Un errore, solo un errore

GaabQuei corsi di aggiornamento non facevano per lei. Non per l’aggiornamento in sé, perché i temi erano anche interessanti. No, era piuttosto perché si trovava segregata per almeno quattro giorni in un anonimo hotel di periferia a centinaia di chilometri da casa e, per di più, con colleghi spesso noiosi e tutt’altro che simpatici. E anche se i colleghi non erano sempre gli stessi, perché si faceva a turno, poteva capitare, come era successo questa volta, di ritrovarsi con un tipo detestabile come Stefano Binetti, del settore packaging, borioso ometto di un metro e mezzo, che ti guardava dal basso, con gli occhiali spocchiosi e sempre velati di grasso, pronto a vomitarti addosso battute salaci e giudizi moralistici. Sì, non lo sopportava proprio. Per evitare di incontrarlo, Matilde aveva deciso di far colazione prima degli altri, anche a costo di svegliarsi un’ora avanti. E quella mattina, la sala, ancora addormentata nella luce azzurra e indolente del nuovo giorno, la accolse festosa. Il ricco buffet era pronto senza nessun cameriere in giro, cosicché quell’abbondanza, ancora intonsa, sembrava preparata a bell’apposta per lei. Con calma, si fece allora il giro di ogni vassoio e si servì un po’ di tutto, comprese le marmellate fatte in casa e i prodotti da forno ancora caldi. Si sedette soddisfatta a un tavolo d’angolo, immersa in un silenzio rassicurante che aggiungeva un tocco di magia ai profumi che già salivano dal piatto.
Vicino a lei, nel tavolo attiguo, era stato dimenticato un foglio dattiloscritto. Si sarebbe detto un elenco, forse un promemoria. Decise di ignorarlo: qualcuno, con evidenza, l’aveva lasciato lì, confidando nell’ora. Benché si sforzasse però di guardare altrove l’occhio finiva sempre per ricadere su quelle righe. Si arrese: afferrò il foglio e se lo mise sul tavolo. Era l’elenco completo degli ospiti presenti quel giorno in albergo. C’era il nome di Ernesto Guidi, il responsabile del marketing; nella casella accanto vi erano quelle che dovevano essere state le sue richieste all’arrivo: il quotidiano e la sveglia alle 7.45. C’era il nome di Marta Perenni che aveva chiesto un letto aggiuntivo per il marito. Quello di Forestiere e di Baggi e via via di tutti gli altri. Matilde continuò a mangiare. Ci sono tutti i nomi, si disse versandosi il latte. Allora ci deve essere anche quello di Binetti osservò, continuando a masticare. E allora? E allora ci deve essere anche quello di Binetti, si ripeté ossessiva. Non resistette, compulsò i fogli. La lista era formata in base al numero delle stanze. Lesse velocemente e quel nome non c’era. Guardò meglio, ma sì, eccolo lì, stanza 403, Binetti Stefano… e, accanto, la dicitura… ‘h. 23, coperta’.
Coperta? Possibile? L’integerrimo Binetti, il cattolicissimo fustigatore di costumi, lo specchiatissimo dott. Stefano Binetti, aveva chiesto una prostituta in camera? O aveva chiesto davvero una coperta? Ma no, che dico? Che cosa ci poteva fare un uomo obeso come il Binetti con una ‘vera’ coperta a metà luglio?
Mentre si arrovellava su queste semplici domande, una donna in tailleur grigio, con lo stemma dell’hotel all’altezza del risvolto, le arrivò rapida e silenziosa da un lato come una poiana e, senza dire nulla, le strappò via i fogli di mano. Non avrebbero dovuto essere lì, né tantomeno essere letti da un ospite. Questo diceva l’espressione preoccupata del volto di quella donna mentre spariva dietro il bancone della reception.
Una coperta? Si domandò ancora Matilde. Possibile? Sorrise all’idea.
In quel mentre fece ingresso, nemmeno fosse stato evocato, il Binetti. Guardava a destra e sinistra con espressione di sussiego come se a stento trattenesse la voglia di esternare il proprio disgusto al mondo intero che non lo meritava. Incrociò gli occhi di Matilde che non salutò. Il cervello della donna andò, fulmineo, in cortocircuito: qualcosa balenò nelle sinapsi più veloce della sua consueta prudenza:
«E così ieri sera, alle 11, abbiamo avuto compagnia, eh?» fece lei abbozzando un sorriso velenoso.
Il Binetti si bloccò, come se qualcuno gli avesse agganciato ai piedi un ceppo di cemento di qualche tonnellata. Si arrestarono anche alcuni altri colleghi che stavano entrando in sala proprio in quel momento riuscendo tuttavia a percepire ugualmente tutta l’ironia corrosiva della domanda. Il Binetti si voltò con lentezza. Era rosso in volto e il mento gli tremava appena. Balbettò:
«Quel bambino aveva sbagliato camera, ma è andato via subito. Lo posso giurare, io non c’entro niente, è stato solo un errore» disse pressoché urlando. E uscì di corsa dalla sala.

45 pensieri su “Un errore, solo un errore

  1. Alessandra Bianchi – Mi chiamo Alessandra Bianchi. Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento. Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito. Il libro costava 12 euro. Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.
    Alessandra Bianchi il scrive:

    Storia più che rale, ottimamente scritta.

    • Alessandra Bianchi – Mi chiamo Alessandra Bianchi. Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento. Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito. Il libro costava 12 euro. Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.
      Alessandra Bianchi il scrive:

      “Reale” 🙁

  2. sherazade – rome, italy – "So qual'è il prezzo per conoscerti, e anche se posso sembrare riluttante a investire tutto quel patrimonio in una persona sola, non sopporterei l'idea di morire con tutto quel patrimonio"
    sherazade il scrive:

    Ps…e soprattutto nn avrebbe bisogno di copertine 🙂

  3. sherazade – rome, italy – "So qual'è il prezzo per conoscerti, e anche se posso sembrare riluttante a investire tutto quel patrimonio in una persona sola, non sopporterei l'idea di morire con tutto quel patrimonio"
    sherazade il scrive:

    Sei tornato!
    Rispondere a ostilità con cattiverie a me nn piace e per quanto odioso sto col Binetti che alto bello e bion do forse sarebbe anche simpatico a mademoiselle Matilde.
    Shera

      • sherazade – rome, italy – "So qual'è il prezzo per conoscerti, e anche se posso sembrare riluttante a investire tutto quel patrimonio in una persona sola, non sopporterei l'idea di morire con tutto quel patrimonio"
        sherazade il scrive:

        Ah ma quello nn lo avevo capito. Per ‘coperta’ nn s intende una donna? Allora il portiere era complice!
        sheratroppoingenua

        • Non me ne intendo, ma la tipologia della coperta dovrebbe variare a seconda dei desiderata del cliente. 😉

          • sherazade – rome, italy – "So qual'è il prezzo per conoscerti, e anche se posso sembrare riluttante a investire tutto quel patrimonio in una persona sola, non sopporterei l'idea di morire con tutto quel patrimonio"
            sherazade il scrive:

            Io viaggio spesso x lavoro e le coperte sono sempre nell armadio. Offrire dei bambini è mostruoso e ci di rende complici del bastardo.

  4. Non so che dire: non me l’aspettavo.
    E’ proprio vero che spesso “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. Per fortuna.

    Ah, bentornato.

  5. Michele Scarparo – Mi piace: la Grecia, il mare fuori stagione, la natura, il vento forte, il sole d'agosto, l'abbronzatura, il sudore figlio della fatica, dormire svestito, il formaggio di pecora, le erbe aromatiche, il vino fruttato, l'odore della sabbia bollente, le nuvole che corrono nel cielo, le luci della pianura viste di notte dalla cima di un monte, i piedi delle donne, i gatti che si strusciano, i sorrisi, i capelli slegati, un abbraccio la mattina appena sveglio, il caffè amaro, yogurt e miele, il profumo del lievito, volare con la fantasia, raccontare storie. Non mi piace: le promesse non mantenute, il mare in alta stagione, lo smog della val padana, il traffico in autostrada, non avere tempo, le parole che non si incastrano, la cattiveria in ogni sua forma, le bevande gassate, le feste con troppa gente, i libri scritti male, sentirmi inutile, i panni da lavare e da stirare, il lavoro che serve per pagare le bollette, lo stress, le pretese inutili, la televisione, i rumori quando scrivo, i cd che saltano, i gatti che perdono il pelo, dimenticare la caffettiera sul gas, guardare un foglio bianco e chiedermi: "E mo?"
    miscarparo70 il scrive:

    Più che un racconto un pugno nello stomaco.
    Proprio non me lo aspettavo… Complimenti.

      • Michele Scarparo – Mi piace: la Grecia, il mare fuori stagione, la natura, il vento forte, il sole d'agosto, l'abbronzatura, il sudore figlio della fatica, dormire svestito, il formaggio di pecora, le erbe aromatiche, il vino fruttato, l'odore della sabbia bollente, le nuvole che corrono nel cielo, le luci della pianura viste di notte dalla cima di un monte, i piedi delle donne, i gatti che si strusciano, i sorrisi, i capelli slegati, un abbraccio la mattina appena sveglio, il caffè amaro, yogurt e miele, il profumo del lievito, volare con la fantasia, raccontare storie. Non mi piace: le promesse non mantenute, il mare in alta stagione, lo smog della val padana, il traffico in autostrada, non avere tempo, le parole che non si incastrano, la cattiveria in ogni sua forma, le bevande gassate, le feste con troppa gente, i libri scritti male, sentirmi inutile, i panni da lavare e da stirare, il lavoro che serve per pagare le bollette, lo stress, le pretese inutili, la televisione, i rumori quando scrivo, i cd che saltano, i gatti che perdono il pelo, dimenticare la caffettiera sul gas, guardare un foglio bianco e chiedermi: "E mo?"
        miscarparo70 il scrive:

        Hai ragione. È che è scritto troppo bene per finire così.
        O forse sono io che non sopporto certe cose.
        Tra l’altro, rileggendo dopo un giorno, scopro che si poteva anche fraintendere il mio commento con una vena polemica. Naturalmente non è così: i complimenti erano (sono!) sinceri.

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