Treno, amore mio

Mondotreno a RablàIl figlio aveva insistito tanto. In alta montagna, in un paesino della valle, alcuni appassionati avevano allestito, con il patrocinio degli enti locali, un padiglione con plastici di paesaggi montani e trenini perfettamente funzionanti. Rocco si sentiva in colpa per aver trascinato quel ragazzino lontano dagli amici del mare e, soprattutto, erano ventiquattr’ore che non smetteva di piovere. Sì, disse sorridendo al figlio: ‘dopo tutto non può essere una cattiva idea’.
La sala della esposizione, gremita di gente, era enorme con un unico immenso plastico di centinaia di metri quadrati che correva lungo tutto il perimetro. La ricostruzione era stata maniacale non solo per la riproduzione reale e in scala delle montagne, dei fiumi, delle centrali elettriche, delle case e delle stazioni ferroviarie, ma anche per i piccoli particolari curati, come i vestiti delle persone in attesa di prendere il treno, i cerchi degli pneumatici delle vetture in strada e persino per un cane colto nell’attimo di fare la pipì su un lampione. Ed erano riusciti inoltre a riprodurre addirittura le doghe delle panchine, le foglie degli alberi e finanche gli scoiattoli sui rami. E in questo mondo di perfezione viaggiavano e si intersecavano locomotive e vagoni di ogni tipo e foggia in un andirivieni continuo e complesso: le motrici si fermavano alla loro stazione, ripartivano, facevano manovra agganciando e sganciando vagoni; davano insomma l’idea, nell’insieme, di muoversi all’interno di un preciso ordine programmato, scandito da semafori rossi e verdi. Avevano fatto un lavoro magnifico, non c’era niente da dire, anche per il sofisticato software di gestione. Altro che spettacolo per bambini!
«C’è scritto dappertutto che non puoi toccare» ammonì il figlio che si stava sporgendo dalla ringhiera di protezione verso una littorina colorata che, in quel momento, sferragliava allungando il pantografo verso la sovrastante linea elettrica. Mariolino ritrasse subito la mano continuando però a seguire con lo sguardo ammirato l’intero convoglio. E subito, da dietro una collina, sbucò una locomotiva a vapore con cinque carrozze al seguito. L’interno, una riproduzione fedele dello stile dei vagoni dell’epoca, era illuminato tanto da potersi ben distinguere le persone sedute nei vari scompartimenti: una signora con la borsa della spesa in grembo, un uomo vestito con un tabarro scuro che fumava un sigaro, un bambino che guardava annoiato fuori dal finestrino.
«Guarda papà, quello è il paesino dove noi abbiamo l’albergo!» gridò Mariolino spostandosi improvvisamente qualche metro più in là e urtando diversi visitatori. Rocco non si mosse. Era come ipnotizzato da quel convoglio che sbuffava arrancando sulla salita. Gli ricordava tanto un trenino della Rivarossi che aveva invidiato al suo vicino di casa. Persino il vapore della motrice aveva la consistenza giusta. Per un attimo, come per farsi notare meglio, il convoglio si fermò proprio davanti a lui.
Chissà di cosa sono fatti… se di legno o di ferro…’ si chiese incuriosito e piegandosi per vedere meglio. E la sua mano fu più veloce della domanda.
«Dov’è tuo padre?» chiese la donna rivolgendosi a Mariolino.
«Non lo so mamma, forse si è stufato ed è andato in macchina…»
«Sempre il solito» fece lei sbuffando.
Rocco vide, seduto di fronte a lui nello scompartimento, la donna con la spesa in grembo e, vicino, l’uomo con il tabarro scuro che fumava il sigaro. La signora incrociò per un attimo il suo sguardo restituendogli un sorriso impacciato.
«In carrozza!» urlò il capotreno salendo sul convoglio. Rocco fece appena in tempo a osservare suo figlio che parlava distrattamente con la madre che il treno, con lui a bordo, partì.
«Hai toccato anche tu la locomotiva, vero?» gli chiese il bambino annoiato mentre continuava a guardare fuori dal finestrone.

38 pensieri su “Treno, amore mio

  1. Pingback: Treno amore mio | Milocca - Milena Libera

  2. Spero d’aver indovinato il post, mi riferisco comunque al racconto del treno, ! Molto interessante e dettagliato! e grazie, <3 perché per me il treno, la ferrovia…. sono cose ed argomenti che mi toccano da vicino ! Ciao 🙂

    • Sì, il post è quello giusto.
      Il treno ha un fascino profondo che non si riesce a spiegare e che, soprattutto, non cambia con il mutare del tempo anche se si è passati dalla locomotiva all’Eurostar. Forse perché ha che fare con la magia del viaggio e con le nuove esperienze che si possono fare nel mondo.
      Grazie per essere passata.

      • Sono passati 4 mesi… ma visto che siamo ancora qui, che ancora ci leggiamo, possiamo rispondere ……. Grazie, innanzitutto per la risposta, Briciolina, è molto bello quello che hai detto. Ti ringrazio. Vero. le locomotive i treni d’una volta hanno un fascino tutto particolare, tutto loro, unico, nel tempo e nelle piccole e grandi cose, specie nel loro antico ma sempre nuovo significato ed emozioni che sanno trasmettere. Per me davvero speciali. Forse un po’ “fumosi” ma fa parte di quel fascino, poi andavano così piano.. da potersi godere i paesaggi e sognare, pensare, osservare, emozionarsi a ciò che si ammirava…! Adesso sì, tutto troppo veloce, troppo presi a fare ma non significa saper sfruttare la vita e i suoi valori, le sue meraviglie. piuttosto a distruggerle! Peccato. Ora si spera nell’ecologico ma …….. ! mah!! Un abbraccio Grazie ancora ! Ciao!

      • Inizio dalla fine … Prego, vorrei passare di più, mi piace questo angolino e adoro le mucchine 😀 Hai ragione anzi, credo più tempo passa e più i treni, certe magie, e certe esperienze che si potevano fare e vivere con calma assaporandone ogni paesaggio diventeranno sempre più speciali e preziosi, come tutte quelle cose che acquisiscono valore nel tempo perché raccontano di sé storie uniche radici fortificate che ci collegano al passato indelebile e di grande insegnamento presente e futuro , a noi stà il resto da capire! Un abbraccio e grazie anche a te, carissima. Ciao

  3. Inquietante ed emozinante. Mi ha ricordato un corto di animazione che mi colpì moltissimo: la storia di un negozio di giocattoli con delle bambole esposte in una vetrina. Tutti i bambini e le bambine che venivano attirati dalle bambole fino al punto di entrare nel negozio e poi toccarle, venivano trasformati a loro volta in pupazzi o bambole e venivano esposti sugli scaffali del negozio maledetto…facendo poi da esca per altri bambini. Il corto si trova in rete ed è fatto davvero bene. Purtroppo per problemi di connessione lenta non ho modo di postre qui il link. Qui da te le emozioni non mancano mai! 🙂

  4. Ho capito male?!! Rocco si trova nello scompartimento con la signora della spesa,l’uomo con il tabarro e un bambino,se il treno continua a girare capiterà davanti a Mariolino….
    Ho visto link del paese mi viene voglia di andarci!

    • No, non hai affatto capito male. Semmai ho frainteso io.
      E’ che nel precedente commento hai scritto ‘papa’ e non ‘papà’ sicché proprio non capivo.
      Il luogo dove c’è effettivamente ‘Mondotreno’ è molto bello ed è in una zona che, a chi piace la montagna, è incantevole.

  5. Quando i ricordi da bambino prevalgono sul rispetto delle regole.
    Chi tocca, sale. Ecco il cartello giusto per i curiosi del tocco.
    Geniale il finale.
    Complimenti

  6. Il pezzo ha il sapore di viaggio…mi piace…ed è bello anche il punto in cui parli di “idea, nell’insieme, di muoversi all’interno di un preciso ordine programmato”: mi affascina l’ordine programmato ma deve esserci un pizzico di imprevisto affinché non si diventi claustrofobici!

  7. Quanti viaggi, ho fatto col mio Rivarossi… anche a me veniva imposto di non toccare. Era il mio ma non potevo giocarci, solo guardare perché era mio padre a giocare… si sa, il trenino è un giocattolo per maschi, ma io avevo insistito tanto per averlo..E così ci giocava mio padre. Ma sopra c’ero io.

  8. favolosa favoletta, un modo come un altro per scambiarsi padre e figlio, anche se di là, fuori dal finestrone, l’altro padre e l’altro figlio e con madre accanto non sembra si diano tanto pensiero, ma comunque sia, dov’è questo paese?

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