Via delle Fonticine

FonticineEra uscito a fare due passi. Aveva voglia di stordirsi un po’ tra il via vai dei turisti e camminare, un piede dietro l’altro, lasciandosi trasportare dalla curiosità di una vetrina, di uno scorcio improvviso o di un ricordo rivisitato. Solo così sarebbe riuscito a staccare una mezz’oretta dal lavoro, costringendo la mente a seguire altri percorsi e altri pensieri.
La luce del tramonto spioveva morbida colorando di rosa la cattedrale austera. I marmi si erano accesi d’un colore sanguigno e le statue nelle nicchie anguste sembravano imponenti come avessero percepito su di loro un proiettore inatteso e una ribalta su cui esibirsi. Il vociare caotico delle persone per strada componeva a tratti una melodia disordinata dove si stemperavano dialetti e lingue straniere di ogni tipo, come tanti concertisti che cercassero, ciascuno per conto proprio, l’accordo perfetto prima del grande concerto.
Lapo passeggiava da un po’, le mani raccolte dietro le spalle leggermente curve, come faceva spesso, quando si accorse che stava seguendo in modo imbarazzante il didietro di una donna davanti a lui. Ondeggiava proprio sotto i suoi occhi in modo sobrio ma ipnotico, restituendo un’impressione di consistenza e tonicità propria della giovinezza, ma allo stesso tempo di eleganza naturale e di sensualità devastante. Era di una ragazza sui vent’anni, i capelli lunghi di boccoli biondi, alta più di un metro e ottanta, grazie a un tacco 12 che le imponeva un’andatura importante, ma spigliata. Gli shorts erano davvero molto marginali e coprivano a stento le curve aggressive da vertigine, mentre gli stivali in pelle attribuivano al completo, per la loro foggia, una nota trasgressiva ai limiti del volgare. Si meravigliò molto di aver concentrato la sua attenzione su quella parte anatomica; non era infatti da lui o almeno non era da chi nel frattempo era diventato da quarant’anni a questa parte. Continuò tuttavia a starle a pochi metri di distanza, sforzandosi a ogni passo di prendere un’altra via, perché era ben consapevole che non fosse né serio, né dignitoso quello che stava facendo. Poi la ragazza si fermò. Si era messa a parlare con un’altra persona, probabilmente coetanea, vestita in modo molto più sobrio, quasi anonimo; quando la seconda ragazza si girò di profilo la riconobbe: era sua figlia ed ebbe un tuffo al cuore. Adesso sì che ricordava! Ma sì certo. La ragazza che aveva seguito, quando sua figlia ancora andava alle elementari, era venuta un paio di volte a casa a fare i compiti. Era una bambina introversa, allora, e pure bruttina. Ora ricordava bene: si chiamava Mara, Mara Colasanti, o qualcosa del genere. Sì. Quanto tempo era passato! Chi l’avrebbe mai detto che quella bimba tanto sgraziata sarebbe diventata così.
Decise che era il momento di staccarsi da loro e di riprendere la via dell’ufficio. Mentre si mosse, la figlia e Mara cominciarono anche loro a camminare, ancora una volta, davanti a lui. Era strano vederle così vicine, a braccetto, e così tanto diverse: due mondi opposti, due modi antitetici di affrontare la vita e, non di meno, evidentemente, ancora legati da una solida amicizia al di là delle differenze.
A un certo punto svoltarono entrambe a destra per via delle Fonticine. Si bloccò a osservarle mentre si allontanavano parlottando fitto fitto tra loro. E stava per andarsene quando notò che ora discutevano con un signore anziano appena arrivato, una pancia prominente e il viso semi nascosto da barba e occhiali spessi. Pareva un professore di scienze o un primario illustre. L’uomo si chinò a baciarle tutte e due sulla bocca e poi, presele sotto braccio, entrò con loro nel vicino albergo a cinque stelle.

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La storia minima ‘Via delle Fonticine’ è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta il 15 settembre 2013 su:

–> Il blog Caffè letterario

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16 pensieri su “Via delle Fonticine

  1. Non a caso si dice tale padre tale figlia…oppure cavolo è figlio a broccolo o ancora sotto una cattiva spina nasce una cattiva rosa oppure buon sangue non mente…notte!!!

  2. Non ho capito perché il protagonista non afferra la figlia per il braccio tirandola a casa…credo che la madre e moglie dovrà prendere padre e figlia a ceffoni per farli ragionare…cmq bello il racconto ma è ancora meglio il mio finale!!!

  3. Il mondo va così, è sempre andato così e non c’è niente di scandaloso. Molti però si sono illusi e hanno messo nascosto la testa nella sabbia, pensando che le cose andassero diversamente.

  4. Anche se doloroso. Sappiamo che accade, ma non si può far qualcosa?
    Non credo, non si salva chi non vuol essere salvato, quindi … Può darsi che in fondo il tutto si riveli un gioco, un gioco che dura da millenni.
    Giancarlo

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