E poi c’è la pioggia

pioggia

Mi alzo dalla mia poltrona, come se fossi stato chiamato ed esco sotto il portico. È molto presto. Persino il mattino appare addormentato e indeciso sul da farsi. Mi siedo sugli scalini come faccio sempre quando voglio riannodare pensieri o azzittire quelli ingombranti.
Da est, dove il cielo cede al giorno, si alza una brezza morbida a scompaginare i profumi, mentre i colori sembrano staccarsi dalle cose scambiandosi l’un l’altro di posto in un gioco che in questa penombra evanescente ancora possono fare. Il vento si fa teso, per alcuni minuti, agitando il pino che stringe a sé le sue pigne mature come oggetti preziosi; poi cessa di colpo ubbidendo alla bacchetta sottile sbattuta sul grande spartito. E un silenzio interrogativo si spande nell’aria come una promessa creando attesa e sospensione.
E poi, piano piano, chiamata dal nulla, la pioggia allunga le sue dita sulle foglie accartocciate dal freddo; è un brusio pensoso, blando che subito si fa monotono nella quiete della campagna. È un velo d’acqua che si nasconde tra l’erba come una collana spezzata sciogliendosi in mille rivoli di luce che serpeggiano imprevedibili sulla terra asciutta; un ticchettio dolce, un pulsare di ricordi, una spruzzata di nostalgia per un tempo passato; è un suono attutito per non svegliare la realtà di pietra, un rumore ancestrale che mi fa allargare la braccia ad accogliervi dentro tutto quel che vedo. E chiudo gli occhi.
Manca la voce del mare, i bagliori lontani, il domani ancora da immaginare. Mancano i languori della giovinezza, le speranze intatte, una vita pressoché intera ancora da vivere. Ma c’è sempre quella voglia d’essere altrove, quel desiderio di indossare i propri sogni e partire per rimanere dentro al viaggio inseguendo i propri miti; strade nuove, visi nuovi, colori e lingue differenti per innamorarsi di un sorriso, di una parola gentile e del sentirsi vivi nel proprio mondo.
E, poi, com’era arrivata in punta di piedi, la pioggia smette di ticchettare compulsiva. L’aria è già satura di altri suoni di una vita complessa che si è risvegliata. Il sole si fa spazio, a ondate, tra gli alberi grigi e prende il sopravvento spazzando via ogni ricordo. È una luce chiassosa quella che inonda la totalità del verde che si fa stordente e asciuga i fili d’erba a uno a uno. La tristezza evapora delicata dal cuore, come se non ci avesse mai abitato, e tutto finisce nel gorgo del presente risucchiato dal profondo dell’anima.
E rimane solo un grande e incolmabile vuoto.

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36 pensieri su “E poi c’è la pioggia

  1. Bravo… questa è una briciola di biscotto; hai presente i biscotti della nonna, quelli di pastafrolla cosparsi di zucchero che ilmulinobianco ha cercato di copiare? Secondo me a Poggiobrusco si fanno ancora. Mia madre ne preparava grandi teglie ed era una festa. A quando il prossimo?

  2. L’ha ribloggato su Isabella Scottie ha commentato:
    Immergetevi totalmente in questa lettura. Ne amerete il tratto lieve, quasi fotografico mentre sentirete il ticchettio della pioggia, goccia dopo goccia, che scende a poco a poco.

  3. Una lettura incantevole , coinvolgente troppo bella per non ribloggare questo tuo articolo carissimo. Un omaggio alla tua bravura ci vuole proprio. Ti lascio un sorriso e un bacio. Isabella

  4. Il titolo sembra l’epilogo di “tanto tuonò che piovve”…volendo significare che tanto ci si impegnò che si ottenne il risultato sperato…quasi a dire…piano piano ci fu il raccolto!
    Buona notte!

  5. Un evento meteorologico, la pioggia, scatena una serie di sensazioni nella voce narrante. Nessun sentimento, nessun flasback solo emozioni che affascinano dapprima la voce narrante poi il lettore che legge incuriosito e affascinato da un evento naturale comune ma che acquista una sua vita propria, una sua luce diffusa e musicale.
    E’ un abile esercizio di scrittura che hai sviluppato con molta maestria.

  6. Il brano che hai scritto è semplicemente stupendo, bello e colorato come un dipinto, ha l’incanto di un piacevole brano musicale, poetico e profumato come un bel mazzolino di piccoli fiori di un sottobosco.
    Grazie per averlo condiviso con noi.
    Buon fine settimana.

  7. Buongiorno Briciola,
    bel brano, mi piace come rendi il senso iniziale di mancata speranza, dove dici: “Mancano i languori della giovinezza, le speranze intatte, una vita pressoché intera ancora da vivere. Ma c’è sempre quella voglia d’essere altrove, quel desiderio di indossare i propri sogni e partire per rimanere dentro al viaggio inseguendo i propri miti; strade nuove, visi nuovi, colori e lingue differenti per innamorarsi di un sorriso, di una parola gentile e del sentirsi vivi nel proprio mondo.” Ci sta in queste parole il senso della vita – secondo me- e la positività di chi si nutre di buoni sentimenti.
    Mi piace anche come dai l’idea del risveglio della positività in queste righe “L’aria è già satura di altri suoni di una vita complessa che si è risvegliata. Il sole si fa spazio, a ondate, tra gli alberi grigi e prende il sopravvento spazzando via ogni ricordo. È una luce chiassosa quella che inonda la totalità del verde che si fa stordente e asciuga i fili d’erba a uno a uno. La tristezza evapora delicata dal cuore…
    E rimane solo un grande e incolmabile vuoto.”
    Ecco il vuoto per me è positivo perché spazza ciò che di negativo c’era, consentendo la rinascita, perché solo dopo la pulizia (il vuoto) può attecchire qualcosa di buono.
    Fantastico!
    Ormai sei un cavallo da battaglia …voglio dire che ormai sei sempre efficace…ciao!

  8. I colori sembrano staccarsi e poi l’immagine della pioggia come una collana, che io ho immaginato di perle, che scivola dal collo e cade giù ticchettando… Che descrizioni meravigliose. I tuoi brani sembrano poesie. Grazie, ciao 🙂

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