Mascara

Come capitava spesso, quando facevano la spesa, avevano litigato. Lei lo accusava di mangiare solo ‘quattro cose’, sempre le stesse, e quindi del fatto che fosse oltremodo gravoso cucinare per lui e lui che si sforzava di farle capire che avrebbe anche mangiato di tutto a patto che fosse stato preparato decentemente. Così ora si tenevano il broncio mentre sfilavano tra i bancali dell’iper mostrando quasi indifferenza per le confezioni di cibo che passavano sotto i loro occhi.
Il marito, nel tempo, era rimasto un bell’uomo, attraente e interessante, mentre la donna, che era sempre stata piccina di statura, era divenuta invecchiando un cubotto di carne e di grasso stizzoso che la menopausa aveva peggiorato nel carattere.
«Ho dimenticato un’arancia e due porri» fece lei come se parlasse a se stessa. Lui subito non rispose. Poi pensò alla pace che nel pomeriggio la sua stanza di campagna gli avrebbe riservato e disse: «Va bene, vado a prenderli.»
«E visto che ci sei, prendi anche il lievito» e pronunciò la frase con un tono che poteva sottintendere ‘se riesci a trovarlo visto che sei un incapace’ oppure ‘sempre se la cosa non ti incomoda troppo’. Il marito, che la conosceva bene, colse la sfumatura comunque negativa, ma serrò le mascelle per non dover ribattere.
Ci mise un po’ di tempo per trovare ogni cosa, perché, a quell’ora di sabato, il supermercato si era riempito di gente. Con la roba in mano (aveva aggiunto un’anguria che aveva visto in offerta su un banco) ritornò nel punto in cui aveva lasciato la moglie, che ovviamente non lo aveva aspettato. Fece mente locale sui tempi del giro che normalmente facevano per fare la spesa e andò diritto al reparto ‘vini e birre’. Ma lei non era neppure lì. Forse aveva proseguito per il reparto ‘surgelati’, pensò, l’ultimo posto dove si recavano prima di andare a pagare alla cassa. No, non c’era da nessuna parte. Si sentiva uno stupido a girare in quel modo a vuoto, con tutta quella roba pesante in mano. Ed era sicuro che lei lo stesse facendo apposta. Certo, poteva telefonarle per sapere dove fosse, ma avrebbe dovuto posare ogni cosa per terra per avere le mani libere. Ebbe solo voglia di andarsene nel parcheggio e aspettare in macchina che prima o poi ricomparisse. Poi vide davanti a sé una ragazza sui vent’anni, un corpo affusolato da favola, sembrava una modella appena uscita da un poster pubblicitario: vendeva profumi e trucchi per signora di una marca nuova. Lui le si avvicinò ‘attaccando bottone’, mentre lei rispondeva sorridente, lusingata per quella sfacciata attenzione.
«Hai intenzione di comprarti un mascara?» gli disse la moglie, acida, comparsa all’improvviso alle sue spalle.
«Era l’unico modo per stanarti!» le disse serio. «Basta che io parli con una bella donna…» e si girò sorridendo alla ragazza che contraccambiò con un curioso movimento della testa «…e tu subito compari dal nulla, manco avessi il radar. Andiamo va, che s’è fatto tardi.»

29 pensieri su “Mascara

  1. … Poi pensò alla pace che nel pomeriggio la sua stanza di campagna gli avrebbe riservato e disse: «Va bene, vado a prenderli.»

    Quante volte m’ è capitato. Ora no, non più. Niente più magre consolazioni. A volte ci vuole niente altro, che tanto coraggio. Tanto coraggio per essere felici.

  2. Divertente e realistica, la storiella.

    Sembra di vedere la tipica coppia sposata da anni in cui la loro vita è monotona e cambiata solo dal loro aspetto “datato” il quale rende la loro vita ancora più monotona e disinteressata.

    Lei con ancora la speranza di una piccola inaspettata attenzione da parte del marito, lui con ancora un certo attempato interesse per un “rinfresco” d’emozioni..!

    Grazie per il tuo passaggio da me briciolanellatte.
    Ciao
    Eunice

  3. Questa volta la signora se l’è proprio meritato. La vita è già dura di suo, potremmo pazientare di più con coloro che ci amano e amiamo o altrimenti i rapporti si logorano e poi caschiamo nel rimpianto. Scrivi molto bene.

  4. Per un attimo ci ho sperato che altri incontri potessero portare ad altre vite e altre storie. Come in quei racconti in cui chi legge sceglie il finale, così, nella vita, si dovrebbe avere quel tanto di coraggio per basta per saltare da pagina dieci a pagina trentuno, senza voler sapere in mezzo cosa ci sarebbe stato.

  5. trovo tristezza in tutto, nella moglie che non doveva sposarsi, nel marito frustrato e nella ragazza “affusolata” messa lì perchè è affusolata
    ciao Fabrizio

  6. Gli uomini in questo caso mi fanno tenerezza…con mogli così acidine io faccio il tifo per gli uomini:)
    bello quello che ho appena letto e anche molto vero 🙂
    buona domenica

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