Sul sentiero di Rumi

La stagione era stata molto asciutta e le ultime piogge torrenziali avevano lavato il sottobosco. Levi, da più di quattro ore, stava girando a vuoto per i sentieri meno battuti e nella cesta dondolavano solo un porcino e due ‘mazze da tamburo’. Quella zona era per lui come un supermercato. Sapeva cosa trovare e dove, ma non era proprio giornata. Attraversò il torrente che di solito segnava il confine delle sue ricerche e si spinse sul versante nord della foresta di Rumi. Gli dispiaceva tornare a mani vuote e quella era una sorta di conchiglia di basalto dentro alla quale era cresciuto rigoglioso il bosco; il sole penetrava a stento, là in mezzo, e l’acqua evaporava con difficoltà sicché il terreno si conservava umido quel tanto che bastava. Al ‘tronco caduto’, anche nei periodi peggiori, ci aveva sempre trovato almeno una famigliola di quattro/cinque porcini. Si avvicinò carico di aspettative, con circospezione, quasi volesse coglierli di sorpresa: ne trovò però solo uno, di modesta pezzatura, e la delusione fu grande. Si inginocchiò come faceva ogni volta in una specie di rito e, cavato dalla tasca il coltello, scavò delicatamente per staccarlo dal terreno. Tagliò dal fondo, con perizia, un anello di gambo in modo che le spore tornassero al terriccio e lo rendessero fertile. Un bel porcino intatto, dopo tutto, saturo dei profumi del bosco, si disse mentre se lo rigirava tra le dita. Levi alzò lo sguardo verso la luce che filtrava di sbieco: era ora di tornare. Si appoggiò al tronco per tirarsi in piedi quando vide tra le foglie secche del cellophane. Scosse la testa. Qualche gitante si era sbarazzato della propria spazzatura. Lo raccolse, l’avrebbe gettato nel cassonetto una volta tornato a casa. C’era qualcosa attaccato, controllò meglio: era una busta, di quelle utilizzate ermetiche per surgelare i cibi e dentro era stato riposto un cellulare. Di primo istinto gli venne di posarlo, non essendo suo, ma poi pensò che quello, in fondo, non era davvero il posto migliore per quel genere di cose. E se lo mise in tasca, ci avrebbe pensato con comodo che cosa farci. Una volta nel suo studio cercò di accenderlo, ma inutilmente: era scarico. Lo aprì, conteneva la SIM. La tolse e la inserì nel suo cellulare. Dalla rubrica forse avrebbe potuto risalire al proprietario. Non aveva fatto in tempo a richiudere il guscio che il telefonino squillò. Qualcuno stava chiamando.
«Pronto, Tesoro?» sentì dall’altra parte. La voce era maschile, profonda, ma tremula. Levi, colto di sorpresa, non sapeva cosa dire. «Maria? Lo so che ci sei… ti sento respirare… che paura che mi hai fatto prendere… non rispondevi più…» Levi stava pensando da dove cominciare a spiegare quando l’interlocutore continuò: «Scusami per tutte quelle cose brutte che ti ho detto, che non volevo tenere il bambino e tutto il resto… Ho deciso: lo terremo, sei contenta? E’ il frutto della nostra passione. Faremo come vuoi tu, basta che torni da me, ti amo, amore mio… vedrai, d’ora in poi sarò un uomo diverso, andremo sempre d’accordo, non berrò più e non alzerò più le mani su di te… ti prego perdonami, torna…» ci fu silenzio. Levi sentì che la persona si era messa a piangere. «Maria, dimmi qualcosa, sono pentito, non puoi trattarmi così, sono uno straccio. Dimmi dove sei, ti vengo a prendere, nelle tue condizioni…» L’uomo piangeva ancora più forte. «Guarda come mi hai ridotto, sono l’ombra di me stesso, non mi riconosco più…» I singhiozzi stavano diventando più marcati e il respiro trattenuto. Poi l’uomo all’improvviso esplose di rabbia: «Perdio, Maria, rispondi! Esigo rispetto! Sono pur sempre tuo padre!»

* * * * *

La storia minima ‘Sul sentiero di Rumi‘ è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta il 18 novembre 2012 su:

–> Il blog Caffè letterario

dove puoi leggere gli altri commenti.

9 pensieri su “Sul sentiero di Rumi

  1. Accipicchia, mi hai colto di sorpresa più del solito questa volta
    Sei incredibile, coinvolgente come sempre, bravo!!!
    Ciao, Pat

    P.S. Ti ho riportato quanto scritto su Caffè letterario

Lasciami un tuo pensiero