Come biglie in una scatola

natura

«Lei è un buono a nulla, un incapace, un inetto…»
La vena strisciava sulla fronte del Direttore come se imprigionasse un rametto color bluette. Il dott. Silvestri sapeva che quello era un gran brutto segnale e che la momentanea interruzione era dovuta al fatto che il suo interlocutore, da dietro la scrivania in mogano (su cui sarebbe potuto atterrare comodamente un elicottero) aveva solo esaurito gli insulti. Ora il Direttore aveva infatti tolto gli occhiali e si stava massaggiando le palpebre. Anche quello era un pessimo indizio.
«Le era stato detto di chiudere l’affare a 1788.3 a lotto…» proseguì lui con un fiocco di spuma bianca all’angolo della bocca «e lei cosa fa? Pratica uno sconto di 57.4 a partita! Ma è impazzito? Oltre tutto con la Trade Carbur Associate che non dà nessun affidamento nei pagamenti! Non aveva avuto istruzioni precise dal suo capo area?»
«Sì certo, ma vede…» fece Silvestri alzando addirittura un dito.
«Stia zitto, per carità, abbia almeno la compiacenza di tacere, so già tutto. Lei deve solo ringraziare suo zio, perché se non ci fosse stato lui dietro la sua assunzione, questa penosa conversazione non avrebbe mai avuto ragione d’essere…»
E la chiama conversazione, pensò il Silvestri sforzandosi di non abbozzare un sorriso amaro.
L’interfono inoculò nell’aria una breve nota morbida. Il Direttore era rimasto immobile, come se quel suono improvviso gli avesse tolto la corrente. Lo sguardo era rimasto feroce, gli occhi enormi spalancati sulla vittima, le braccia bloccate sul bordo della scrivania quasi avesse voluto spingerla addosso al dipendente. L’uomo, al secondo trillo, si riebbe e, con uno scatto, si girò premendo l’indice sul pulsante di comunicazione.
«Non le avevo chiesto di non essere disturbato per nessun motivo?» fece rabbioso.
«Mi scusi Direttore è che… è che…»
«Non mi faccia perdere tempo, per cortesia! Parli!»
La segretaria si fece coraggio. «Hanno telefonato da casa sua. Suo padre è morto.»
Un silenzio raggelante entrò attraverso l’interfono e si disperse per l’ufficio. Il Silvestri avrebbe voluto andar via in punta di piedi, i quadri alle pareti ritirarsi nel muro e le piante lussureggianti sprofondare nel pavimento. Quelle parole rimbalzarono nella testa del Direttore come biglie in una scatola di ferro. Si rivide bambino, con la manina sprofondata in quella larga di suo padre, sul lungomare della città, percepì la consistenza ruvida della sabbia tra le dita, udì da qualche parte del suo cuore la voce rassicurante di quell’uomo e ripensò a quel sorriso, così dolce, che non avrebbe visto mai più.
«Direttore, è ancora lì?»
«Sì, Giulia, sono qui» disse lui dopo qualche attimo, schiarendosi la gola.
«Cosa vuol fare, Direttore?» chiese la donna, la voce screpolata dalla commozione.
Ci fu ancora silenzio. Poi lui, con tono grave e calmo:
«Dunque, domani sono a Bangkok, poi ho due riunioni importanti, cui non posso mancare, nella sede di Los Angeles e la transazione Inglès da preparare… facciamo così: contatti la migliore agenzia di pompe funebri. Che mettano mio padre in una cella frigorifera. Mi farò poi vivo io, penso la prossima settimana, così ci mettiamo d’accordo per trovare un buco libero per il funerale.»

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La storia minima ‘Come biglie in una scatola’ è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta il 15 dicembre 2013 sul blog:

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11 pensieri su “Come biglie in una scatola

  1. Il brano fa capire che alla fine si è impotenti di fronte alla morte…è una pura illusione credere che avere il controllo dei soldi porta ad avere il controllo della vita propria o altrui!!!
    Ciao.

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