possiamo restare e lasciarci diventare ancora una volta seme.

  5. Mi piace la fluidità del tuo frasario…il tuo modo di far immedesimare come un far scivolare in una vasca di acqua …cullando con le parole…e che dire del gatto che arresta il passo morbido…sei stupendo…ciao!

  6. gasp! Linguaggio immaginifico che quasi soffoca. La bellezza sublime e spaventosa della natura unita all’insipienza umana. Una ci salverà, l’altra ci farà precipitare, a meno che… non si trovi un nuovo equilibrio, meno precario. Sento l’Autunno arrivare inesorabile nelle tue parole. ma anche questo è bello!

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