Le batteva forte il cuore

campi di fienoLe batteva forte il cuore quando entrò con lui nel fienile. Da quando era stata accolta dai suoi parenti, in quella campagna a migliaia di chilometri da casa, le era sembrato, ai suoi occhi di quindicenne, di essere entrata in un sogno senza contorni e senza passato. L’estate era stata lunga, anarchica, senza le briglie degli adulti, con quella cosa là, la guerra, nell’aria; tutti ne parlavano, quando andavano giù in paese, ma sembrava ogni volta sempre tanto lontana tra quelle buffe galline e le pecore dal manto scuro. E poi c’era lui, Edmond, suo cugino, di qualche mese più vecchio di lei, con quel suo sorriso sornione, sicuro di sé, la sigaretta penzolante tra le labbra perfette a darsi un’importanza che aveva già di suo. Un tipo tosto, gli occhi grigi d’un gatto randagio che sapeva rovistare nell’anima con la perizia di un sapiente orologiaio e le mani grandi come di chi sa già dominare gli ingranaggi astrusi dell’inquieto vivere. Sì, sapeva leggerle nei pensieri, lui, anche quelli che non avrebbe dovuto, anche nei momenti in cui pareva dar retta alle nuvole di passaggio per orientarsi nel mondo là fuori e comprendere in che direzione va la felicità. Gli altri due cugini, Isaac e il più grande Osbert, non la facevano sentire così, come cioè avesse appena bevuto un’intera bottiglia di rosolio in un solo fiato. Erano diversi, matti a modo loro, tuttavia diversi; tipi interessanti, non c’era dubbio, ma decisamente dei cugini. Anche Edmond lo era. Dio mio se lo era, ma, prima di tutto, era Edmond. E ora che era entrata in quel fienile da sola con lui aveva smesso di respirare. Lui le aveva preso la mano, così, d’un tratto, e l’aveva portata con sé, senza dir nulla, nella luce calda del giorno verso la grande costruzione in legno che giganteggiava dietro casa. E lei lo aveva seguito, come il tuono segue il lampo, incamminandosi verso il suo destino. I raggi verticali del sole picchiettavano sul tetto altissimo facendolo scricchiolare; il profumo saturo di paglia, là dentro, era intenso e dall’alto della finestra spalancata sulla campagna morbida dei vapori del meriggio entrava a ondate lo stridio sfinente delle cicale. Si sdraiarono, inebriati dalla giovinezza, su un cumulo di fieno sfatto. Lui le teneva ancora la mano, ma il loro viso sorridente era rivolto al soffitto, quasi potessero vedere, oltre le assi ingiallite, la vertigine di un mare rovesciato sopra le loro teste. Lei pensò qualcosa che sperava lui ascoltasse. E rimase delusa quando vide che non diceva nulla. Dopo qualche attimo, però, lui si pose d’un fianco e la baciò teneramente sulle labbra. Lei ne fu sorpresa di essere sorpresa perché era proprio quello che aveva pensato. Arrossì, e mentre lo sentiva stendersi di nuovo accanto a lei, ancora più vicino, lei già naufragava nel sapore della sua bocca, che sapeva di tabacco e di miele. Ma furono pochi secondi perché si accorse, appena dopo, che non poteva più muoversi. Voleva guardarlo per nascondersi nei suoi occhi grigi ma non riuscì più a muoversi. Anche i suoni tutt’attorno erano d’improvviso cessati. Era imprigionata nel fotogramma fisso di un film che non riusciva più ad andare avanti. Smise a poco a poco persino di pensare. Tutto era diventato immobile.

In quel mentre, la signora anziana sentendo le palpebre pesanti aveva chiuso il libro; si tolse gli occhiali da vista nel cui riflesso vide il suo viso stanco e i capelli spenti; lo posò sul comodino ripensando alla tenerezza di quella quindicenne alle prese con il suo primo amore. La storia prometteva bene, si disse, ma l’avrebbe ripresa domani. E si addormentò.

57 pensieri su “Le batteva forte il cuore

  1. 🙂 Il fienile era stato per anni e anni un mito, per me…
    Mi avvio a essere la fortunata vegliarda. Come nella migliore letteratura, nelle tue storie o per un verso o per l’altro ci si ritrova. Bravo ancora.

  2. Il finale è un trucchetto sapiente del “mestiere”, per il resto è un gran bel pezzo, con alcune descrizioni minuziose che mi sono piaciute tanto. A presto. Univers

  3. “Un tipo tosto, gli occhi grigi d’un gatto randagio che sapeva rovistare nell’anima con la perizia di un sapiente orologiaio e le mani grandi come di chi sa già dominare gli ingranaggi astrusi dell’inquieto vivere”

    mi sono già innamorata di sto tizio 😀

  4. Secondo me la donna anziana sta scrivendo qualcosa che le rammenta la gioventù…beata lei che ha avuto questi cugini così aitanti…che la hanno insegnato tutte queste faccende…ecco e poi si lamentano che io sono timida…e sarà che non ho avuto cugini all’altezza e che mi spigliassero…ecco…vedi…vedi…
    Briciola ma le tue cugine come sono? Ti hanno spigliato o sei stato sfigato come me?

  5. Lo stupore della giovinezza ‘Lei ne fu sorpresa di essere sorpresa’.
    Un amore o un forte attrazione tra due giovani vhr podds siutarli a crescere ‘sani’. Sogni d’oro alla vegliarda.

    shera

  6. Tutto lasciava pensare: una storia d’amore tra due cugini ancora adolescenti, la prima volta, ecc ma che la vecchia, soddisfatta di quella lettura parziale, mollasse il romanza sul più bello, quello proprio no.
    Forse un giovincello….
    A parte tutto è stata una lettura gradevolissima con tante belle immagini.
    Veramente bravo.

  7. amore,sensi e…sonno. perchè la vecchia signora smette di leggere? vuole forse sognare vecchie sensazioni sopite? teme che stia per accadere qualcosa di spiacevole?o forse il libro ha fatto semplicemente il suo dovere, accompagnandola dolcemente in braccio a Morfeo? grazie e buona settimana!

  8. i personaggi di una storia, se ben scritta, vivono di vita propria e vanno ben oltre il finale del libro. Quello che ho appena letto me ne dà la conferma! 🙂 Mi auguro che la stanca signora anziana riapra la storia il prima possibile, a questo punto! Un saluto.

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