Clara, amore mio

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERAEra appena andata via. Ma era la prima volta che non si sentì sollevato. Il vuoto della casa sembrava all’improvviso essere entrato tutto in quella stanza, pigiandosi ben bene tra i muri come in una pentola a pressione. Sentì la solitudine pizzicargli il cuore e l’aria spessa velargli la gola. Uscì in giardino. Il verde era inebriato di sole e la luce liquida di quell’ora gli fece tornare il sorriso.
Nel riporre gli asciugamani di lei in bagno sentì, ancora intrappolato tra le pieghe, il suo odore di donna in amore, a ricordargli cosa mancava davvero nella sua vita. Sì, forse Clara era meglio di altre, anche se era sua intima convinzione che l’una in fondo valesse l’altra e che si sarebbe sempre innamorato dell’ultima di passaggio se non si fosse finalmente fermato ad amarne una soltanto. Chissà, forse era quel suo sorriso dolce a renderla speciale o quel modo leggero di camminare tra i suoi sogni o quella capacità discreta di abitare i suoi vuoti.
In sala, complice un riverbero obliquo di sole, vide tra le cactacee della grande ciotola di terracotta posta al centro, un babbo natale dimenticato dalle feste. Nonostante facesse la massima attenzione nel riporre nello scatolone tutti i ninnoli e suppellettili che sparpagliava per la casa in quei giorni, qualcosa sfuggiva sempre. Ma quel babbo natale lì, costruito su un lungo spillone di legno a tenerlo ritto nella terra, sembrava essersi nascosto a bell’apposta per non farsi trovare. Dalla linea curva di un’opuntia uscivano solo gli occhi e il naso a patata quasi per sincerarsi che nessuno lo potesse vedere. Sì, era meglio di tante altre, si disse mentre stava per acciuffare il fuggitivo. Ma poi decise di lasciarlo lì, ancora per qualche giorno; dopo tutto, almeno lui, si era meritato la propria libertà.
Il ronzio del cellulare nel taschino lo fece sobbalzare. Sentì la sua voce dall’altra parte.
«Clara, ciao, che piacere mi fa risentirti» disse sinceramente. «Sono stato davvero molto bene con te e penso che dovremmo vederci più spesso. Ci stavo riflettendo proprio ora. Abbiamo molti interessi in comune, sei bellissima e sai capirmi. Il tempo con te passa in un attimo.»
«…»
«Clara… ci sei ancora?»
«Sì, sono qui.»
«E allora perché non parli più?»
«Perché mi chiamo Claudia.»

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La storia minima ‘Clara’ è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta il 21 aprile 2013 su:

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11 pensieri su “Clara, amore mio

  1. Molto bello…. l’immagine dell’uomo che ama sempre l’ultima di passaggio, mi ricorda qualcuno 😉 Credo che ogni donna abbia conosciuto un uomo così. Complimenti. 😉

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