Gocce

PaeseSaranno state le due del mattino, forse le tre. Marta aprì un occhio. Qualcosa l’aveva svegliata e rimase in ascolto. Sì, era il rubinetto che perdeva nel bagno, non c’era dubbio. Si girò dell’altra parte sperando di riprendere sonno. Ma come accade sempre in questi casi, il rumore inghiottì tutto il silenzio della notte.
Si alzò con gli occhi chiusi inciampando nelle ciabatte abbandonate ai piedi del letto, sbatté una mano contro la porta semiaperta del bagno ed entro tastando il lavandino. Strinse i rubinetti. No, la goccia malefica c’era ancora. Si trascinò fino in cucina, alzando appena una palpebra. Non voleva correre il rischio di cadere per terra. Chiuse a fatica anche i rubinetti del lavello. Il rumore persisteva. Richiuse gli occhi alzando la testa come una marmotta uscita dalla tana quasi volesse capire da dove soffiasse il vento: orientò le orecchie. ‘Accidenti’ pensò ‘viene da fuori!’ Brontolando tornò in bagno e con due pezzetti di carta igienica si fece dei tappi soffici per le orecchie e tornò a letto. Non fece in tempo a mettersi sotto le coperte che si addormentò. Con le orecchie tappate non sentì però la sveglia e quando si accorse che era tardi Marta si scaraventò a lavarsi e a indossare il primo vestito che trovò nell’armadio. In strada si accorse che il rumore della goccia era molto forte. Accelerò il passo verso l’ufficio che per fortuna non era lontano. Quando arrivò in piazza non riuscì però a passare per la gente che vi si era radunata nonostante l’ora. Si sarebbe detto che tutta Lughi fosse già in piedi.
‘Che succede?’ disse tra sé e sé.
«Il cielo perde…» disse un vigile urbano che l’aveva sentita indicando un punto indefinito sopra la sua testa.
Marta levò anche lei lo sguardo e vide che dal cielo cadevano una dopo l’altra, in modo ritmico, grosse gocce d’acqua. Una larga pozzanghera si stava allargando, poco distante, sui sampietrini. Il cielo era azzurro e sereno: neppure una traccia di nuvola era lì a giustificare quello stillicidio. La gente reagiva borbottando e ognuno diceva la sua. C’era chi rideva, chi osservava il fenomeno con preoccupazione e chi aveva la sua brava spiegazione scientifica.
«È chiaro che è tutta colpa dell’effetto serra» fece il prof. Quintili rincalzandosi sul naso gli occhialetti d’oro.
«Ma mi faccia il piacere, lei, con il suo solito effetto serra…» sbottò Mario il sindacalista. «È evidente che è un liquido di raffreddamento di qualche satellite militare di cui ovviamente ignoriamo l’esistenza…»
«Sono lacrime, amici miei, sono lacrime…» si sentì dire d’un tratto. Tutti si girarono verso quella voce. Era Annibale, il barbone sempre ubriaco di via Marinetti. «Questa notte ho sognato la Madonna» continuò lui ieratico «e mi ha detto che cadrà una Sua lacrima per ogni peccato da me commesso nella vita… Ma non vi preoccupate non ne ho commessi poi così tanti.»
Ci si sarebbe potuto aspettare, a quel punto, che vi sarebbe stata una risata generale essendo conosciuta la persona che aveva pronunciato quelle parole. E invece gli astanti si guardarono a vicenda, sgomenti.
«Anch’io ho sognato qualcosa di simile» rivelò incredula una donna anziana. «E la Beata Vergine mi ha detto che i peccati che piangeva erano quelli miei…»
«Anch’io ho fatto lo stesso sogno» fece un uomo sulla quarantina, ben vestito, con un quotidiano intrappolato sotto il braccio.
Molti altri ‘anch’io’ risuonarono ben presto nella piazza.
«Perché mai la Madonna dovrebbe prendersi il disturbo di piangere per le anime peccatrici di questo insignificante paesotto?» fece zia Pina con la borsa della spesa ancora vuota. Nessuno seppe rispondere.
«Ma non capite?» chiese retorico padre Ercole uscito di fretta dalla chiesa con un occhio al cielo. «Non sta accadendo solo qui, presto capiterà ovunque se non sta già succedendo. La Madonna piange per i peccati dell’umanità intera. Presto saremo sommersi da tutte le Sue lacrime.»

28 pensieri su “Gocce

  1. Mi piace questo post per il crescendom del tono narrativo.
    Dunque solo Marta ha dormito tranquilla, perché è senza peccato?
    I complimenti sono d’obbligo per come ha saputo porgere con naturalezza un evento del tutto irrazionale.

  2. Col tuo stile inconfondibile sei riuscito a calare in uno scenario di quotidianità una manifestazione divina…passando con naturalezza dalla descrizione di una giornata di routine alla descrizione di una apparizione mistica…sei mitico!!!

  3. che bello questo episodio! è spettacolare la semplicità con cui riesci a farmi “vivere” i tuoi personaggi. Ogni volta mi sorprendo della tua poesia!
    è un piacere fermarsi qui e leggerti

  4. carino davvero!
    …tanti piccoli salvagenti allora, di quelli arancioni, stagliati bene contro l’azzurro del cielo, arriveranno portati dal vento per darci un’ ultima possibilità di salvezza.
    Ciao e bravo, come sempre
    Pan

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