Mai abbastanza

autunno«È come quando da bambino, in vacanza in montagna, prendevo l’autobus per tornare alla baita. Il conducente veniva giù in discesa come un matto, sfiorando il precipizio da una parte e i contadini dall’altra, il tutto sollevando un polverone denso e compatto che si sarebbe potuto tagliare con l’accetta…»
Una chiazza di sole illuminava la macchina dopo il temporale del mattino, una specie di occhio di bue volto a evidenziare solerte quel microcosmo qualunque sulla via di casa. L’uomo al volante, dopo il silenzio in cui la sua frase era franata, si girò verso di lei come se la sollecitasse a commentare. Ma invece sorrideva.
«Che c’è? Perché ridi?»
«Niente, niente…»
La vettura passò accanto a un anziano in attesa di attraversare la strada per recarsi nel terreno di fronte. In mano aveva una forbice da pota e un rastrello. I due uomini, per un istante, si guardarono negli occhi con la stessa intensità che si sarebbe potuta riservare alla presenza di un gatto.
«No, davvero, perché ridi?» insistette lui.
La moglie lo squadrò e poi rivolse di nuovo gli occhi alla strada come se a guidare fosse lei.
«È che questo episodio me lo hai raccontato chissà quante altre volte. Più o meno ogni volta che la strada si fa a tornanti.»
Lui ci rimase male, come sempre, quando lei lo riprendeva. Non solo perché si era perso il senso e la dolcezza del ricordo, ma perché capiva di essere stato in qualche modo anche fastidioso.
«È che nonostante mi sforzi di ricordarmi le cose che dico» sbuffò lui scuotendo la testa «c’è sempre qualche racconto che mi sfugge e che mi sembra inedito. Ma almeno quello che mi consola e che questo problema ce l’avevo fin da ragazzino, sicché non è un segno di ‘rincipollimento’ da vecchiaia…»
«Anche questo me lo dici ogni volta che ti faccio notare che ti ripeti…» rincarò lei senza pietà.
Il SUV svoltò da una curva a gomito e improvvisamente la valle si aprì ai loro occhi. La luce si era fatta pulita, tagliente, sottile. In lontananza, da una fila di nuvole in processione che risaliva la valle, sembrò se ne fosse staccata una e si fosse rotta cadendo a terra su un casolare abbandonato, che una cornice di zolle enormi color del caffè faceva galleggiare lievemente nell’aria come un fantasma.
Si voltò verso lei che ancora stava gongolando.
«E che ti amo tanto te lo avevo già detto?» le disse dolcemente.
Lei posò la mano sopra la sua rimasta sul pomello del cambio, con un gesto che voleva essere di rassicurazione.
«Mai abbastanza, caro, mai abbastanza».

[space]

hat_gy
Questo racconto è stato inserito nella lista degli Over 100.
Scopri cosa vuol dire –> Gli Over 100

25 pensieri su “Mai abbastanza

  1. ri-raccontare è necessario! ripercorriamo “strade” che ci appartengono, ci riconosciamo e vogliamo rendere partecipe chi è vicino.
    Io vivo di post-it! 🙂
    delizioso racconto di vita quotidiana.
    Sally

  2. Raccontare è vitale; condividere, io penso, pure… perché forse son la stessa cosa. Condividere aneddoti con chi si ama è un po’ come mettere al corrente l’altro di come si è, perchè si vuol far sapere all’altro da dove si viene; lo trovo importante… e molto tenero.

  3. La ripetizione dell’amore è sempre … una delizia.
    Le altre ripetizioni, se ascoltate, una prova quanto meno d’amicizia.
    Buon Natale e Buon anno.
    banzai43

  4. Un racconto piacevole, molto sentimentale, in linea con il periodo (o almeno come dovrebbe essere). Colgo l’occasione per i miei immancabili auguri di ottime feste serene. A presto. Univers

  5. Niente di più dolce che sentirselo ripetere mio caro.Ti abbraccio forte e con te la tua tenerezza che sempre traspare nei tuoi racconti. Buon Natale di tutto cuore. Isabella

  6. A me chi ripete sempre le stesse cose annoia solo se ogni volta le ripete con la stessa visione…ma c’è anche chi ogni volta aggiunge qualcosa di diverso: è come guardare un quadro o un ..paesaggio o una foto …non vedi sempre la stessa cosa… ma ogni volta noti qualcosa di diverso a seconda del tuo stato d’animo: ancora ciao…eheheh…mi ripeto!

  7. Forse, non ricordarsi di aver già detto “ti amo” oppure di “ripetere per l’ennesima volta un racconto” garantisce che lo si faccia con immutata freschezza e sincerità. E’ per questo che lei ride di felicità.

  8. Comunque “ti amo” lo dice tante volte chi non lo pensa…spesso più si dicono parole, meno sono sentite…però ogni tanto è giusto sbottonarsi: o NO?
    Questo brano potrei averlo scritto io: rispecchia quello che penso!
    CIAO

    • Credo che i modi e le misure nei sentimenti siano soggettive e cambino molto di persona in persona, però in linea generale sono anch’io dell’idea che a ripeterle troppo di frequente si ottenga solo di ridurre il significato delle parole.

Lasciami un tuo pensiero