«Pronto? Sì… ciao. È successo di nuovo!»
«Come cosa? Quella cosa lì, del berretto rosso.»
«Come sarebbe che non sai di che parlo… Parlo del berretto, di colore rosso; è successo di nuovo, proprio oggi, ti dico, mentre stavo andando a lavorare. Ero lì che camminavo, pensando ai fatti miei, quando un tizio, su uno scooter nuovo luccicante, mi è passato vicino, ma proprio vicino vicino…»
«Come? Ma no, non mi sono fatto niente, non è questo che intendevo dire…»
«Certo, certo, non ti voglio far perdere tempo… va bene, vengo al punto…»
«Posso parlare? Mi fai finire? Come ti dicevo, prima che mi interrompessi, che è passato questo tipo, con il motorino, un uomo per carità ben vestito, sui quarant’anni, tipo serio, occhiali da bancario, forse un po’ imbranato…»
«No no, non ho niente contro i bancari per l’amor del cielo… dicevo così per dire… e poi non ho detto imbranato come un bancario, parlavo solo degli occhiali, portava una montatura antiquata, senza concessioni all’estetica, se riesci a capire cosa voglio dire, va be’, nemmeno questo è il punto, comunque aveva in testa questo berretto rosso, di quelli un po’ strani, forse a tubo, che si afflosciano dietro, non ho visto bene… insomma… sta di fatto che non c’entrava nulla con il resto del completo grigiolino elegante che indossava, un berretto di lana spessa, probabilmente fatto a mano… un bel capo, niente da dire, ma un pugno nell’occhio riguardo all’insieme, e… e… comunque rosso, rigorosamente rosso, come… come un ravanello.»
«Sì, un ravanello… perché ridi? Non ti piacciono i ravanelli? Ah è l’accostamento che ti fa ridere… perché di solito non si dice ‘rosso come un ravanello’…»
«Però non posso farci proprio nulla, il rosso era proprio quello lì, color del ravanello, sì, sì vengo al punto… ma che fretta hai oggi? Sei tu del resto che mi interrompi in continuazione. Be’ dicevo, è passato questo tipo strambo sullo scooter e… e gli è caduto il cappello. Capisci? È volato via dalla testa. Non c’era un alito di vento. Chissà, forse se l’era calcato male, forse ha fatto un movimento improvviso, per quanto, a dire il vero, non m’è sembrato, anzi, guidava in modo piuttosto rigido… sta di fatto che gli è caduto il berretto. E lui se n’è accorto ed è tornato indietro!»
«Come e allora?»
«Ma è un berretto! Rosso per giunta. Un berretto rosso color ravanello caduto a terra! Così, senza che nulla lo potesse minimamente presagire.»
«Come chissenefrega? Oggi proprio non ti riconosco, Carla…»
«Ah… non sei Carla? Ti chiami Gino? Sei sicuro? Se lo dici tu…»
«Però il discorso del berretto rosso color ravanello ti stava appassionando, vero?»
«Pronto? Pronto?»
«Ma che modi, mettere giù così… e che vocabolario! Che maleducati ci sono in giro!»
Per un po’ l’uomo guardò il muro, quasi avesse visto una crepa allargarsi d’un tratto come una ferita; la cornetta nella mano destra, il pugno sinistro sul fianco a trovare un nuovo equilibrio.
Poi, riprendendosi dalla fissità, fece un altro numero di telefono digitando nervosamente sulla tastiera.
«Pronto? Mi senti? Ecco sì… Non so come dirtelo: è successo di nuovo…»
Troppo divertente 🙂
Mi piace!
un po’ come gli “esercizi di stile” di Queneau?
🙂
Caruccio caruccio! Complimenti.
Ionesco. Teatro dell’assurdo. Bello. M’è piaciuto.
Bye, bye buona domenica.
banzai43
Buonasera, l’ho nominata per il Leibster award
Pezzo che fa riflettere su uno dei tristi risvolti del ventunesimo secolo… complimenti. Un saluto, a presto. Univers
Simpatico per quanto amaro quadretto che mette in evidenza la solitudine di un uomo o ragazzo che sia ,che vede nel telefono una possibilità di contatto per evadere e sentirsi meno solo. Le tue briciole sono sempre da gustare. Un abbraccio. Isabella PS E scusa la mia assenza.
In effetti mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto. Tutto bene?
Diciamo di si carissimo , sempre di corsa ma tutto bene e tu? Vedo che con la scrittura va tutto bene, sempre in gran forma. E questo mi fa veramente piacere . E sai perchè? Perchè sono sempre affascinata dalle tue storie. Sai come commuovere e allo stesso tempo far pensare.Bella dote mio caro.Ti abbraccio forte con sincero affetto. Isabella
Molto particolare questo racconto! Fa riflettere…
https://cinemaliquido.wordpress.com/
Poretto: pur di parlar con qualcuno…
Bello.
Ciao
emozione forte: a furia di sentire di questo berretto rosso mi è venuta nostalgia di qualcosa di autenticamente rosso civile. E ci risiamo con i colori. Anche se sono solo un pretesto…buona settimana!
Rosso ‘civile’? 😉
Particolarmente ironico e divertente.
Bhè ma solo tu eh? Come ti vengono in mente? Complimenti davvero. Buona domenica.
Belloooooo
Bellissimo, e il finale è davvero inaspettato.
4358977609 digli di chiamarmi dopo le 18, che ho più tempo e vorrei sapere come va a finire…
Va bene, glielo dirò senz’altro
grazie…
🙂
Cose che capitano. Telefonate a sorte per parlare di un berretto rosso che esiste solo nella fantasia di quello che telefona. Un modo curioso per osservare le reazioni della gente, Qualcuno risponde male.
Spiritoso e triste allo stesso momento. La solitudine può giocare strani scherzi ma ogni tanto si trova qualcuno che tiene il gioco!
Buona giornata
Spiritoso e triste allo stesso momento; la solitudine può giocare strani scherzi….ma ogni tanto si trova qualcuno che tiene il gioco.
Buona giornata
Scusa, ho dimenticato una cosa, il mio “sconclusionata” si riferisce non a come è stato scritto il brano, ma proprio alla telefonata in sé, di lui che non si accorge di parlare con un’altra persona, del fatto che dà importanza a un qualcosa che in realtà non ne ha davvero e del fatto che sente il bisogno impellente di parlarne con qualcuno, non importa chi.
Buona domenica.
Bellissima questa telefonata sconclusionata e divertente. Mi ha fatto venire in mente una cosa accaduta a me:
Suona il telefono e vado a rispondere, non sento parlare ma il suono classico della richiesta di un fax. Io non ho un fax, per cui chiudo il telefono. La cosa si ripete ancora per tre volte nell’arco di un’ora. Alla quinta telefonata, sento la voce incavolata di un uomo che mi urla: “Allora, porco…..lo vuoi attaccare ‘sto fax della malora?” e a me, scatta in quel momento il diavoletto della presa in giro e gli rispondo con voce dolce e suadente: “ma nooo….ma perché dovrei? ma non mi va proprio…” e lui che continua a urlare come un ossesso, finché io, sempre dolce e mielosa gli dico con calma: ” sei proprio sicuro di aver fatto il numero giusto? Perché non controlli una buona volta che è un’ora che cerchi un fax in una casa che non l’ha mai avuto!”
Penso che si sia strozzato da sé, non l’ho più sentito.
Bellissimo, e incredibile. Grazie
Ma che, so’ Pasquale io?
Io ho pensato subito a quest’uomo solo, che sbaglia numero per poter parlare con qualcuno, raccontando sempre lo stesso episodio. Il racconto come sempre mi è piaciuto! ti auguro una buona giornata
L’hai pensato subito perché sei una lettrice attenta
Grazie! buona notte
Anche a me capitava spesso da piccola di parlare con persone che non conoscevo, confondendole: spesso stavo parlando con qualche familiare..quando si allontanava e si avvicinava qualcun altro e io non curante continuavo a parlare senza accorgermi che era cambiata persona…quando me ne accorgevo…scoppiavo a ridere.
IL TUO BRANO E’ STIMOLANTE COME SEMPRE.
CIAO
Simpatica questa cosa…
Si …se lo avessi fatto di proposito non sarei riuscita a fare tante gaffes…
ancora una telefonata deludente e si decise a scriverne
bravo
Due commenti. Il primo tecnico da motorinista: niente casco, niente vento ma lo spostamento dell ‘aria cmq farebbe volare il cappello. E ancora in moto ~Rino tutti noi azzardano almeno in un accessorio 😉.
Poi leggi il finale e tutto si ricompone nella sensazione tangibile della solitudine.
SheramaisenzacascobuonWEdisolequi
Ricorda un poco o ragionamenti del signor Veneranda 🙂
Strepitoso. Che ritmo
Oh, sarà che mi sono svegliata da sette minuti… Sarà che ho letto di fretta ma… Io sono sincera: non l’ho mica capita 😅😅
Aspetto di leggere gli altri commenti che solitamente mi danno spunti per comprendere appieno 😄
Intanto buon week end Briciolanellatte.
Quando il lettore non capisce quasi sempre è colpa dello scrittore. Mi spiace.
Il racconto riguarda la telefonata che il protagonista fa a un’amica, ma sbaglia numero e racconta a uno sconosciuto un episodio per lui importantissimo ma che invece è del tutto insignificante. Tutto qui.
Buon week end anche a te.
No briciola io ho dato un ‘altra lettura.
Una persona sola, un poco disadattata che in modo compulsivo telefonicamente racconta la stessa storia. ….
Sì certo, Shera. Il racconto ha più piani di lettura, quello da me fornito più sopra è solo quello più evidente e di rapida comprensione (MomFrancesca mi diceva addirittura di non averlo capito sicché ho preferito dare la spiegazione più breve e riconoscibile).
In realtà è esattamente come dici tu. Io ho concepito la storia in questo modo: il personaggio è solo e telefona a casaccio a una persona che lui crede essere Carla (che può essere la moglie o la figlia) ma che è un interlocutore che in realtà non c’è più nella sua vita (e che l’uomo parli a casaccio è evidente per non riconoscere neppure che sta parlando con una voce maschile) e le racconta di un fatto che si ricollega a un episodio di quotidianità spicciola da loro vissuto tempo addietro e che solo loro conoscono.
L’ossessione per il particolare insignificante del berretto rosso caduto, la logorrea, la reiterazione irrefrenabile delle telefonate e anche la ‘fissità’ dopo la prima telefonata sono tutti elementi che testimoniano la vacuità ‘malata’ della vita dell’uomo e la sua profonda esistenza scompensata.
Complimenti per la tua perspicacia.
Grazio ma nn mi prendere per presuntuosa ma tutto il dialogo i tuoi dettagli indicavano il forte malessere e lo scollamento dalla realtà.
Povera umanità tanto fragile e sola.
sherabuonfinesettimana 🙂
ps bellss racconto
Sembra sempre un po’ “Gothic” , ma questa volta mi ha fatto sorridere!
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