Chantilly

gatto biancoLo aveva visto gironzolare qualche volta attorno alla casa. Era un grosso gatto bianco dalla faccia buffa e dal pelo folto. Dapprima, quando vedeva la ragazza, il gattone scappava immediatamente, poi, pian piano, si era abituato a lei e faceva solo il gesto di andarsene per poi rimanere pigramente tra l’erba. Così Lauretta aveva cominciato a preparargli sotto il portico una ciotola con i croccantini e una per l’acqua e, dopo qualche tempo, anche una cestina con dentro un vecchio maglione sdrucito per le notti fresche. Ma dopo Chantilly (Lauretta, l’aveva chiamato in quel modo) venne un secondo gatto, tigrato, di taglia robusta e tarchiata, e quindi una gattina tartarugata. Il padre scuoteva la testa nel vedere quanta passione la figlia ci mettesse nel curare quei randagi, sempre affamati e diffidenti e, anche se oramai temeva avrebbe attirato tutti i gatti del paese, aveva deciso di lasciarla fare.
«Del resto ha sedici anni» gli disse la moglie spiando la figlia dalla finestra della cucina. «Preferisco vada dietro ai gatti del quartiere che ai ragazzotti di qui.»
In primavera la situazione si complicò. L’intraprendente Chantilly mise incinta la gattina Frisbee che, dopo pochi mesi, approfittando dell’ospitalità sotto il portico e il cibo abbondante sempre a disposizione, mise alla luce una bella cucciolata.
«E adesso?» disse il padre.
«E adesso ne teniamo uno e gli altri li diamo via…» rispose Lauretta che aveva già deciso ogni cosa.
«Chi vuoi che se li prenda?»
La ragazza per tutta risposta recuperò uno scatolone dal garage, ci mise dentro tutti e sei i gattini e consegnò al padre il suo cellulare.
«Mettiamoci qui, alla luce» fece lei «e facciamo un po’ di foto. Poi le stampo e le distribuisco in giro: a scuola, al supermercato, al bar. Vedrai che quando vedranno questi musetti nessuno potrà resistere.» Prese i micini in braccio per farli vedere meglio: alcuni scappavano, altri miagolavano prestandosi al gioco. Piena di entusiasmo attaccò in giro per Lughi una cinquantina di foto. I gattini si mostravano in tutta la loro simpatia. Chi era ben intenzionato avrebbe potuto telefonare al numero di casa. Si poteva ritenere soddisfatta.
Il giorno dopo, tornando da scuola, Lauretta trovò il padre al telefono. Quando mise giù il ricevitore lei, che non stava più nella pelle, gli chiese:
«È per i micetti?»
«Sì, questa sarà la ventesima telefonata che ricevo» fece il padre serio.
«E quanti ne abbiamo piazzato?»
«Nessuno. Sono tutti ragazzi. Ti hanno visto in foto: vogliono tutti conoscere te…»

20 pensieri su “Chantilly

  1. Ciao, scusa se piombo così e ti scrivo qui, ma non saprei dove se no. Ho un piccolo problema che sto cercando di capire, facendo anche un giro tra i bloggers che mi seguono. Un po’ di giorni fa ho cliccato per sbaglio sul mio blog la dicitura “mature blog”. Lì per lì non ho riscontrato nessun cambiamento, mentre oggi ho notato che, nonostante l’inserimento dei miei post nella varie categorie, non si vedono, cioè gli altri bloggers non ne vedono la pubblicazione. Potresti darmi conferma se anche per te è così, cioè se anche tu non riesci a vedere i miei post in bacheca o facendo la ricerca per categorie? Ho cercato di far presente questo problema agli amministratori e ho cercato sul forum di wp, ma niente… scusa ancora e magari se hai qualche suggerimento mi farebbe piacere.
    Grazie 🙂

  2. Come quando scrivo per me, per fortuna anche i tuoi racconti non hanno bisogno di una morale.
    Altrimenti avrei terminato le scorte di xanax anni fa 🙂

  3. Mi pare giusto. Lauretta è più interessante di tanti micetti graziosi ma pur sempre mici.
    Divertente e simpatico questo post.

    O.T.
    Sto preparando il calendario per il prossimo mese. Per avrei riservato la solita terza domenica ovvero il 20 gennaio. Va bene?

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