Danza con me

nobildonnaEra già stato in quella città, ma questa volta l’impegno di lavoro gli aveva lasciato del tempo per gironzolare tra le chiassose vie del centro. Si approssimavano le vacanze di Natale e i negozi si erano vestiti di luci e di colori. Percorrendo la strada principale, Curzio vide a un certo punto, sulla destra, una chiesetta schiacciata in un vicolo come se le due case ai lati fossero cresciute durante la notte con l’intento di cacciarla via di lì. Dal portone aperto s’intravvedeva la luce morbida e calda di un cero acceso: decise di avvicinarsi. Sulla soglia, si accorse che la facciata di marmi rosa e verde smeraldo non rendeva giustizia alla struttura interna che era molto più ampia. La penombra era diffusa, intrisa di incenso, e interrotta qua e là da candele sparpagliate ai piedi dell’altare principale e di alcune statue di santi che facevano capolino dalle loro nicchie. Si genuflesse sull’inginocchiatoio d’un banco come se avesse obbedito a un ordine. Mormorò tra sé e sé qualcosa che sarebbe dovuta essere una preghiera quando da dietro l’altare maggiore sbucò all’improvviso, danzando in un fruscio, una giovane donna completamente nuda sotto un velo di organza che parzialmente la copriva. Ballava con grazia seguendo una musica che solo lei sentiva, volteggiando ora su un piede ora sull’altro a disegnare nell’aria gelida figure eteree ed eleganti. La penombra giocava con quel corpo sinuoso cancellandolo a tratti e a tratti valorizzandolo come in un bozzetto a carboncino. Aveva gli occhi socchiusi e un sorriso dolcissimo che le illuminava il naso piccolo e le labbra delicate. L’immagine era irreale come un sogno sfilacciato frutto dell’ebrezza: una nuvola di voluttà in un luogo consacrato. Stava danzando da qualche minuto quando entrò, proveniente dalla sacrestia, un prete che, con passo lento e cerimonioso, si diresse al tabernacolo da dove estrasse la pisside che riempì di ostie. ‘Adesso la vede’ pensò Curzio ‘Adesso la vede’. Ma la donna continuava a piroettare indisturbata alle sue spalle come fosse sola, cimentandosi in passi di danza sempre più arditi a mostrare con naturalezza le parti più segrete del suo corpo. Il prete, intanto, nel suo daffare, era passato vicino a Curzio e lui non resistette dal chiedergli:
«Ma quella chi è, padre?»,
«Come dice, scusi?» fece il prete assorto nei suoi pensieri.
«Quella donna, che balla…»
«Ah perché lei la vede?» fece aguzzando la vista e cercando di bucare il buio, ma guardando nel posto sbagliato. «Me lo dicono sovente le mie pie donne. A me, forse per ragioni superiori di ufficio, non mi è data l’opportunità di vederla…» e sorrise tra l’ironico e il compiaciuto. Poi, appoggiandosi con una mano al banco di Curzio si mise comodo e disse: «Credo sia la marchesa Matilde Simi De Castrovillari. Una nobildonna eccentrica, molto ricca, celebre in città per i suoi costumi, come dire…, disinvolti, e per il suo salotto letterario frequentato dal bel mondo del primo Ottocento. Poverina è morta di tisi che non aveva trent’anni, ma ha lasciato un ingente somma alla Curia perché fosse edificata questa chiesa a suffragio della sua anima. È stata sepolta, laggiù, sotto l’altare maggiore. Ma quando mezzo secolo fa aprirono la tomba la trovarono inaspettatamente vuota. Gli scienziati dissero che, siccome il terreno non avrebbe consentito la decomposizione del corpo, le avevano versato addosso, subito dopo il decesso, un potente acido per scioglierlo. Altri ancora, dicono invece che, non potendo rinunciare alla passione per la danza, lei ogni tanto se ne esce a farsi un balletto. Pensavo fosse solo una leggenda. Certo che se lei l’ha vista…»

36 pensieri su “Danza con me

  1. Se m immedesimo in questo genere di scrittura, allora io posso dire di essere sicura di vederla ballare la bella Matilde e farsi beffe di tutti, sopratutto della Morte.

    sherauncarissimosaluto

  2. Danza con me… la vedono tutti tranne il prete che forse non vuole vedere, peccato!
    Aleggia e volteggia l’anima di una giovane fanciulla, troppo giovane per non lasciare le sue traccie. Donna desiderata e irrangiungibile?
    Comunque un racconto delizioso.

  3. Sembra il sogno segreto dell’autore e di tutti noi che leggiamo.
    Il prete nega di vederla per lo stesso motivo.
    Intrigante.

  4. molto carino, sobrio e delicato. Mi ricorda le vecchie novelle del paese. La sposina morta, la fanciulla che sbucava nel bosco e il pretino, come mi raccomtava mio nonno, che alcuni vedevano in mezzo alla nebbia tra i castagni.

  5. Molto pacato quel prete. Non crede ai fantasmi, ritenendoli degni delle pie donne. Lui si sente superiore e dice «A me, forse per ragioni superiori di ufficio, non mi è data l’opportunità di vederla…». Non c’è il minimo dubbio in proposito.
    Veramente pregevole è questo mini racconto, anche se può apparire col finale troncato.

    PS. Se pensi di partecipare in gennaio a Caffè Letterario, la data del 19, solita terza domenica, può andare?

  6. Anche a me è parso a volte di vedere le persone care che non ci sono più…come se capissero che avevo bisogno di loro…
    E’ fantastico questo racconto: crea una atmosfera che mi pare di aver già provato. Del resto se da piccola avevo paura dei fantasmi e ne ero terrorizzata…adesso ho capito che i morti non potrebbero fare del male…
    Può essere che la marchesa appare solo per chi ha un animo sensibile per apprezzare la sua presenza…e il prete è troppo affaccendato per vederla…
    Mi piace!!!

    • Ho pensato che non potesse vederla solo perché era nuda o comunque perché il prete non credeva alla leggenda. Ho optato per una soluzione ironica. Anime e fantasmi, poi, temo siano concetti non sovrapponibili.

      • Se appare un corpo di un fantasma e lo si può vedere, che sia nudo o vestito, a mio parere fa poca differenza; se appare davvero allora lo può vedere anche chi non ci crede, preti compresi… altrimenti non lo si può vedere e basta, credo. Non per altro, ma perché pure i preti hanno occhi. Le soluzioni ironiche sono apprezzabilissime, gli atteggiamenti che richiamano ipocrisie reali un po’ meno. NOn ho mai visto un fantasma e nemmeno un’anima, anche se di quest’ultima ho percepito l’esistenza ogni qual volta mi avvicino a un mio simile, o a un luogo che so riconoscere; personalmente non sono quindi in gradi di dire se i due concetti sono sovrapponibili. Ma parlando per i potesi, se i fantasmi esistessero e se vengono da persone che son state vive e che quindi hanno un’anima, allora forse anche i fantasmi avrebbero un’anima. E se non esistono ne hanno comunque una: quella di chi li ha inventati.

Lasciami un tuo pensiero