Markus

Era nervoso. Scaricava il peso della propria incipiente pinguedine prima su un piede e poi sull’altro. E si rimirava le sneekers sporche. Forse per incontrare Markus avrebbe dovuto lavarle o dar loro una spazzolata. Gli avevano detto che Markus era un pezzo grosso e che lo avrebbe piazzato anche subito, senza fatica. Sì, era nervoso. Intanto l’altoparlante della stazione aveva appena annunciato l’arrivo di un treno ad alta velocità. Un gruppo di persone, che fino a quel momento era rimasto immobile tra distributrici di biglietti e operai sfaccendati, si mosse come un gregge spaventato verso lo stesso binario. Chris era in attesa da una mezzoretta e gli sembrava che l’altoparlante si divertisse ogni cinque minuti a spostare lo stesso gruppo da una parte all’altra della stazione. Ovviamente non poteva essere così, ma pareva proprio. Certo che Markus si faceva proprio aspettare, pensò. Le persone importanti devono fare così, del resto, anche se non vogliono, pensò. Però una pulita alle scarpe avrebbe potuto anche darla…
«Sei Chris?» si sentì chiedere di lato. Un ragazzotto, un cespuglio di capelli ricci in testa, più basso di lui e con l’aria di aver dormito per terra, gli tendeva una mano floscia. «Sono Markus…» Poi il ragazzo, senza lasciare la mano di Chris, lo squadrò ben bene: «Come cazzo ti sei vestito? Sembri un damerino. E ti sei fatto pure la barba!» Chris si sentì confuso: si guardò in giro come avesse voluto chiedere aiuto, magari proprio a quel gruppo di viaggiatori che nel frattempo si stava spostando senza lamentarsi su di un altro marciapiede.
«Prendi» disse risoluto Markus allungandogli, insieme a dei pantaloni sdruciti, una maglia con una manica bruciata e in parte tagliata sul davanti, il tutto appallottolato in una busta di plastica gonfia.
«Puzzano!» osservò subito Chris prendendo gli indumenti con due dita.
«Certo che puzzano, sono di uno che ha smontato poco fa. Mariano mi ha detto che sei un tipo a posto e che capisce in fretta. Non sarai invece uno che mi fa un mucchio di stronzate, vero?»
«No, no, figurati è che io…»
«Bene, allora vai in bagno e cambiati…» Chris annuì e fece per allontanarsi.
«Dove vai? Dimentichi il bicchierino e questo…» e gli consegnò un guinzaglio che fino a quel momento Chris non aveva visto. All’altro capo era legato un bastardino, forse un incrocio tra un volpino e un border collie. «Milly è fresca di canile» precisò Markus indicandolo con il mento. «L’ho ritirata io stesso. Ha il cancro all’esofago e ne ha solo per un mese… insomma è perfetta. Per l’aria afflitta, intendo…» e sorrise in modo un po’ sinistro, come se cercasse approvazione. Chris prese il guinzaglio poco convinto, chiedendosi come avrebbe fatto a cambiarsi portandosi dietro il cane. «Quando sarai pronto poi esci di lì» disse ancora Markus come se stesse dando un’indicazione stradale a un turista. «Raggiungi largo di Villa Peretti e ti presenti a Nemo. Lo riconosci subito perché ha un carrello del supermercato pieno di robaccia e un girasole di plastica che esce fuori. Lui poi ti sistema. Questa sera alle 8 ci incontriamo di nuovo qui e vediamo cos’hai combinato. Il posto è buono e, se ci sai fare, tiri su della bella grana… Ah, da domani però ti voglio con un aspetto meno leccato. Anzi, fatti cavare un paio di denti sul davanti da Nemo. Lui è bravo. Ha le tenaglie giuste e non senti niente.»
E siccome Chris rimaneva immobile, con il bicchierino della questua e i vestiti in una mano e il guinzaglio con Milly nell’altra, Markus gli diede un buffetto sulla guancia: «Massì che mi sei simpatico: sono sicuro che ti troverai bene con noi…»
Chris rimase ancora fermo e in silenzio, in mezzo alla stazione, non sapendo bene che fare; poi guardando il cane, disse per darsi un contegno:
«Un mese solo di vita, eh?»
«Anche meno» disse Markus che già gli dava le spalle.

36 pensieri su “Markus

  1. …pochi giorni fa ho letto un articolo su internet: “barbona di giorno e bellissima ragazza di notte”. il tuo racconto mi ha richiamato subito alla mente questa storia. In pratica nella frenetica città di NewYork una mendicante gobba e malata chiedeva le elemosina suscitando pietà nei passanti. Bene, questa era una bellissima ragazza che guadagnava centinaia di dollari e la sera si trasformava e frequentava eleganti locali notturni…vien da pensare che oggi anche questo “mestiere” sia molto cambiato, ritengo anch’io che queste persone abbiano in realtà un’esistenza parallela, e forse anche meglio della nostra!

  2. Se posso permettermi, senza irritare nessuno, solo una notazione tecnica.

    Nel passaggio: “«Prendi» disse risoluto Markus allungandogli, insieme a dei pantaloni sdruciti, una maglia con una manica bruciata e in parte tagliata sul davanti, il tutto appallottolato in una busta di plastica gonfia.”
    1) dovrebbe essere un improvviso punto di vista onnisciente dell’autore, che fino a quel momento è stato nella testa del personaggio protagonista, a permettere al lettore di sapere cosa c’è nel sacchetto di plastica. Ma è un cambio così improvviso di pdv che stona;
    2) il protagonista potrebbe compiere l’azione di tirare fuori dal sacchetto e osservare gli indumenti, così forse avrebbe più logica per il lettore scoprire quei dettagli che altrimenti è impossibile vedere negli indumenti appallottolati in una busta di plastica.

    Sono dettagli, ma a me, come lettrice, hanno creato un disturbo nella lettura.
    Buona giornata

    • Francamente non capisco cosa intendi dire. Ma è probabilmente un mio limite.
      Quando Markus tira fuori i pantaloni e la maglia dal sacchetto di plastica (dove li aveva riposti per averli ritirati da chi li aveva appena dismessi) mostra chiaramente i capi di abbigliamento a Chris che li vede per come sono fatti. Non c’è nessun punto di vista onnisciente dell’autore, né un salto di visuale incongruente, appunto perché, come dovrebbe comprendersi dal contesto, gli indumenti vengono esplicitamente mostrati da Markus e consegnati a Chris che li prende con due dita commentando che puzzano, segno evidente di una sua messa in contatto con gli stessi. C’è quindi piuttosto una semplice constatazione da parte di Chris delle condizioni dei capi di abbigliamento che riceve, avendole verificate con i propri occhi e quindi con quelli del lettore. In altre parole il lettore vede quello che vede Chris.
      Forse ti ha fatto mal interpretare la frase il tutto appallottolato in una busta di plastica gonfia che sottintendeva il verbo era e l’avverbio di tempo prima in una frase che sarebbe potuta suonare così: il tutto prima era appallottolato in una busta di plastica gonfia se non fosse risultata per questo anche stonata e forse erronea; la frase in questione peraltro, pur precedendo cronologicamente l’azione dell’estrazione degli indumenti dalla busta (essendo stato Markus a riporli così dopo averli ricevuti da chi se li era tolti) è stata da me relegata in fondo al periodo per una mera sfumatura stilistica, che ne ha alterato in parte il senso.
      Con tutta probabilità quindi potrei anche non essere stato chiaro, se hai colto questa discrasia; ma è certo che a me piace così.

  3. grazie per il passaggio. Ho letto la filosofia del blog e condividendo sul fatto che il lettore qui è facilmente distraibile, quando mi sono accinto a leggere tutto quello che hai prodotto su Splinder……mi son perso!! Oggi spero ti riposerai…è anche agosto. Saluti

  4. Ciao sono quello di là, quello che scrive poesie nella Didattica dell’inutile. Brava: mi ha molto colpito la capacità di concentrare tutto questo mondo minimo eppure intenso in così poco spazio. Tu sei con i piedi per terra, io preferisco veleggiare (e forse è una forma di vigliaccheria, chissà) o forse sto solo scrivendo un cumulo di cavolate.
    Era per dirti, insomma, che mi è molto piaciuto…

  5. mi piace perchè rispecchia la vita come è nella realtà . E’ finita l’epoca dei libri cuore, dove il bene prevaleva sul male. Il male c’è sempre stato ed era esattamente come quello di oggi solo, che nessuno voleva vederlo e così lo eliminavano concludendo le storie a lieto fine, il lettore dormiva sereno senza provare nessun rimorso Finalmente qualcosa si muove perchè il male viene raccontato fino alla fine e chissà quanti lettori ora riescono a dormire, Ciao bravissimo

    • Sì la vita purtroppo è così, anzi a volte molto peggio di così.
      Il lieto fine non l’ho mai sopportato, soprattutto quando dovrebbe diventare una scelta obbligata per compiacere certi tipi di lettori.
      E in tutti questi anni, per questo mio atteggiamento ‘verista’ a volte ‘crudele’, ho fatto il pieno di critiche. 🙂
      Il Male va raccontato, assolutamente. Se ne parli finisci per conoscerne anche se solo in parte le motivazioni e quindi a combatterlo.

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