La domenica si concedeva di solito una mezz’ora in più per restare nel letto; quella però era una mattina speciale. Alle 10.30 trasmettevano alla televisione la sesta gara del motomondiale; non l’avrebbe persa per nessun motivo e non a quel punto cruciale della stagione. Alle 10, dopo una buona colazione, era già davanti alla televisione.
«Ti ricordi che devi andare a comprare il dolce per il pranzo, vero?» sentì dire dalla moglie dal bagno. Attilio si sentì raggelare. Dolce? Che avesse dimenticato qualche ricorrenza? Sì sentì improvvisamente in difetto.
«Certo, cara, è che pensavo di andarci più tardi…» buttò lì.
«Lo sai che se vai a mezzogiorno non trovi più niente.»
Attilio guardò l’orologio. In mezz’ora ce l’avrebbe fatta ad andare e tornare. Ci avrebbe messo più tempo a contrastare vanamente la moglie per poi doverci andare comunque. Tanto valeva rassegnarsi. Si vestì al volo; e, proprio mentre stava per uscire di casa, lei aggiunse che, visto che c’era, poteva anche comprare il giornale e passare dal bancomat. ‘Va bene‘, pensò. ‘Basta solo essere rapidi e ben organizzati. Che ci vuole? Prima il giornale poi il bancomat e infine il dolce‘.
Trovò da parcheggiare in piazzetta e questo lo prese per un segno di buon auspicio. Percorse velocemente lo stretto marciapiede in direzione del giornalaio quando, all’altezza del portone accanto al parrucchiere, due donne gli si pararono innanzi. Quella giovane teneva per il braccio l’altra, molto anziana, che, appena sul marciapiede, come un robot a molla, si mise a camminare una decina di centimetri per volta. Attilio capì subito che superarle non sarebbe stato possibile perché sulla strada passavano veloci, una di seguito all’altra, le vetture dirette all’autostrada. Doveva far scansare le due donne. «Permesso?!?» disse Attilio, più volte, ad alta voce: le due signore continuarono imperterrite nel loro incedere; anzi, lui ebbe persino l’impressione che avessero rallentato l’andatura. Attilio guardò l’ora. Le lancette dell’orologio parevano muoversi a vista d’occhio. Intanto le due donne, sempre precedendolo, erano arrivate all’edicola ove entrarono con la stessa attenzione che avrebbero potuto riservare a un negozio costruito con lo zucchero caramellato. La giovane, con un forte accento slavo, nell’ordine, comprò una rivista di moda e un gratta e vinci, fece la carica al cellulare, pagò un paio di bollettini postali e il bollo di una vettura. Ad ogni acquisto si consultava a bassa voce con l’anziana che, con lo sguardo appannato e immobile davanti a sé, non rispondeva, né faceva alcun cenno. Attilio era disperato. Quando fu il suo turno comunicò così rapidamente alla commessa quello che voleva, che dovette ripeterlo due o tre volte. La ragazza fece inoltre difficoltà a dargli il resto della banconota di grosso taglio che aveva ricevuto, tant’è che Attilio stava per rinunciare ad averlo (ma poi la moglie chi l’avrebbe sentita?); per fortuna arrivò, dopo qualche minuto, il titolare che controllò se poteva pensarci lui. Con il danaro in mano, Attilio schizzò fuori dalla porta richiamato però subito indietro dalla ragazza perché aveva dimenticato sia il portafoglio che il giornale. Nel frattempo, aveva notato che le due donne avevano percorso lentamente quasi tutto il marciapiede svoltando a destra proprio in direzione dell’unico bancomat. Gli vennero i sudori freddi. Avrebbe voluto riprendere il portafoglio più tardi e correre al bancomat immediatamente per superarle, ma si ricordò che la card si trovava proprio dentro al portafoglio. Tornò indietro e quando, qualche minuto più tardi, svoltò in direzione della banca, sperando che le due donne fossero andate in farmacia, le vide invece già davanti al bancomat. La badante, poi, ogni volta che estraeva dalla slot della postazione la card sbagliata, emetteva ridendo un sonoro ‘oplà‘, per poi chinarsi verso l’anziana e chiederle, come si può fare a un bambina, quale fosse quella giusta, senza ricevere risposta. Erano le 10 e 25 allorché fu la volta di Attilio. Per la fretta gli cadde un paio di volte la card per terra, ma vedere la schiena rassicurante delle due donne che si allontanavano dalla parte opposta rispetto a dove si trovava la pasticceria lo rincuorò. Gli era rimasto da prendere solo il dolce. Corse così a perdifiato verso il pasticcere. Cosa doveva comprare? Una torta? Delle paste? Si rese conto che non aveva istruzioni. Gli venne anche il dubbio che ci potessero essere degli ospiti. Ricordava vagamente qualcosa. Ma perché non ascoltava mai la moglie quando parlava? Stava rimuginando su questi interrogativi, chiedendosi se dovesse telefonare o meno alla moglie rischiando così di perdere dell’altro tempo prezioso, ed ecco che la serranda chiusa della pasticceria gli sbarrò il passo. Un biglietto listato a lutto riportava in piccolo la parola ‘CHIUSO’. Si mise a correre verso l’altro negozio. Le paste non sarebbero state altrettanto buone ma era pur sempre meglio che tornare a casa a mani vuote. Erano le 10 e 30. In quel preciso istante c’era la partenza: il momento più emozionante della gara. Entrò nell’altra pasticceria come una furia: davanti a lui le solite due donne; stavano comprando così tante paste, scelte minuziosamente una a una, che la badante si mise d’accordo con il commesso per il recapito a domicilio. Per guadagnare tempo, Attilio, appena toccò a lui, comprò invece alla rinfusa purché si facesse presto. Avrebbe voluto sbeffeggiare le due donne mentre le superava andando di corsa verso la sua macchina ma il viso innocente e vacuo della persona anziana lo dissuase. L’incubo non accennava tuttavia a voler svanire: la sua macchina risultava bloccata da un’altra che aveva posteggiato in seconda fila. Nel frattempo, la moglie lo chiamò al cellulare rimproverandogli di metterci tanto tempo. «Ma non volevi vedere la corsa?» gli chiese stupita. Attilio ebbe un groppo in gola e avrebbe voluto piangere di rabbia allorché vide arrivare, dopo un’infinità di tempo, passo dopo passo, le due donne. La vettura in doppia fila era ovviamente la loro.
Stava per dir loro qualcosa quando, poco prima di entrare nella sua macchina, l’anziana signora si girò verso di lui. Ad Attilio parve che, per un attimo, gli avesse sorriso strizzando un occhio per poi riprendere la sua espressione acquosa.
Nell’osservarle partire non ebbe neppure più il coraggio di guardare l’ora.
Passo dopo passo
19 ottobre 2014 di Briciolanellatte
Pubblicato su Casa Isbbarrìa, racconti, racconti di Poggiobrusco | Contrassegnato da tag anziano, blogtale, coppia, domenica, Lughi, moglie, motocicletta | 73 commenti
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Bravissima! Scrivi davvero bene! continua così!! 🙂
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Grazie, sei molto carina.
(Posso continuare così anche se sono un maschietto? 🙂
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Che bel raconto! Avvincente nella trama come un giallo e leggero nella melodia delle parole come una canzone folk, brava e grazie
robert
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La domenica è giorno di riposo: capperi che stress invece per Attilio che si è visto tastare la sfiga su di lui minuto dopo minuto. E che moglie insopportabile quella donnina lì. 😦
Ora non è che la sesta gara del motomondiale viene trasmessa ogni domenica mattina. Un dolce lo poteva pasticciare pure lei per amore del focolare domestico. Al bancomat potevano arrivarci insieme nel pomeriggio approfittando di fare una passeggiata mano nella mano e il giornale, benedetta donna, leggilo online tanto alle 10,30 quel mucchietto di carta stampata è già obsoleta.
Scritto benissimo 🙂 mi ha catturata fin dal primo rigo ed è stata una delle poche volte che essere donna mi è pesato un po’. Prima la mogliettina, mix tra acido e vipera, poi quelle due che si tenevano una con l’altra per restare quasi immobili alla “chi fa una cosa chi ne fa un’altra e intanto stiamoci” e non voglio raccontare cos’ho provato quando ho letto la vecchina strizzare l’occhio all’indirizzo di Attilio prima di salire in macchina … come posso sentirmi nei miei panni femminili? 😦
Ho tifato fino all’ultimo per Attilio, la partenza sia con le moto che con le macchine al momento che il semaforo scatta dal rosso al verde è momento imperdibile.
Ho sofferto con lui quando non ha avuto più neppure il coraggio di guardare l’ora e mi sono ricordata di quando ho trovato la mia bicicletta attaccata col lucchetto a un palo senza più sella, manubrio e ruota anteriore. Le sono passata accanto ignorandola, piano ho tirando su col naso poi seduta sulla panchina poco distante ho iniziato a piangere.
Complimenti Briciola, davvero. 😀
Un abbraccio
Affy
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Grazie Affy per la tua gioiosa simpatia.
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Ciao Briciola, poveretto e sfortunato Attilio tra tutte ste donne tremende…. ma in fondo ci sono cose ben più gravi! Complimenti come al solito una piacevolissima e simpatica (se si può dire) lettura.
Elena
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Sì, Elena, ‘simpatica’ si può senz’altro dire.
Così come si potrebbero dire anche tutti gli altri complimenti ti potessero venire caso mai in mente. 🙂
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E’ piaciuto anche a me il ritmo narrativo, molto interessante. Grande. A presto. Univers
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Non per fare pubblicità ma con My Sky metteva in pausa o registrava la corsa e tutto sarebbe stato più semplice! 😛
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Hai proprio ragione, ma credo che contasse sul fatto di tornare per tempo. Due donne così non sono preventivabili. 😉
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Ma sai che nella mia mente sono vivide loro due e non quel povero di Attilio. Me le immagino camminare con tutta la loro tranquillità, senza la fretta di fare tutto. La morale è: chi va piano, va sano e va lontano? 😛
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W Attilio: un eroe moderno che supera le avversità a testa alta!
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Srepitoso 🙂 🙂 🙂 🙂
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Magari hanno già detto tutto quello che scrivo ora…
le paste andavano bene? Sicuramente no a riflettere su quanto tediosa fosse la moglie. Ma perchè poi le mogli hanno sempre quel ruolo lì? Vedi che poi se ce ne sono che non ce l’hanno non vogliono più essere mogli per non rientrare nella categoria. E che grandi le due anziane donnine a sapere in anticipo del lutto della prima pasticceria….e grande tu per quella foto di Vale che mi piace sempre 🙂 e anche per questo racconto che tiene col fiato sospeso e l’impazienza incalzante…
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Perché le mogli son così?
Credo che non lo sappiano nemmeno loro. E’ il ruolo che, sovente, fa le persone.
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Se può andar male lo farà!
Divertentissimo racconto.
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Murphy era un grande
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Non ne ha sbagliata una! Buona serata
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Ce n’è una sua, in particolare, che è terribile:
“Se tutto è andato bene è perché qualcosa non ha funzionato e tu ancora non lo sai”.
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É bello avere delle certezze nella vita!
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bel racconto… ti tiene incollato al monitor e ti mette l’ansia di guardare la corsa… come sempre ben scritto e descritto
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Grazie Marinz
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Aiuto, momenti di panico. Quando si ha fretta è sempre così, però una spintarella alle due donne avrebbe potuto darla all’inizio, dopo il permesso, adducendo qualche scusa… 🙂
Ad ogni modo, bel racconto. Quasi snervante (per le due, intendo).
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Se spingeva l’anziana di disfaceva in mille pezzi 🙂
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Anche io pensavo ci scappasse il morto: in questo caso l’Attilio. E le due donne a tentar di rallentare o accelerare l’evento come due delle tre Parche.
Poretto.
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Ho voluto scrivere qualcosa di leggero.
Suvvia non si uccide, in fondo, per così poco. (O no?)
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Ma come, prima mi impicchi un cane o non mi fai tornare un padre a casa e poi qua mi dici che non si uccide per così poco?
Suvvia! 🙂
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Insomma, il povero cagnetto dal muso buffo e dolciotto va salvato mentre la vecchietta petulante dal passo malfermo va presa a sassate nel cranio? Ok, ci penso su, perché ora come ora la logica mi sfugge 🙂
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Veramente io avrei fatto fuori Attilio, mica la vecchietta (le vecchiette non si toccano). E poi a sassate, giammai. Piuttosto, un bell’infartino non lo si nega a nessuno.
O no?
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Ma sei terribile!
‘La Signora omicidi” ti fa un baffo 🙂
E poi cosa c’entra Attilio. Lui è la vittima…
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Appunto: la vittima. Con una moglie del genere poi, io gli avrei dato la pace. Eterna. 😉
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Una bella storia, ben descritta. Attilio è stato molto sfortunato ad incontrare queste due donne. Il racconto ci fa capire che nella vita bisogna armarsi di santa pazienza non si può sempre fare ciò che si vuole. buona serata Bricciola
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La pazienza è un prodotto che finisce presto ed è difficile da ordinare… 🙂
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Leggendo il racconto si ci sente coinvolti in questa corsa contro il tempo!
Terribile vecchietta!
Ciao
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Se poi le vecchiette le si incontra al supermercato sono anche più temibili 🙂
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L’ho letto alla mia mamma e abbiamo riso divertite! 😉
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Ne sono contento
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la mattina di un giorno da cani… poi ci si sorprende per certe reazioni inconsulte 😉
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I freni inibitori, al contrario di quelli della macchina, slittano in questi casi che è una bellezza 😉
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Bello e divertente, nonché istruttivo per certi incontri. Una precisazione, che di solito non faccio mai, ma se lui arriva dopo le due donne, come fa a ritrovare la loro macchina in doppia fila davanti alla sua? 😀
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Osservazione molto acuta.
La macchina era stata parcheggiata in doppia fila da una terza persona che poi ha raggiunto le due donne dal pasticcere dando la chiave alla badante.
In un racconto così breve purtroppo non si può scrivere tutto. A me serviva la parte finale del ‘blocco’ della macchina di Attilio ad opera delle stesse due donne per rafforzare la ‘pressione’ sul protagonista. Inserire questo chiarimento, in altre parole, mi appesantiva la trama.
Però complimenti. 🙂
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Grazie. 🙂 Non era una critica comunque 😉
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Sì sì, non l’ho presa come tale, tranquillo.
Anzi, grazie.
E’ che quando si scrive si distorce a proprio piacimento la trama per far tornare le cose e creare l’effetto voluto; nonostante il controllo qualche discrasia ogni tanto però salta ugualmente fuori.
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Comincia come Italia Inghilterra de “Il secondo tragico fantozzi!”
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🙂
Fortunata coincidenza
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Ti ha chiamato Ugobaldo Maria Riccardelli?
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Purtroppo i libri di Villaggio non li ho mai letti…
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MALE, MALE PERDIO! (cit.)
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Grande come sempre: il brano comunica alla perfezione il senso che quando si legano le zavorre alle scarpe se pur ti vien voglia di dare calci… meglio essere galantuomini e lasciarle nei loro brodi…senza farsi provocare…buono non dire neanche invettive…w la positività!
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Ps: la moglie innamorata porta pazienza e si potrà calmare con un buon dolce…mi hai fatto proprio venire voglia…sei un trascinatore!
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Eh eh 🙂
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Pensavo che alla fine ci scappasse il..morto ! Simpatica nevrosi.
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Esagerato… 🙂
E poi come si fa a sopprimere una tenera vecchietta?
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Ma visto che ormai si era abituato al ritmo avrei soppresso la badante…..in fin dei conti ne ho viste di sbrigative eehhehe!
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Attilio andrà in paradiso per quello che ha subito in quella mezz’ora.
Si rassegna e rinuncia alla TV. Perché? Ormai la corsa sarà quasi terminata.
Poi si beccherà non so quanti insulti dalla moglie. Le paste alla rinfusa al posto del dolce non sono la medesima cosa.
Secondo me doveva registrarla, così andava sul sicuro.
Al dlà di interpretazioni o altro, quello che colpisce è il ritmo serrato della narrazione, esattamente come lo stato d’animo di Attilio
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L’atmosfera che è ‘passata’ con il racconto è proprio quella che volevo ottenere.
Grazie
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Mi è venuta un po’ d’ansia … Che pizza la moglie….. 😦
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Le moglie hanno questa tendenza… 🙂
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Mammamiacheansia!!!!!! La prossima volta meglio un dolce fatto in casa! 🙂
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Molto meglio; solo che la moglie non si sarebbe (sadicamente) divertita altrettanto. 🙂
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😀
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Il titolo sRebbe dovuto essere: Le tre donne
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Sì, perché no?.
(Con sottotitolo ‘per tacer del dolce…’)
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Molto divertente e con finale sempre da interpretare… Che fosse stata la suocera?
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Oppure in combutta con la suocera?
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Hai ragione, meglio in combutta con la suocera. Ma pensandoci poteva essere anche in combutta con l’amante della moglie…. 🙂
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Machiavvelica… 🙂
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si può leggere come una pubblicità indiretta dei telefoni attuali, che ti permettono di vedere anche da fuori casa
Attilio se ne comprerà uno e scoprirà che nella sua zona non c’è copertura telematica?
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Sì, ci sta. E poi lui contava di tornare per tempo.
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LA SFIGA ha una vista terribile !
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Per me vede anche attraverso i muri 😀
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… povero Attilio, una persecuzione! 😀
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Proprio così! Quando gira storto non c’è riparo.
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