L’intruso

La farmacia La Guardia è la farmacia più antica di Lughi e forse dell’intera regione. Fu grazie alla lungimiranza di Raffaele La Guardia, da tutti conosciuto come il Dottore che, nel 1897, fu aperto nel centro del paese, dapprima un laboratorio di erbe e preparati galenici e, successivamente, scommettendo sullo sviluppo di quelle prime poche case nate attorno alla premiata fabbrica di laterizi De Rossi, una farmacia divenuta con il tempo prestigiosa, meta di costanti pellegrinaggi di chi cercava un qualche miracoloso preparato per un proprio acciacco o malanno. E dopo cinque generazioni, la vecchia farmacia, ricca di fascino e di tradizione, era ancora lì, in bella mostra di sé, sotto i Portici Maggiori.
«Le assicuro che con un impianto così, Lei può dormire sonni tranquilli» le disse il titolare della Security Best Network rimanendo per un momento con le mani immobili a mezz’aria in una posa ieratica e rapita. A parlare era il titolare della ditta, Federico Fedrigotti in persona, con tanto di pinguedine appoggiata al bancone in mogano e un residuo di capelli a crestina che gli incorniciavano la nuca.
«Non ne ho bisogno…» rispose quasi supplicando l’anziana proprietaria Ermelinda La Guardia, cercando nel contempo complicità nello sguardo dei commessi che invece si mostravano insolitamente indaffarati. «A essere sinceri, quei pochi poveri diavoli che mi rubano in negozio li conosco tutti» sbottò la donna aggiustandosi gli occhiali scuri sul naso «e lo fanno solo per bisogno, sicché non mi dà neppure fastidio…»
«Sono i guai ben peggiori che deve prevenire, Signora, mi permetta: c’è un mucchio di strana gente in giro, sa? E questo che Le propongo è un sistema affidabile e sicuro; è di ultima generazione, a raggi ultra infrarossi, non gli sfugge niente.» E abbassando la voce come se fosse un segreto: «del resto, Lei mi conosce da tanti anni e sa benissimo che non le darei mai una fregatura…» A questa frase Ermelinda fece un’espressione stralunata che stava a significare l’esatto contrario. «Dia allora retta a me» incalzò imperterrito il Fedrigotti che aveva preso a sfogliare così velocemente il catalogo dei prodotti da creare un vortice d’aria che cambiò la data del calendario da tavolo «piazzi un telecamera qua e una là e, anche in caso di rapina, potrà contare su una registrazione fedele e indispensabile per le indagini: le consentirà, insomma, di recuperare in un battibaleno il maltolto.»
Ed Ermelinda, alla fine, acconsentì all’installazione ma al solo scopo di togliersi dai piedi lo scocciatore accordandosi, tuttavia, che avrebbe pagato solo se la videosorveglianza si fosse rivelata davvero utile.
I lavori nel negozio andarono avanti per un bel po’ ma, a installazione avvenuta, la titolare se ne dimenticò in fretta. Fino quando una settimana dopo, il Fedrigotti fece ingresso nel negozio con un sorriso che gli distanziava ancor più le orecchie ai lati della testa.
«E allora?» gli chiese Ermelinda visto che quello non accennava a smettere di sorridere.
«Ce l’abbiamo in pugno. Glielo avevo detto che avrebbe funzionato!» fece l’uomo dando una manata su una vetrinetta di cristallo che scricchiolò sinistramente.
«Ce l’abbiamo in pugno, chi?» fece lei controllando il vetro.
«Il ladro, e chi altri? Chi la deruba, nottetempo…»
«Nessuno può entrare nel negozio una volta che è chiuso, suvvia, ma cosa dice?» fece seccata.
«Eppure guardi, è tutto qui su questo video…» e aprì in un attimo il portatile come se fosse un distintivo, ticchettando rapido sulla tastiera. Il video partì ubbidiente. Con il cursore Fedrigotti si posizionò sul minutaggio in cui si era verificato l’evento, così come lo aveva definito. E, in effetti, a minuti 3 e secondi 7, una figura magra entrava lentamente da sinistra a destra nel campo visivo della videocamera n. 2. Si avvicinava allo scaffale dei preparati per l’infanzia e tornava indietro con noncuranza.
«Ha visto? Non avevo forse ragione? Beccato!»
Seguì un silenzio imbarazzante.
«Ma perché ride, scusi?» domandò offeso il Fedrigotti.
«Perché quello è il Dottore, Raffaele La Guardia, mio proavo. Dopo aver aperto e avviato questa farmacia ci ha lavorato per tutta la vita fino a quando, ottantenne, l’infarto non se l’è portato via tra queste stesse pareti. Da allora è rimasto sempre qui, tra questi vecchi scaffali, e ogni tanto ci dà pure una mano. Ma, le assicuro, non ruba proprio niente e a nessuno.»
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hat_gy
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36 pensieri su “L’intruso

  1. briciola, ma… il dietro al racconto?????
    Mi piace tanto leggere da cosa nasce un tuo racconto, perchè mi piace confrontarli con i miei…

  2. Mi viene in mente il vecchio proverbio che dice che chi controlla i suoi porci non viene chiamato guardiano di porci…vale a dire che e’ cosa diversa seminare per la cosa propria rispetto a seminare per le finalità altrui…troppo cauti i tuoi brani…sono perle di saggezza!

  3. Bè però “l’intruso” è stranamente quello che avrebbe i maggiori diritti…alla luce del seguito il titolo diventa eloquente…mi piace come fai sgattaiolare spunti sagaci…compiacendoti, secondo me, se passano inosservati!
    CIAO

  4. Mi piace come innesti l’innovazione e il tecnologico con l’antico…senza sbalzi…poi il proavo è stato colto in flagrante …altro che ladro…lui ancora semina per far raccogliere agli eredi…io in verità l’avevo previsto che il finale fosse così…
    CIAO

  5. molto molto carino e ben scritto, con un pizzico di elegante suspence che caratterizza i tuoi scritti. Mi piace!!!!!!

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