Capodanno

La loro relazione era iniziata con la forza degli eventi incontenibili. Sembrava che tutto fosse possibile e che persino vivere fosse diventato semplice. Si stupivano, ogni volta che si incontravano, di quanto fossero appaganti quelle ore passate l’uno nelle braccia dell’altra, quel pensarsi in modo così dolce, quel perdersi in una sorta di stordimento tra baci e carezze. Poi, in quel meccanismo perfetto, s’intrufolò l’inesplicabile. Una parola non detta, una frase mal compresa, un equivoco non risolto. L’equilibrio sembrava essersi spezzato senza che nessuno dei due, nell’orgoglio che la stupidità spesso regala agli amanti, volesse ammetterlo per porci rimedio. Le mail rallentarono, gli sms divennero rarefatti, il tono si fece formale e distaccato. Fisicamente lontani, ciascuno nell’orbita della propria famiglia, nel fortino di mariti, mogli e figli, si erano rifugiati offesi, chissà perché, in attesa che qualcosa accadesse; si illudevano che tra loro quell’amore così giovane ma già potente reagisse, certi che quell’attrazione tanto naturale e travolgente, non potesse facilmente appassire.
Nell’ultimo sms, lui, pochi minuti dopo la mezzanotte dell’ultimo dell’anno, in un attimo rubato alla festa in famiglia, le scrisse:

Tanti auguri, Amore, e, mi raccomando vacci piano con lo champagne…’,

Non si meravigliò tuttavia che lei non rispondesse. Lo sapeva. Entrambi erano in attesa di altro anche se nessuno dei due avrebbe saputo dire cosa. Così trascorsero i giorni e lui non la cercò più, lei neppure. I giorni divennero settimane e le settimane mesi, anche se vivevano nella convinzione che sarebbero stati pur sempre in tempo per tornare indietro, per riabbracciarsi, per chiedersi scusa amandosi e scherzarci sopra come altre volte avevano fatto. E fu un errore perché lentamente, senza neppure accorgersene, oltrepassarono i punti di non ritorno: quando ne divennero consapevoli era troppo tardi.
Dimenticarono ben presto ciò che era stata l’arroganza del lasciarsi, l’ottusità del non volersi capire, per ricordarsi solo di tutti quei momenti dolcissimi passati insieme rimproverandosi nel contempo di quanti attimi meravigliosi avevano dovuto fare a meno. Il solco era diventato una voragine e nessun salto, neppure quello di un gigante, avrebbe permesso loro di superarlo.
Giunse l’inverno e con lui, di nuovo, la notte di San Silvestro. Scoccò la mezzanotte. Lei vide tutto il suo mondo attraverso la coppa di champagne che aveva appena alzato al cielo e capì che non poteva stare senza di lui. Prese il cellulare e gli scrisse:

Sì, grazie Tesoro, starò attenta, sai che strano effetto mi fa… auguri anche a te.
Lo champagne lo berremo insieme
’.

Lui le rispose subito. Si diedero un nuovo appuntamento e tutto tornò come prima. E di quell’anno passato lontani non ne parlarono mai, tanto che molto tempo dopo dubitarono persino che fosse successo davvero.

30 pensieri su “Capodanno

  1. Ci son delle volte in cui fantastico di rispondere a QUEL messaggio che conservo in memoria da lustri… più passa il tempo, più prende la consistenza di un sogno. Quelle volte mi dico che era destino e non poteva andare diversamente, mi dico che è meglio conservare il ricordo da cui gli anni han rimosso i momenti sotto tono, mi dico che è stata già una fortuna aver vissuto quell’amore che comunque mi ha formata… mi dico che non ci scorderemo mai e che non ci rivedremo mai, se non per un caso che non voglio favorire.
    Invece, questo tuo racconto calza a pennello, per quanto mi riguarda, sull’amicizia.
    Ciao!

  2. Ci sono maree e momenti speciali che, se si perdono, si rischia di compromettere tutto. Ma per fortuna ci sono porte che mai si chiudono davvero. Un salutone.

  3. La comunicazione, condita dalle emozioni, diventa labirinto più spesso di quanto crediamo; eppure questo tuo apporto ha un lieto fine come a dirci: ” tanto silenzio per nulla!” quasi a chiosare in punta di piedi un’ opera più che plaudita e accorsata del cigno di Stratford-upon-Avon..

  4. Un tale incontrò Dante e gli chiese: “Qual è il miglior boccone?”
    “L’uovo!” rispose il Poeta.
    Un anno dopo si incontrarono di nuovo e Dante aggiunse: “Col sale”…meglio tardi che mai. 🙂
    Parole dette, parole non dette…possono segnare una vita.
    Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi.
    Un cordiale saluto.

    Federico

    P.S.
    Ti seguo su Twitter

  5. Anche le piccole cose sono importanti…e quando non si fa nulla, nè passi da gigante…nè passi da formica…non si va da nessuna parte…la storia dimostra che lasciare andare la vita senza fare dei passi scelti…fa in modo che siano gli altri a scegliere per noi…

  6. Penso che non bisognerebbe lasciare che diventino eventuali cose che si stimano importanti…
    Rosaria (airasor1@yahoo.it)

  7. Certo! Ci sono dei libri della Mondadori (Mondadori!) che contano decine di refusi. Ciò vale per tutti.
    Comunque, tempo fa avrei sempre scritto “a loro”, oggi invece scrivo “gli”, anche se non ne sono entusiasta. Ma, al femminile, è proprio un errore: hai ragione, amico mio!

  8. L’abisso che apri è profondo.
    Fortunatamente, riusciamo a sognare, a volte, che esso non sia la fine di tutto.
    C’è molto più, in queste righe, di ciò che vuoi dire.

  9. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano …Venditti docet. Scusa, Venditti non è nelle mie corde ma a volte dice tutto in due parole.
    Bel racconto, con una vena di autentica malinconia.

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