I biscotti al pan di zenzero

bow window Adorava quel momento della mattinata; quando, seduta al tavolino nel bow window di casa, sorbiva il suo tè al gelsomino con i biscotti fatti in casa. Non che avesse davvero fame o una particolare voglia di tè, ma era per il fatto che era la sua routine, il dispiegarsi della sua stessa esistenza, e non l’avrebbe modificata per nulla al mondo.
E dire che la sua giornata era iniziata molte ore prima. Alle 5 per l’esattezza. Si lavava, si cambiava, si lisciava con un pettine d’osso i capelli che il tempo aveva trasformato negli steli di un soffione pronti a disperdersi nel vento e puliva casa con la leggerezza di una brezza primaverile, nonostante i novant’anni passati, mentre nell’atmosfera tiepida delle tre stanze, in Grosvenor street, un Mozart in particolare forma trillava soave spandendo note come brillanti monete d’oro. Poi, se era ancora presto, sedeva sulla poltrona aspettando immobile come un sasso il ragazzo del giornale; arrivava cigolando verso le 7 sulla sua bicicletta rabberciata spuntando all’improvviso dalla sagoma del grande olmo, la faccia concentrata sui pedali, per poi sbilanciarsi un poco in avanti, all’ultimo momento, giusto per far roteare con un gesto secco il quotidiano oltre la siepe di picaranta; lei aveva conservato nel tempo un ottimo udito sicché sentiva persino il sibilo del giornale mentre volteggiava nell’aria per poi schiantarsi contro la porta o gli scalini in cotto. Attendeva pazientemente di sentire il ragazzo sparire in fondo alla strada per poi alzarsi con rinnovato entusiasmo e raccogliere la tanto attesa copia del The Sun, ovunque fosse finita; la sistemava con cura nell’apposito cestino sul tavolino apparecchiato, accanto al tovagliolo di organza e le posate di argento, come se avesse aspettato un ospite speciale, e si sedeva ancora sulla bergère, rigida come l’asta di una bandiera, in attesa che la pendola rintoccasse le otto precise. Allora si rianimava di nuovo, dicendosi qualche parola gentile di incoraggiamento; rapida si preparava il tè che si serviva con il sorriso sulle labbra nella fragranza dei biscotti al pan di zenzero che aleggiava tutt’attorno, un dolce che, sapeva bene, sapeva trasformare la tavola in una festa per salutare come si deve il nuovo giorno.
Mozart a quel punto taceva sotto il braccio fermo del giradischi. Sicché, nel sopraggiunto silenzio della casa, lei consumava la colazione nella solennità dell’attimo, godendosi il via vai della gente per strada oltre il vetro nitido di quella vetrina come fosse davanti a una televisione.
Quindi arrivava finalmente il momento del quotidiano; lo apriva sempre allo stesso modo, lentamente, quasi si rompesse, spiegandolo con la mano pallida dalle mobili vene violacee; sì, non lo si poteva negare: era preoccupata, come ogni mattina del resto, ma pronta ad accettare serenamente la realtà, qualunque essa fosse. Il battito del cuore accelerava, i palmi delle mani si inumidivano. Aspettava ancora qualche attimo, gli occhi appena socchiusi, e poi si metteva avidamente a leggere i necrologi; li leggeva con attenzione, scorrendoli a uno a uno, senza perdere una parola o una virgola. Arrivata in fondo, prendeva la lente di ingrandimento e li rileggeva di nuovo con la stessa attenzione della prima volta. Poi posava il giornale sul tavolo e finalmente sospirava:
«Bene, meno male. Anche per oggi tutto è andato per il meglio: nei necrologi non c’è il mio nome. Vuol dire allora che ne approfitterò per uscire un po’ e fare un paio di commissioni.»
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39 pensieri su “I biscotti al pan di zenzero

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  3. Ciao, Azzurrocielo mi ha parlato di te e la devo proprio ringraziare. Bel blog. Bei racconti.
    Questo ha una sottile vena di malinconia e di dolcezza che fa sorridere il cuore.
    Ciao.

  4. Ciao Briciola che dolce racconto…da sorseggiare come il the della nonnina…
    Mi hai fatto venire nostalgia della mia nonna dolcissima….che è in paradiso…
    Complimenti!
    Elena

  5. Bellissimo pezzo.
    Anche io leggo il quotidiano durante la colazione e inizio a leggerlo sempre dal fondo, perché mi è più comodo.
    Eppure mi piacerebbe poterlo leggere il mio necrologio…..

  6. Bel pezzo…dal sapore di una malinconica dolcezza …con un pizzico di sale…secondo la sapiente arguzia che ti contraddistingue…quando dici…che non trovando il suo nome nei necrologi la donna poteva ben fare le sue commissioni…ahahahahah…come se si potesse sapere dagli altri anche se si è vivi…Certo in giro non mancano esaltati che pensano che le loro parole possano condizionare la vita degli altri…ma sarebbe già tanto che riescano a condizionare la propria…bravo e sagace…ciao!

  7. Che forte la nostra vecchietta inglese, che con l’umour tipicamente inglese, almeno si dice così, si rallegra di non leggere il suo necrologio.
    L’atmosfera incantata della Londra senza tempo rivive sotto le tue dita esperte.

  8. sembra di sentire l’atmosfera londinese attraverso le tue parole anche se il racconto si svolge in una veranda
    finale fantastico!la vecchietta per essere sicura di essere ancora su questa terra si affida al suo giornale preferito!
    buon pomeriggio

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  10. Come sempre, i tuoi racconti sono stupendi. Anche oggi mi sono distaccato un po’ dalla realtà per finire un attimo in questo momento da te raccontato. Era come avere nitida l’immagine d’avanti agli occhi. Bellissimo 🙂

  11. sono d’accordo con Sara, è un racconto di una dolcezza incredibile. Hai la splendida capacità di far entrare chi legge nei tuoi racconti… leggendo questo pezzo mi sembra di essere seduta lì accanto e di assaporare tutta la quieta dolcezza della sua routine…aspetta, lo rileggo di nuovo e porto tutte queste sensazioni con me in ufficio…oggi giornata durissima.
    buona giornata !

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