Un volo d’angelo

albero sul lagoIl medico entrò nella stanza come se avesse voluto attraversarla di corsa. Ma appena gli occhi si posarono sul paziente, immobile nel letto, si bloccò come se non se lo aspettasse e l’espressione si fece perplessa.
«Quando uscirà dal coma, dottore?» gli chiese una donna, seduta compita, in un angolo della camera, le mani giunte sul grembo quasi stesse spiegando qualcosa al malato.
«Lei non sa quanto vorrei poter rispondere a questa domanda» fece il dottore senza guardarla. Poi si avvicinò alla sacca delle urine che penzolava floscia da un lato delle lenzuola e la soppesò. «È stato un bruttissimo incidente» disse confessandolo a se stesso, «gli altri sono tutti deceduti sul colpo e lui l’abbiamo ripreso per i capelli dopo cinque ore di sala operatoria.»
La donna si ravvivò nervosa il taglio di capelli d’altri tempi: la sedia sul cui bordo sedeva scricchiolò appena e fu quello l’ultimo rumore che si udì prima che il medico abbandonasse la stanza. La luce innaturale si spandeva dal neon violetto come una malattia contagiosa facendo muovere gli oggetti nella penombra e trasformandoli in cose sconosciute e ostili.
«Ma noi abbiamo un cane?» si sentì all’improvviso nella notte.
La donna che si era appisolata credette di aver sognato. Si alzò dalla sedia scomoda e si sedette sul letto. L’uomo aveva gli occhi aperti e la guardava incredulo. «Come si chiama il cane?» insistette lui «bisogna dargli da mangiare e se tu sei qui chi si occuperà di lui?»
«Oh, caro, che gioia sentire di nuovo la tua voce! Dio sia lodato…» fece la donna accarezzandolo. «Che momenti terribili ci hai fatto passare. Abbiamo temuto il peggio. Non ti agitare adesso, stai tranquillo: non c’è nessun cane cui badare, non ne hai mai avuto uno. Tu li odi i cani.»
«Ah sì?» fece lui dubbioso. Schioccò più volte la lingua contro il palato ruvido di anestesia come per sentire che suono avrebbe fatto. «Ho sete, dammi dell’acqua…»
«Non puoi bere, per via dell’intervento. Puoi solo bagnarti le labbra» e gli porse un bicchiere stando attenta a non urtare i tubicini di plastica che si inoltravano misteriosi nelle narici.
«Cos’è successo?» domandò lui con voce arrochita.
«Un incidente stradale. Una moto ha invaso la tua corsia e, per evitarla, hai sfondato il guard-rail precipitando dal viadotto: un volo d’angelo di decine di metri: sei vivo per miracolo… Te l’avevo detto, io, di non partire, ma tu niente, fai sempre di testa tua…»
«E tu… tu chi sei?»
«Che dici? Non ricordi? Sono tua moglie, Giulia. Non ti affaticare adesso, vado a prendere i bambini e te li porto su, così puoi salutarli, erano tanto in pena per te…»
«Aspetta, non andare via, rimani ancora un po’…» fece lui sfiorandole le dita.
«Certo caro, come vuoi tu.» Per qualche attimo l’uomo non disse nulla. Cercò di mettersi seduto senza riuscirci; la donna gli sprimacciò il cuscino dietro la testa.
«Io… io mi chiamo Franco e faccio l’architetto qui ad Alvona, vero?» chiese lui nebuloso.
«Non ti preoccupare di questo, ora, pensa piuttosto a guarire. Vedrai, andrà tutto a posto» fece lei dopo un momento di incertezza, accarezzandolo di nuovo. «Il medico mi aveva avvertito: ci vorrà solo del tempo. Tu ti chiami Flavio, fai il pittore e viviamo qui, a Lughi, da quindici anni. Non so nemmeno dove sia, Alvona, tesoro…» fece sorridendo, preoccupata.
L’uomo non dovette sentire la risposta perché, quando riaprì gli occhi, era già giorno e il dottore era in piedi davanti a lui con l’aria soddisfatta.
«Sono proprio contento di constatare che si sta rimettendo rapidamente…» gli disse il medico scrivendo qualcosa sulla cartella clinica. «L’intervento è riuscito alla perfezione e, ora che è fuori dal coma, mi sentirei anche di escludere possibili complicazioni» fece rassicurante sentendogli il polso. «Ah, quasi dimenticavo… non siamo riusciti a reperire tra i suoi effetti personali un suo documento di identità: c’è qualcuno cui potremmo rivolgerci per gli aspetti, come dire… burocratici? Sa, questa è una casa di cura…» e gli strizzò l’occhio. L’uomo avrebbe voluto dire qualcosa, ma si accorse che faceva ancora fatica a mettere a fuoco il suo pensiero. Si concentrò:
«Chieda a mia moglie, dottore; risponderà volentieri a tutte le sue domande: è là fuori» e la indicò con il mento vedendola attraverso il vetro, in corridoio, che stava parlando con un’infermiera.
Il dottore si girò e la individuò.
«Le piacerebbe eh? Non credo però che lei sia sposato, non aveva la fede al momento del ricovero» fece il medico sorridendo in modo stanco. «Quella, poi, è una suora laica, viene qui solo per far compagnia ai malati.» Quindi, prendendo un’espressione seria: «e visto che ci siamo, le prescrivo anche una bella visita psicologica. Ha riportato un esteso trauma cranico e non potrà che farle bene.»

43 pensieri su “Un volo d’angelo

  1. Ciao, Briciola!
    Ho trovato il tuo “Mi piace” nel mio blog e sono venuta a trovarti nel tuo…
    Una domanda: come ti è capitato di leggere il mio post???
    Te lo chiedo perché vorrei capire meglio come funziona tutto questo “ambaradàn” dal quale talvolta mi sento spiata, anche se poi non riesco ad uscirne sbattendo la porta, come forse dovrei fare…
    In un primo momento, dal titolo del tuo blog, ho pensato che tu fossi una
    ragazza; poi ho letto due racconti, “Un volo d’angelo” e “Come biglie in una scatola” (belli!) e ho capito che dovevi essere di sesso maschile, perché di genere maschile è il tuo modo di scrivere.
    Non voglio tediarti, ne approfittare della tua pazienza, ma vorrei chiederti,
    vista la tua esperienza, come posso migliorare la gestione del mio blog che,
    lo avrai notato, è piuttosto naif e rudimentale…

    • Penso di essere capitato sul tuo blog utilizzando lo strumento ‘Lettore’ di WordPress dove è possibile fare ricerche per tag. Ma non deve essere una cosa recente, credo.
      Per quanto riguarda la questione del come migliorare il proprio blog il discorso è piuttosto ampio e complesso e richiederebbe spazio e soprattutto tempo. Puoi guardare la sezione su questo stesso blog –> cose da blogger e magari trovi qualcosa che ti interessa. Qui posso solo darti, al volo, alcuni veloci suggerimenti: innanzitutto trova documentazione su come gestire al meglio il blog: puoi trovare materiale sia sul web che in libreria; inoltre puoi curiosare in giro osservando cosa fanno gli altri blogger (che abbiano un proprio seguito e) che occupano la tua stessa nicchia di interesse; imparare dagli altri è sempre utile; da ultimo (ma l’argomento, ripeto, è molto più articolato di così) tieni bene a mente il fatto che un blog non è un’isola e nasce come strumento socialmente orientato; dunque: innalza qualità e quantità dei post e ponili in condivisione in una rete di contatti e scambi sul web.
      In bocca al lupo e auguri.

  2. al solito: bravo. auguri e che l’ispirazione ti sostenga sempre così che noi si possa continuare a godere del piacere della tua lettura. bello anche il quinto numero della webzine. complimenti sandro

  3. Ciao Briciola, spero che ti ricordi almeno vagamente di me, anche se i tempi di Splinder sono sempre più lontani. Sono passato ad augurarti un felice anno nuovo e per informarti che ho deciso di rilasciare in forma gratuita il mio romanzo – Verso Santiago. Lo puoi trovare a questo indirizzo:

    http://www.graffiati.it/downloads/

    Naturalmente l’invito è rivolto anche agli amici del tuo blog. Un saluto.
    MaxWeb

  4. Quando leggi questi racconti, li termini con piacere e ti rimane impresso il dubbio del ‘lo sapevo che c’era la fregatura’. Bravo, complimenti. E buone feste natalizie. Univers

  5. Un racconto molto bello ed intrigante, con personaggi non proprio chiari nel loro ruolo, come se di proposito sono presenti per mettere in confusione le persone che si risvegliano non ricordando.
    Ciao, Patrizia

  6. Un volo ad angelo? Credo proprio di sì. Flavio, il pittore, o Franco, l’architteto, o come diavolo si chiama l’uomo stanno vivendo un’altra vita, diversa da quella di prima.
    Il più inquietante il il dottore che pare vivere in un’altra dimensione, quasi estraneo al dramma del ferito. Così lo manda dallo psicologo ma forse è lui che ne ha bisogno.
    Veramente bello e intrigante è questo racconto, che, pressupongo, tutti si aspettavano con un finale diverso.
    Complimenti

  7. può accadere proprio così, una fantasia che prende forma e diventa x noi pura realtà, quella magari che si desidera. Io ho mamma che ora così, proprio ora sta parlando di papà come fosse appena passato… è mancato 25 anni fa. X me non è semplice oltre che triste, ma x loro è ricrearsi una propria realtà magari quella di 40 anni prima… scusa se ho raccontato. Piacere, buone feste!

      • Sì, ma buzzatiano mi piace moltissimo, Alessandra. Molto meglio di kafikiano o beckettiano perché, in fondo alle pagine di questi due grandi scrittori c’è solo uno spirarglio che dà sulla disperazione o sull’incomprensibile negativo. E la mia scrittura non vuole esserla, disperata intendo dire.
        Meglio sarebbe però briciolanellattiano, ma questa è un’altra storia. 🙂

  8. Succede. Non voglio provare ad immaginare il seguito, perché non ha senso. Non mi preme sapere come finirà, piuttosto mi interessa capire lo stato d’animo da cui è partito chi ha scritto il capitolo….
    Davvero ben scritto.
    Un sorriso
    Giancarlo

  9. Bella fortuna essere ancora vivi…ma se un miracolo ci tiene in vita…non è possibile fare nulla se siamo impigliati in un ruolo che non ci piace, in un matrimonio che ci sta stretto e in una routine da cui vorremmo evadere ogni minuto…in questi casi un miracolo non basta…ci vorrebbe UN’ALTRA VITA!!!
    CIAO E AUGURI!!!

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