Volevo incontrare la luna

notteVolevo incontrare la luna, e invece ho incontrato solo i miei pensieri sotto questi rami secchi di lillà. Mi aspettavano nel buio, come ladri senza pace, stando attenti a trattenere il respiro perché non mi accorgessi della tristezza che usciva dai loro cuori. Mi aspettavano, perché è la pazienza la loro più grande virtù avendo saputo costruirsi, notte dopo notte, una tana tra le più profonde nelle pieghe non risolte dell’esistenza; è bastata un’occhiata d’intesa e d’un tratto si sono scoperti fratelli d’inquietudine e amarezza.
Non puoi passare di qui senza di noi, mi disse uno, il più grosso e meglio vestito di tutti, lo sguardo falso e cordiale come per far comprendere che la vita è solo una cortese illusione.
Siamo oramai tanti, fece un altro nell’incavo della macchia al limitare del bosco, la cui voce mi annebbiava la mente. Non puoi continuare a evitarci. Noi esistiamo.
E subito, dal velo scuro che li nascondeva, rapidi come una conferma sempre temuta, luccicarono numerosi sguardi vuoti ognuno dei quali reclamava una risposta, un chiarimento, una spiegazione. Erano sparpagliati come lucciole svagate, ondeggiando a ogni sospiro del vento. Sì, siamo tutti qui, parevano voler dire in coro, l’occhio sbarrato sul mondo lontano.
Tu vuoi dimenticarti di noi, sentii dire da qualche altra parte, ma sappi che invece siamo tutti qui, uno per uno, presenti e indistruttibili a ricordarti le scelte che hai fatto e quelle che, per convenienza, hai abbandonato. Frasi dure come orgoglio raggrumato, impastate di un silenzio ancora più devastante delle parole stesse, perché esprimeva l’indicibile e ciò che non era più possibile ammettere.
Alcuni si trascinano da tempo, altri son nati da poco, altri verranno, aggiunse ancora quello vestito da damerino. Osserva bene le tue mani, guarda il tuo viso: si stanno avvizzendo come frutti dimenticati sull’albero; la luna che stavi cercando è passata di qui già sin troppe volte sotto questo stesso cielo. Fermati, parla con noi, insistette con calore, come se ne andasse della sua stessa vita.
Sì, parla con noi, si intromise all’improvviso un altro figuro, figlio della notte nell’ora più ostile, con un passo deciso nella mia direzione. Sotto il mantello gonfio di rancore, luccicò per un attimo quella che mi sembrò la lama di un coltello affilato.
Certo, faremo in un attimo, fece ancora lui, scoprendo alcuni denti grigi.

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La storia minima ‘Volevo incontrare la luna’ è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta il 20 ottobre 2013 su:

–> Il blog Caffè letterario

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14 pensieri su “Volevo incontrare la luna

  1. ….Sotto il mantello gonfio di rancore … Bella immagine orrorifica!!! Ma se è vero che ferisce più la penna che la spada, tu sei a posto 😀 (Ehm.. battutina banale per un racconto che non lo è)

  2. La tristezza che usciva dai loro cuori?…I pensieri di chi ama non possono mai avere questa tristezza…comunque sei troppo profondo e acuto, come se avessi avuto paura di perdere qualcuno che ami…o è solo la tua capacità espressiva a rendere questo effetto? Per me potresti essere ottimo come scenografo!!!!Un talentone! Complimenti…

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