Sesto

Arrivato davanti al bar le porte scorrevoli si spalancarono e l’alito caldo dell’interno luminoso mi risucchiò come un invito. Ordinai il caffè, tra il profumo di brioche e di cioccolata calda, e la ragazza bionda, che alla macchina stava parlando con quello che doveva essere il titolare, mi fece un cenno che aveva capito.
Dopo poco le porte scorrevoli si riaprirono e scivolò dentro una donna matura, che probabilmente dimostrava più degli anni che aveva; subito s’incamminò a passo svelto verso il fondo del locale per andare a intercettare, oltre il bancone, il presunto titolare, un uomo moro con i baffi larghi, sulla cinquantina, con l’aria di aver girato tutto il mondo prima di decidersi di fermarsi in quel porto. L’uomo era infastidito dalla presenza della signora in quella parte del bar riservata al personale, ma cercava di non darlo a vedere sforzandosi di essere gentile. La donna, invece, gli parlava come fosse in confidenza per essere legata a lui da un rapporto che non seppi giudicare se di parentela o affettivo, e che invece legittimava con forza la sua presenza in quel punto. Intanto sorbii il mio caffè guardandomi in giro e a tratti la ragazza bionda che mi aveva servito; stava scherzando con un avventore. Era molto spigliata e simpatica, anche se l’accento tradiva la provenienza straniera, forse slava, che faceva intendere come l’italiano, che pur sapeva ben usare, non era la sua lingua.
Avvicinatomi alla cassa per pagare la consumazione mi accorsi che nel frattempo il titolare aveva raggiunto la cassa e trafficava con degli scontrini. Mi guardò appena, con aria interrogativa.
«Un caffè» gli dissi allungando una banconota da cinque euro.
In quel mentre la signora attempata, che doveva essere evidentemente uscita, era rientrata nel bar.
«E non mi hai detto nulla che mi sono fatta i capelli…» fece sorridendo al titolare indicandoseli con un dito su cui spiccava un grosso topazio.
«Come no… l’avevo notato subito e stai proprio benissimo» rispose ricambiando un sorriso stanco. La signora, contenta, salutò e uscì, mentre l’uomo guardò verso di me, senza vedermi, come per fare mente locale; quindi prese il resto in danaro dalla cassa e me lo diede. Afferrò nuovamente il blocco degli scontrini riprendendo a compulsarli. Vidi che scuoteva il capo e prima che me ne andassi, sentii che diceva tra sé e sé:
«Io, a momenti, manco m’ero accorto che ci avesse la testa…»

17 pensieri su “Sesto

  1. io ai baristi farei un monumento (non a tutti, a quelli che lo meritano), fosse solo per il fatto di cercare di avere un sorriso per ogni cliente, anche quando magari non ne hanno voglia e sono stanchi o preoccupati per cose loro, o quando devono sorbirsi storie su storie di cui non gli interessa affatto—

  2. sembra proprio una scena vera 🙂 io sono una donna ma manco di sensibilità riguardo ai cambi di capelli e di rossetto quanto un maschio “qualunque” ______________________e dire che non mi sfugge una sfumatura di azzurro dei cieli o un’espressione diversa dei miei gatti ..! si tatta di *****selettivo……ps. il segno dell’armonia e dell’eleganza , della misura e del senso estetico. Tu ne hai ?

    baci,
    Allegra

Lasciami un tuo pensiero