All’ombra degli alberi

baobab

«Avevi proprio ragione» gli disse Mario stando sulla soglia della camera da letto. «Pensavo mi volessi prendere in giro.»
Philo allungò entrambe le mani su quella scena curiosa come volesse dall’amico una spiegazione. Ma dovette constatare che non ne aveva neppure lui. Poi, siccome lo vedeva starsene a bocca aperta senza riuscire ad aggiungere altro si sentì in dovere di riempire quel silenzio:
«Quando sono tornato dal lavoro era già così. La pianta, da quello che ho potuto notare, guardando sotto il letto, ha bucato la soletta di cemento del pavimento, le doghe del letto, il materasso e le coperte. E sta ancora crescendo…» L’alberello fuoriusciva infatti dal piumino color ghiaccio, steso sul letto matrimoniale come una nuvola: aveva un andamento importante e forte, con un fusto di una ventina di centimetri di diametro; dalla cima aveva appena gettato un ciuffo di rami rigogliosi ricadenti verso il basso.
«Cosa aspetti ad abbatterlo? Che ti arrivi sino al soffitto?»
«Sei matto? Ho fatto una ricerca su internet. Ho scovato il video di un tizio in Sud Africa che ha segato un baobab cresciutogli attraverso la tavola da pranzo. Non l’avesse mai fatto! Dalle radici, divenute più forti dopo la drastica potatura, sono cresciuti tanti polloni che hanno dato vita, a loro volta, ad altrettanti alberi. La foresta di baobab che ne è nata gli ha distrutto la casa.»
«Beh, allora meno male che il tuo è cresciuto solo da un lato del letto, così almeno puoi dormire nell’altro…» e si sforzò di ridere senza riuscirci.
«Il problema, piuttosto, sarà rifarlo, il letto…» fece invece serio Philo scrollando la testa come se dicesse ‘proprio a me doveva capitare’. «Per via delle lenzuola, intendo dire, delle coperte e tutto il resto…»

Passarono alcune settimane da quel giorno. Mario, una sera, andò a trovare nuovamente l’amico.
«Come sta il tuo albero? Ci sono novità?» gli domandò appena lo vide comparire sull’uscio.
«Ha sfondato il soffitto ed è finito in mansarda: se continua così si aprirà un varco sul tetto» gli rispose Philo facendolo accomodare.
«Però mi sembri soddisfatto, o sbaglio?»
«Ma sì, ti dirò, lo trovo molto ecologico e devo ammettere che da quando c’è l’albero dormo molto meglio. Dovresti provare.»
I due amici trascorsero una bella serata insieme, come spesso accadeva. Poi, verso mezzanotte, Philo si alzò dalla poltrona.
«Bene, amico mio, ora scusami ma domani per me è una gran brutta giornata.»
«Sì, lo capisco, figurati, anche per me sarà impegnativa» e si avviò verso la porta.
Mario stava ancora camminando sul vialetto di casa quando Philo si calò in testa un casco da football americano.
«E con quello che ci fai?» gli chiese Mario che si era voltato per salutare l’amico.
«Mi preparo per la notte. Ah… non te l’ho detto? La pianta è una palma. Con questo indosso almeno non rischio che una noce di cocco mi spacchi in due il cranio mentre dormo…»

21 pensieri su “All’ombra degli alberi

  1. Un racconto veramente gradevole, con la trovata finale del casco per evitare che qualche noce di cocco gli sfondasse il cranio. A me, invece, è capitata una cosa vera, ho piantato un ficus beneamina variegato nell’aiuola e l’impianto elettrico non andava bene, entrava continuamente in allarme e si bloccava per ore, alla fine ho fatto spaccare tutto e si è trovata una radice di quella pianta che si era infilata in uno dei tubi dove stavano i fili della luce. Mah. Da allora funziona tutto bene e anche il ficus sta bene, è bellissimo.

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  3. veramente geniale e esilarante questo racconto con un finale degno dei migliori tuoi racconti.
    Buon anno e che il 2013 sia ricco di soddisfazioni personali e professionali.

  4. Non ricordo dove e quando, ma credo di aver visto davvero un albero cresciuto in una casa…o forse era stata la casa ad essere stata costruita intorno all’albero??? Comunque non era niente male…
    Ciao, molto carino il racconto e Buon Anno!!! 🙂
    Pan

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