Questo mondo non mi merita

regaliA lui piacevano così: gli zigomi alti, le labbra importanti, lo sguardo sperduto in una vita bizzarra, donne imprevedibili nell’umore e insondabili nel pensiero. Non riusciva a crederci di essere stato in grado di convincerla a venire a casa sua, in quella villa aggettante sullo strapiombo e appesa alle luci sbiadite della città. Ma era vero: lei era lì, in piedi, il nasino contro l’immensa vetrata che la separava da un panorama degno di un’aquila.
«Verrei qui tutte le sere solo per vedere questo spettacolo» fece lei senza voltarsi. Lui ebbe un tuffo al cuore.
«La devo prendere come una promessa?» chiese timidamente. A sottolineare una risposta che non sarebbe mai arrivata azionò il telecomando e subito, dalle casse nascoste nel perlinato, Etta Jones iniziò a disperdere nell’aria le sue note lievi come un profumo esotico. Le si avvicinò lentamente nella penombra ovattata e si vide per un istante nel riflesso del vetro, insieme alla esile figura di lei: era un’emozione indicibile.
In quel preciso momento un fragore assordante di vetri rotti e travi di legno spezzati divorò d’un sol colpo l’atmosfera. La ragazza fece un sobbalzo tra le sue dita.
«Cos’è stato?» chiese guardandolo terrorizzata con quegli occhi chiari che bucavano il buio.
«Non ti preoccupare» le rispose rassicurante conducendola alla poltrona più vicina. «Tu aspettami qui. Finisci di bere tranquilla il tuo vino che io vado a vedere; tornerò tra poco.» Lei ubbidì, docilmente; tremava un po’, ma ubbidì.
Attraversò tutta la casa. La penombra magica di pochi secondi prima sembrava diventata una nemica arcigna. Sapeva bene cosa avrebbe trovato. Quando aveva comprato quella casa non glielo avevano detto. Dalla punta rocciosa del belvedere, cinquanta metri più in su, non ci venivano solo coppiette romantiche in cerca di tranquillità, ma anche persone disperate decise a farla finita. Si buttavano nello strapiombo non sapendo che qualche strambo architetto, nascosta dalla vegetazione, ci aveva costruito una villa. La sua. Così, tre mesi prima, era successo che una giovane donna si era sfracellata sul suo tetto; l’aveva trovata nel giardino abbracciata al comignolo e semisepolta dalle tegole. Due settimane dopo era toccato invece a un uomo di mezz’età, probabilmente un vagabondo; aveva sfondato un finestrone della biblioteca ed era rimasto appeso a testa in giù come una mezzena stagionata di bue. In entrambi i casi la polizia gli aveva fatto mille domande, neanche fosse stata colpa sua; erano arrivati persino a ipotizzare che si trattasse di gesti di protesta contro i ricconi di città che venivano a sfregiare la collina incontaminata per esibire i loro soldi in spregiudicate ville da faraoni. Cioè gente come lui. Così gli aveva vomitato addosso un ispettore bilioso.
Gli aveva anche sequestrato la casa per diverse settimane e c’era stato un via via incessante di autorità boriose, poliziotti maleducati e giornalisti invadenti, senza più un minimo di pace. E ora era successo di nuovo. Proprio la sera in cui Sveva si era convinta ad accettare il suo invito.
Quando arrivò nel patio era anche peggio di quello che aveva creduto. Questa volta il tizio era venuto giù addirittura con la sua macchina o con qualcosa di simile. Era rovesciata d’un lato e decine e decine di quelli che parevano pacchi regalo erano rotolati verso il bordo della piscina. L’uomo, corpulento e anziano e dalla lunga barba, aveva preso nella caduta una postura scomposta, come se un’enorme ramazza l’avesse raccolto in fretta da un lato per far pulizia. Il vestito rosso sgargiante faceva fuoriuscire la cospicua pinguedine informe. C’era un foglio spiegazzato accanto al suo corpo. Lo raccolse:
Questo mondo schifoso non mi merita”, c’era scritto.
Un altro squallido miserabile’, pensò.
Questa volta tuttavia si sarebbe sbarazzato del cadavere senza avvertire la polizia. Ma come? Si girò pensieroso.
Sveva stava guardando la scena tappandosi la bocca con una mano per impedire di urlare. Sembrava un passerotto caduto da una grondaia.
«Non è successo niente, Sveva, niente. Torna di là» fece lui andandole incontro per coprirle la visuale. La ragazza scappò immediatamente alla ricerca del cappotto. In pochi secondi era già seduta in macchina con il motore acceso. Lui fece appena in tempo a raccogliere uno dei regali scivolati a terra a bordo piscina e a metterlo sul sedile accanto a lei.
«Fai un buon Natale» le disse proprio mentre ripartiva sgommando.

[space]

hat_gy
Questo racconto è stato inserito nella lista degli Over 100.
Scopri cosa vuol dire –> Gli Over 100

68 pensieri su “Questo mondo non mi merita

  1. Pingback: Questo mondo non mi merita | miglieruolo

  2. Povero me. Anche Babbo Natale è disperato. Certo che … le abbiamo proprio rotte anche a Lui. Sino al suicidio.
    Mi pare d’aver capito che le renne non sono rimaste coinvolte. Meno male, un “Babbo” forse lo si può trovare, ma un tiro di renne in accordo fra loro, mah … credo sarebbe più difficile.

    Buon futuro.
    banzai43

  3. Ma se la memoria non mi inganna anche lo scorso anno pubblicasti un brano in cui babbo natale non se la cavava…ahahah…saresti fantastico a terrorizzare i bambini con i racconti un po’ tetri…ahahah

      • Bè è vero…ci sono bambini con la faccina angelica e l’astuzia da volpino…comunque è divertente terrorizzare gli adulti…a me piaceva fare a mia madre lo scherzo che ero caduta e avevo perso conoscenza e siccome mi accappottavo spesso dalle scale lei ci cascava quasi sempre…ahahah

  4. Ancora rido! Babbo natale suicida con slitta e pacchetti, è il padrone di casa che approfitta di una scatolina per omaggiare la sua ospite. che signore!
    Auguri di un anno ricco di ispirazioni, così ce lo godiamo anche noi.

  5. BUON ANNO NUOVO…FINALMENTE UN NUOVO BRANO…iniziavo a credere che avessi un altro hobby…splendida la descrizione degli stati d’animo…coinvolgente al punto giusto e comunicante un brivido di paura nel finale…che dire: “sei insostituibile!”

    • Ho avuto un blackout di ADSL dalla vigilia di Natale. Sono stati così solerti nel riparare il guasto che è la linea è tornata solo oggi. Povera Italia. E poi ci si meraviglia che Babbo Natale si suicidi. 🙂

      • Ma la cosa ha i suoi risvolti positivi…a me l’astinenza aveva creato una aspettativa…quindi ho faticato a trovare le parole giuste per esprimere l’entusiasmo…come dire “mi sono allenata nel desiderio”, quindi “BENTORNATO!”.

  6. Cinismo per cinismo….ma tutte le volte i danni alla casa da chi verranno pagati?? Vuoi vedere che il principe stipulerà una postilla assicurativa ad hoc per danni suicidiari…
    Bel racconto.

  7. Caspita. Era da tantissimo che non mi capitava di leggere un racconto così coinvolgente. Ero lì anche io, presente mentre c’era il rumore assordante, la vista del cadavere e lei che scappa all’auto. Bello è poco!!

  8. In parte è vero, per molti il Natale ti cade sempre tra capo e collo ,una iattura e,in questo caso, la ragazza dei sogni fugge sgommando.
    Niente paura sta x arrivare la befanina 😜.

    Sherabbabdonata😢?

  9. Buono. In genere si eccede nelle parole. Forse qui qualche frase in più di contorno avrebbero prodotto un racconto più ricco e appetibile. L’idea però è ottima, lo svolgimento accettabile, la forma quella giusta.
    Temo di aver troppo trascurato il blog. Male!
    Con il tuo permesso riproduco sul mio, esattamente il 20 gennaio, ore 07.

Lasciami un tuo pensiero