Biscottina

Noccioline«Dov’è il suo cucciolo?» chiese il veterinario inclinando la testa verso il basso e inquadrando l’uomo davanti a sé da sopra la linea degli occhiali.
«È… è a casa» fece Alvaro come se avvertisse la poca credibilità di quello che stava dicendo.
«Ma io non faccio visite a domicilio» gli precisò il dottore cominciando a riordinare la scrivania «È scritto anche sulla targhetta appesa qui fuori… non sa leggere?»
«Sì sì, lo so» fece l’uomo sedendosi e toccandosi la fronte quasi a misurarsi la febbre. «È questo il problema.»
Il veterinario sbuffò. Poi, avendo visto dal monitor collegato alla sala d’aspetto che non aveva clienti, si sedette anche lui. «Mi dica, allora.»
«Un mio amico ha una ditta di import & export e commercia con tutto il mondo…»
«Non vedo cosa c’entri questo…»
«No, la prego, mi faccia finire… il mio amico sa che sono un patito dell’India e un giorno, un po’ per fare lo spiritoso, un po’ per farmi una cosa gradita, almeno nelle sue intenzioni, mi ha regalato Biscottina. L’ha fatta viaggiare chiusa in una cassa all’interno di un container insieme a mobili e giocattoli.»
«Biscottina?»
«Sì, il mio amico mi aveva promesso che era nana, una nuova varietà, persino magica e misteriosa, sa come sono gli indiani; e che comunque non avrei avuto nessun problema a tenerla in cascina. Mi avrebbe seguito come un cagnolino e io…»
«Cos’è un cobra, una scimmia… una vacca?» chiese il dottore con tono ironico. «Non curo animali esotici la cui importazione peraltro è pure vietata…»
«È un elefante, dottore. Un elefante indiano. Una femmina di elefante indiano, per l’esattezza.» Al veterinario cadde di mano la stilografica. «Ripetevo sempre a me stesso: ‘ora smette di crescere, ora smette di crescere’, ma lei non ha smesso.»
«Perché quanto è grande ora?»
«Sulle quattro tonnellate, penso. E non esce più dalla porta.»
«Ci credo. E lei viene solo adesso? Non poteva pensarci prima e avvertire le Autorità?»
«E già… e cosa dicevo? Che l’avevo trovata al banco del supermercato? Avrei messo nei guai il mio amico. Inoltre mi sembrava di saper gestire la cosa e poi non si lamentava. Ma ora la stanza dove l’ho messa in cascina è diventata così piccola che gli do da mangiare attraverso la finestra. Per tenerla pulita poi è un problema.»
«Lo immagino, ma ora scusi, cosa è cambiato? Se l’ha già fatta diventare adulta…»
«È che da qualche tempo sente il richiamo della natura, non so se mi spiego… tutta colpa di un circo che si è accampato nelle vicinanze… ha sentito l’odore, insomma, mi sta buttando giù la casa…»
«Non ho ancora capito cosa dovrei fare.»
«Darle un sedativo, un bromuro per elefanti, la pillola, non so esiste: in altre parole mi deve aiutare.»
«Guardi che non è così facile come la fa lei e poi la devo visitare prima. E, inoltre, dovrò fare la denuncia»
Dopo circa mezz’ora il veterinario faceva ingresso nella cascina di Alvaro.
«Cos’è uno scherzo?» si chiese il dottore entrando nella stanza e trovandola vuota.
Alvaro sbiancò. «È scappata! È scappata! O gesummio, ma come ha fatto?» si mise a urlare.
Corse fuori, in preda al panico e alla confusione. La cercò per tutta la campagna fino a sera, non tralasciando neppure di andare al Franz Circus, sentendosi dire però che aveva già levato le tende nel primo pomeriggio. Alvaro tornò a casa in lacrime. La sua Biscottina era scappata con il circo, se lo sentiva. Non sarebbe tornata mai più. Avrebbe dovuto immaginarlo che sarebbe successo prima o poi. Ma come aveva fatto a uscire senza sfondare il muro?
Poi sentì un rumore. Accorse nella sua stanza. L’elefante era lì, sdraiata e tranquilla. Stava riposando a giudicare dal respiro ritmico e profondo. Alvaro l’abbracciò non smettendo di baciarla. «Ma come hai fatto, eh? Come hai fatto?» continuava a chiedere. «Ero tanto preoccupato, piccolina mia. Non lo fare mai più o mi farai morire di crepacuore. Dove eri andata a finire? Com’è che non ti abbiamo visto?»
L’elefante aprì un occhio a mezz’asta e con la proboscide, quasi senza far rumore, prese un’altra manciata di noccioline dal sacco di iuta con l’etichetta Franz Circus incollata da un lato, e se le mise in bocca.

39 pensieri su “Biscottina

  1. Divertente, molto divertente! Io me li vedo lei e lui abbracciati stretti stretti sotto gli occhi del veterinario… Biscottina alza la proboscide prende dal sacco un po’ di noccioline e gentilmente le porge al veterinario “per il disturbo… grazie”

  2. La “faciloneria” di Alvaro (e quelli come lui) mi ha molto intristita, c’è un senso di magica malinconia, che proprio non se ne vuole andare, dopo aver letto questo racconto.
    Complimenti!

  3. Mi sono divertito. Biscottina, che bel nome per una elefantessa che ha sentito il richiamo dell’amore.Alvaro è felice. Il veterinario è curioso e noi lettori ci godiamo questo post.

  4. Mi piace il punto in cui dici «È che da qualche tempo sente il richiamo della natura, non so se mi spiego… tutta colpa di un circo che si è accampato nelle vicinanze… ha sentito l’odore, insomma, mi sta buttando giù la casa…»…
    LA FEMMINA DI QUALSIASI SPECIE SA IL FATTO SUO E CERCA DI CONCRETIZZARLO!!!

  5. Cmq gli elefanti (anche se nani) hanno una memoria infallibile (tutte le femmine anche della specie umana hanno questa qualità a differenza dei maschi!) e quindi Biscottina sa come tornare a casa…bello il pathos dell’abbandono…e della paura della perdita!

      • L’amore per gli animali mi spinge ad urlare contro la prigionia stessa, forzata ed ingiusta, anche con l’affetto innocente del “padrone-amico”.
        Ma la liberazione finale condita con il dolce sapore delle noccioline al gusto “pizzico”…mi ha fatto dolcemente sorridere!
        Certamente sognare un mondo parello fantastisco è degno di noi umani!
        Complimenti per la tua poesia! Invidiabile! 🙂

  6. Bravo, la storia mi piace! Secondo me, l’elefante indiano è magico, esce ed entra come gli pare! Infatti Biscottina era stato a trovare un elefante nel vicino circo e poi se ne era tornato dal suo amico Alvaro. Ciao buon pomeriggio 🙂

  7. Mi vengono in mente i delfini che sanno benissimo che l’uomo se può se li mangia, o li intrappola per renderli ridicole umilianti attrazioni, e se potesse lo farebbe anche con le balene che se ne vanno per gli oceani cantando (ma non ha ancora costruito aquapark abbastanza grandi), ma da grandi veri signori gli restano amici.
    Questa evocativa favola parla di tante cose, dell ‘ aggressività insita in quasi ogni rapporto umano, della difficoltà dell’uomo a trattare gli animali come creature e non come mercanzie, ma soprattutto del fatto che gli animali sanno rapportarsi con l’uomo mettendoci più pazienza e saggezza di lui.
    E ridendo han ragione di pensare che le bestie siamo noi, cantava qualcuno tanti anni fa.

  8. beh un pizzico di magia ci sarà… oppure mangiando meno è passata dalla porta e poi è ritornata in casa con la scorta di cibo che l’ha fatta ricrescere 🙂

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