I pettirossi hanno fame

Sandro appoggiò l’indice sul pulsante e ce lo lasciò per un bel po’. Gli avevano detto che la signora Maria, per l’età avanzata, era dura di orecchi. Nel frattempo si specchiò nel vetro della porta d’ingresso. Si ravvivò il ciuffo sotto il cappello, constatando con soddisfazione che la divisa da portalettere gli stava proprio bene; anche se era teso per il suo primo giorno di lavoro era pieno di entusiasmo. Suonò ancora. Sentì distintamente il suono aspro del campanello che perforava le stanze della villetta immersa nel silenzio della zona. Un rumore improvviso di ante sbattute contro la facciata gli fece però alzare la testa.
«Sto facendo il sugo, venga dentro» gli urlò brevemente una signora anziana, una faccia piena di simpatiche rughe sotto una nuvola di capelli viranti sul violetto. Sandro stava per spiegarle che doveva finire il giro e che non poteva entrare in casa ogni volta che avesse dovuto recapitare una raccomandata quando la signora era già rientrata; l’apertura automatica del cancello scattò. L’uomo prese a grattarsi il capo, guardò ancora in su, poi decise di entrare.
«È permesso?» chiese timidamente varcando la soglia. Un profumo antico di passata di pomodoro gli investì le narici facendogli venire appetito, anche se erano le nove del mattino.
«Che fine ha fatto Mario?» gli domandò la signora quando lo vide da vicino. Sciabordava, con il suo metro e cinquanta su due pantofole sfondate; il volto, appena sopra un accenno di gobba malcelata da uno scialle nero, era sereno e dolce.
«È andato in pensione».
«In pensione? Così giovane?»
«Veramente da quello che mi risulta, Mario, ha 68 anni suonati…» cercò di obiettare l’uomo «ma se mi vuole firmare qui, signora, io dovrei andare» e mostrò un registro aperto.
«Non abbia tutta questa fretta, giovanotto. Mario quando veniva a trovarmi mi aiutava sempre…»
«A fare cosa?» Sandro la guardò con sospettosa diffidenza.
«Ma con i pettirossi: a quest’ora hanno sempre fame» e indicò con un cenno la terrazza. Sandro non sapeva che fare, guardò l’ora, guardò la raccomandata da consegnare e guardò infine la signora Maria che per fissarlo negli occhi aveva irrigidito tutti i muscoli del collo. Il giro di consegna era ancora all’inizio e non era neppure sicuro di aver capito bene l’itinerario. «Venga, non stia lì impalato» tagliò corto la signora Maria mettendogli tra le mani due ciotole colme di minuscoli pezzi di pane secco. L’uomo decise di assecondarla e la seguì. La terrazza era piena di fiori colorati e piante rigogliose; un generoso tasso sbilenco, in un angolo del lastrico in cotto, macchiava di bacche rossastre il suo verde cupo. In un attimo la vecchia sparpagliò sul muretto il pane delle ciotole, come fosse un condimento. Poi diede un colpetto al gomito dell’uomo. «Su, facciamo presto: torniamo dentro, arrivano subito.»
«Sì, però adesso mi faccia questa firma che devo proprio andare…» fece lamentoso Sandro cercando di starle dietro.
«Lo sa che ripete sempre le stesse cose, giovanotto? E faccia silenzio, per favore» lo rimproverò la donna chiudendo la porta-finestra. «Ecco, ci siamo!» fece tutta eccitata. E, infatti, diversi pettirossi e qualche cinciarella atterrarono poco dopo sul pane cominciando a mangiarlo avidamente.
«Carini…» esclamò il postino seccato per tutta quella perdita di tempo; e stava per perorare nuovamente la sua causa quando si accorse che qualcosa non andava. «Ehi, perché gli uccelli non riescono più a volare?»
«Come perché? Ci ho messo la colla, per forza non riescono più a volare.»
«La colla?»
«Certo, sennò come faccio a catturarli e darli a Giorgio? Ma senti questo!» e il sorriso che le si allargò tra le labbra era adesso di scherno.
«Come sarebbe a dire?» fece inorridito il postino. «Suo marito si mangia i pettirossi?»
«Non sia impertinente, giovanotto. Io sono vedova da più di vent’anni. Giorgio è solo il mio pitone.»
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La storia minima ‘I pettirossi hanno fame
è stata pubblicata, in via esclusiva, per la prima volta su –> Caffè letterario
il 27 gennaio 2012

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Articolo selezionato per la Sezione ‘Rileggendo’

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30 pensieri su “I pettirossi hanno fame

  1. Ahahah ….il titolo inganna: mai fidarsi delle persone sdolcinate…e dei modi troppo gentili: come si dice “chi troppo ti accarezza vuole l’anima!”

  2. (grrrrr) prima o poi pubblicherò un post con il racconto di briciolanellatte catturato da una tribù di cannibali che dissertano se farselo arrosto o lessato con le verdurine

  3. Maestro, un ricordo per te:
    Fiabilandia

    La bambina, una cascata di boccoli d’oro su di un viso d’angelo, si avvicinò in punta di piedi alla madre.
    «Mamma… cos’è la Realtà?»
    «Cosa fai in piedi ancora a quest’ora, Emmie?»
    «Cos’è la Realtà? Dimmelo, dai».
    «Chi te ne ha parlato?»
    «Gli animali del bosco».
    La madre si riempì gli occhi del tramonto dai mille colori che illuminavano Fiabilandia, poi disse: «so che la Realtà non è piacevole ed è molto diversa da quello che c’è qui. Tu per esempio non saresti così dolce, né io così giovane e questa stessa casa non sarebbe di marzapane».
    «Però avrei pur sempre la mia nuvoletta su cui dormire…»
    «No, neppure quella».
    «E gli uccellini con cui parlare?»
    «Neppure. Niente nuvoletta, né Fatina Nelly, né Riccio Parlante. Poi ci sono le malattie, la morte, il Male».
    «Ma anche qui nelle favole ci sono gli orchi e la Matrigna cattiva…»
    «Sì, però servono solo per far trionfare il bene. Noi alla fine siamo sempre tutti felici e contenti, non è vero, piccolina mia?»
    La bambina l’abbracciò forte. «Certo, è così. È meglio vivere qui, con te che sei la mamma più bella del mondo».
    «Adesso vai a dormire, però» le sussurrò dandole un finto scappellotto sulla tutina rosa confetto. «Sennò ti si raffredda la tua nuvoletta».
    La donna la vide trotterellare via, chiuse gli occhi su quel tramonto da pittore impazzito. I colori la inebriarono di profumi e di suoni. Poi li riaprì.
    ‘Un altro maledetto sogno’ fece scuotendo la testa. Si sentì daccapo i dolori alle gambe e al collo, gli anni addosso di disperata solitudine. Guardò il flacone sul comodino. ‘Devo diminuire la dose. È troppo forte’ ammise a bassa voce pur sapendo che non lo avrebbe fatto. Poi si arrese alla sua stanchezza e chiuse di nuovo le palpebre per ritrovare da qualche parte nella mente quella bambina che non aveva mai avuto.

  4. Lovely little stories here for your reader .. I enjoyed my visit here.. I hope the Robins do not go hungry… 🙂 I always feed the Birds.. 🙂
    Blessings sent your way ~Sue Dreamwalker

  5. sai, ho pensato al pettirosso che veniva a mangiare le briciole di pane
    sul mio balcone [insieme ai passerotti]
    ad un certo punto non l’ho più visto…

    avrà mica trovato la casa della sciura Maria?!

  6. Ciao Briciolanellatte, ho gradito molto il tuo like al mio post e mi ha fatto anche tanto piacere scoprire che hai scritto di Cervo, paese non lontano da me, al quale sono molto affezionata. Mi piace molto il modo in cui scrivi anche se noto non essere la prima a dirtelo, quindi, ti lascio i miei complimenti. Hai creato un bellissimo blog, comprensibile, semplice, lineare ma allo stesso tempo molto ricco di racconti o articoli descritti molto bene e, inoltre, alcune motivazioni che hai dato del perchè hai deciso di scrivere su un blog, sono uguali alle mie. Motivo in più per condividere il tuo spirito nel momento in cui ti cali nei panni del blogger. E’ stato un piacere. Un saluto Pigmy. 🙂

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