Arrivederci. Anche se è un addio

porte di sabbiaVa bene, allora ti lascio andare. Se hai proprio deciso, ti lascerò andare.
Sì, sono sicura che ci hai pensato bene. E poi è nell’ordine naturale delle cose.
Ti ho tenuta in grembo fino a ieri, qui, tra le mie braccia, come una cosa preziosa,
come la cosa più bella del creato.
Sono stata tutto il tuo mondo, il tuo orizzonte, il rifugio dei tuoi sogni.
Ho raccolto i tuoi pianti, i primi gridolini di gioia, le incertezze del vivere e i dubbi dell’esistere; ho visto i tuoi primi sorrisi devastanti e le tenere parole per esprimere meraviglia. E ora, in un attimo, è venuto il momento. Un momento che non è più rimandabile, che non si può più far finta che non verrà.
Ma tutto il passato è stato davvero un istante. Il tempo di un tuono, il tempo di un lampo, un ingannevole attimo in cui mi sono illusa che, nonostante tutto, mi saresti appartenuta per sempre.
E ora cerchi solo di sfuggire al mio sguardo, perché tutto quello che vuoi è abbandonare questo posto il più in fretta possibile.
Il tuo imbarazzo è la mia disperazione, la tua determinazione la mia sconfitta.
Sì, lo capisco, è la maledetta ruota che gira e schiaccia ogni cosa. L’urgenza della vita che si rivolta contro la vita.
Ma vedo che non mi ascolti neppure più, Anima mia.
Pregusti già la tua partenza, la nuova avventura.
Sì, non posso più trattenerti, Tesoro. Va bene, vai, se devi andare, vai.
Fai buon viaggio. E ti dico arrivederci, anche se so che è solo un addio.

E la goccia di pioggia si staccò dalla nube soffice e bigia per cadere poco più in giù sulla terra ostinata.

55 pensieri su “Arrivederci. Anche se è un addio

    • Non so se prenderlo per un complimento o per una critica… 🙂
      Mi ricorda il commento di tanti anni fa con cui una affezionata lettrice mi scrisse che scrivevo cose troppo interessanti per essere un uomo.

  1. I vostri figli non sono figli vostri.
    Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
    Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
    e sebbene siano con voi non vi appartengono.
    Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
    Poiché hanno pensieri loro propri.
    Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
    giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
    che voi non potete visitare neppure in sogno.
    Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
    come voi siete.
    Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato. (K. Gibran)

    Bellissimo post

  2. Che bestia, io che entro per caso in punta di piedi nel blog cercando di capire e sbaglio. Briciolanellatte per me è madre e sbaglio. Spero che non sia mai un addio e sbaglio. Io attratto dalle quinte di porte della foto e sbaglio. Goccia e nuvola sono indistinguibili, sempre che accadueo significhino ancora qualcosa.

  3. strano… io dico addio a un amico blogger e stranamente mi ritrovo a leggere questo post, tanto che per un attimo ho pensato che parlassi di lui.

    Sei riuscito molto bene a descrivere quel distacco padre/figlia che avviene in quel momento della vita in cui un padre si sente impotente perché sa che la figlia ha già deciso, indipendentemente dalla volontà genitoriale.
    Però non ho capito il titolo.
    E’ davvero un arrivederci, perché “addio”?

    • Il perché non te lo chiederei mai sapendo bene che sei molto riservata, ma devo dire che hai scritto una cosa bellissima che vale più di mille complimenti. E oggi ne avevo proprio bisogno. Grazie Alessandra, sei dolcissima.

  4. Tristissima…non ci voglio nemmeno pensare…. Viene fuori tutta la montagna di fragilità che abbiamo dinnanzi alla Vita. Sei stata bravissima.

  5. Poi scusa per l’eccesso di veridicità…ma leggendolo si vede che sei rigido ad entrare nella parte femminile e non ti calza il ruolo: non sembra un animo femminile …nel senso che la dolcezza che esprimi non sembra di una donna e potresti sembrare un padre da come parli…ma non una madre…

  6. Solo la morte ( forse neanche lei) si può considerare un addio, il distacco dei figli dai genitori e solo un passaggio ad un altro livello dello stare insieme, ci si sente, ci si vede anche quando si è molto lontani (la tecnologia lo permette). Il post è molto bello ma non lo condivido perché il distacco di una goccia d’acqua dalla nuvola che l’ha generata somiglia più alla perdita di un figlio che a un suo naturale allontanamento per raggiunti limiti di età.

      • non voglio lontanamente pensare che il finale non sia il classico happy ending, non lo sopporterei! no no e no!
        faccio come Scalfaro che disse “io non ci sto!”

        è un bel racconto (non so esattamente quanto della tua vita personale confluisca nei tuoi racconti) ma, dopo la tua osservazione, spero che davvero sia solo un racconto… capisci cosa intendo? (non ho il dono della parola oggi =_=)

        • E’ solo un racconto, per carità. Mi basavo solo su una considerazione piuttosto crudele della vita secondo cui i figli non ci appartengono mai, anche quando sembra il contrario. Dai loro la vita e loro giustamente se la prendono per consumarla a loro volta in una parabola che, rispetto all’infinito, è altrettanto breve come può essere la vita di una goccia di pioggia.

          • già meglio!
            è che alle volte si scrivono pensieri in modo così intenso, che chi li legge pensa siano conditi da una buona dose di realtà.
            La tua considerazione mi piace molto, non so se mai la proverò sulla mia pelle ma mi servirà da monito per il futuro: “i figli non ci appartengono mai”

  7. Togli subito questo racconto, va censurato: sono meridionale e mi sale il sangue alla testa: apprezzo l’onestà di esprimere ogni cosa con lealtà…ma mi immedesimo e non mi scende…toglilo briciola…di corsa…eheheh

  8. Se l’uomo che amo mi dicesse queste cose…lo picchierei…quale “e va bene allora ti lascio andare”: ma dove dovrei andare?
    “E ora cerchi solo di sfuggire al mio sguardo, perché tutto quello che vuoi è abbandonare questo posto il più in fretta possibile”: forse ci sono momenti in cui uno è solo stanco…non sfugge allo sguardo…sfugge a sè stesso, perchè è in ansia e non si deve pressarlo…altrimenti si sente oppresso e ha paura.
    Conta fino a 10 anche tu, Briciola…vedrai le cose in maniera meno inquieta…
    Buona giornata
    Il racconto non mi piace, perchè ho paura di sentirmi dire queste cose…

  9. Da papà penso che tutto questo mi dovrà capitare per le 4 gocce che sono a casa. 1 se n’è già andata e abbiamo capito che queste goccioline ci sono state prestate per un po’.

  10. Anch’io dal titolò ho temuto fosse un addio al blog, ma spero di essermi solo confusa. In ogni caso questa è pura poesia, mi piace come scrivi e ti ringrazio per condividere questa tua passione con tutti noi. 🙂

  11. Anch’io ho temuto un addio al blog, invece spero non sia così. In ogni caso poesia pura, mi piace molto come scrivi e son contenta che condividi questa tua capacità e passione con tutti noi. Grazie!

    • e sì, l’effetto da unreliable narrator è fantastico! Complimenti. Io l’ho letto come rapporto madre.figlia, è proprio un addio, altro che, non solo fisico. Il distacco è totale, i figli lasciano “la casa” ed entrano nel loro mondo nuovo. Tu ne sei dentro solo se loro decidono di aprire qualche porticina. Ci si vede, ci si abbraccia, ma si è lontani, ognuno di fronte alle proprie scelte. Così vicino, così lontano. Hugs

      • Mi fa proprio piacere che la pensi come me. Anch’io sono convinto che possa essere un addio e non un arrivederci perché nulla, dopo la partenza del bambino diventato adulto, sarà più come prima. Quello che si instaura con il figlio che si allontana da casa, è un genere di rapporto molto diverso dal precedente perché sarà il frutto di negoziazioni, di tardive comprensioni, di attese interminabili e di vuoti improvvisi, ma anche il prodotto di nuovo affetto misto a sensi di colpa e necessità inesprimibili; Il cordone ombelicale viene reciso e qualcosa si spezza in un senso o nell’altro.
        Il post comunque non è di facile lettura, perché in realtà tratta del rapporto surreale tra una nuvola e la sua goccia di pioggia, nell’ottica però della nuvola che lascia andare la sua goccia. E’ l’antropomorfizzazione di due cose strettamente collegate tra loro nell’immaginario collettivo: la metafora è sullo sfondo, in secondo piano, ed è solo negli occhi di legge.
        La goccia di pioggia, peraltro, non necessariamente muore, non solo perché è una cosa e le cose (banalmente) non muoiono, ma soprattutto in quanto bagna la terra facendo principiare un nuovo ciclo, al termine del quale ben potrà ‘tornare’ al punto di origine sotto forma di nuvola. Ma sarà sempre una realtà diversa: il tempo è andato avanti, la vita è andata avanti.
        Quello che mi premeva raccontare era una sorta di fine rituale che nasconde in sé una nuova vita. Sembra, a una lettura veloce, un non lieto fine, mentre in realtà è solo una fredda constatazione, senza giudizi o pregiudizi. Non era semplice comprenderlo, me ne rendo conto, e l’essere stato io criptico nell’esprimermi non ha aiutato. Ma è il limite e la ricchezza della scrittura.
        Sono argomenti complessi e delicati, ma ogni tanto mi vien voglia di affrontarli.

  12. Non mi piacciono gli addii non li reggo mi fanno troppo male.. piuttosto sparisco, non son forte abbastanza per guardare negli occhi una persona e dirgli/ addio … è far tutto il male che ci è possibile agli altri e a se stessi!!!

  13. Molto delicato è questo post dove una goccia di pioggia scende dal cielo. Sarà pioggia o una lacrima? E’ un addio a questo blog oppure solo una finzione?
    Spero di leggerti ancora.

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