Il gelo e la luna

giardino notteIl gelo incrostava i rami di quercia e l’erba bassa si stava rattrappendo sotto i colpi violenti del vento. Aveva preso a piovere forte, come se nelle ultime quarantotto ore non avesse fatto altro. Nel buio della sera, calato all’improvviso, le sferzate d’acqua colpivano i vetri delle finestre quasi la notte bussasse con insistenza per trovar riparo.
La famiglia era rintanata in cucina, attorno all’alito caldo della stufa e ai fuochi azzurrini accesi sotto le pentole. L’uomo anziano si era sistemato con la sedia accanto al piccolo televisore, un po’ perché non ci sentiva e un po’ perché la moglie, come al solito, stava litigando con la figlia, sicché del suo telefilm preferito capiva solo una parola su quattro.
«Non capisco come tu faccia a dire una cosa simile, mamma…» le disse la ragazza sbattendo sul tagliere il pezzo di carne che stava steccando. «Giulio è un bravissimo ragazzo, si dà da fare come può, cerca solo di essere economicamente autonomo, in modo da non dipendere dai suoi, e ha pure intenzione di andare avanti con gli studi.»
«Non è affatto vero, e tu lo sai» ribatté la madre. «Sono mesi che riprova a dare lo stesso esame senza riuscirci. Come si fa del resto a concentrarsi nello studio andando in giro fino alle tre di notte nelle discoteche?»
«È che fa il fotografo free-lance, mamma, e incontra lì i suoi clienti, non vedo cosa ci sia di male…»
La madre arrestò per aria il coltello sopra alla cipolla tritata. Chiuse gli occhi che le bruciavano e seguitò:«solo tu non ti rendi conto che ti sta prendendo in giro. Che razza di persona è quella che trova le scuse più strane per non uscire con la sua ragazza al sabato sera?» La figlia non riuscì a ribattere, limitandosi a mordere il labbro inferiore. Il trito intanto sfrigolava nella padella reclamando di essere girato mentre il padre sospirava rumorosamente attirando così l’attenzione di sua moglie. Lo vide curvo in avanti, con due maglioni addosso che lo ingobbivano, la faccia di sbieco e una strana espressione sul viso.
«Tuo padre da qualche giorno mi preoccupa seriamente, lo sai?» fece la donna indicandolo con il coltello, a bassa voce, certo che lui non l’avrebbe sentita. «Non è più lui…»
«La verità è che Giulio non ti è mai stato simpatico… perché è meridionale… ecco perché…» fece la ragazza, imperterrita, sapendo che quella frase sarebbe suonata alla madre come una dichiarazione di guerra. Tra le due scoppiò così un feroce litigio, facendo a gara a chi urlava di più, tanto da non ascoltarsi, sin da subito, l’un l’altra. E l’epilogo fu che la figlia finì in camera sua a piangere sul letto, lasciando la madre in cucina in preda ai sensi di colpa. La donna continuò a cucinare, ora meccanicamente e più svelta, quando ebbe un brivido di freddo. Nella stufa era rimasta solo brace e, nel cesto, la legna era finita.
«Osvaldo, mi vai a prendere dell’altra legna, per favore?» chiese voltandosi verso il marito. La sedia però era vuota e la tv spenta: non se n’era neppure accorta. Uscì dalla cucina e alla base delle scale lo chiamò più volte, certa che si fosse rifugiato al piano di sopra per vedersi in pace, all’altra tv, il telefilm. Non rispose: si sentiva solo lo scroscio incessante della pioggia sul tetto del casale.«Aiutami a cercare tuo padre…» comandò la donna irrompendo nella camera della figlia «Non capisco dove possa essere…». Cercarono in cantina, nel bagno, in soffitta. Poi l’occhio della moglie cadde fuori, in giardino. Nel buio della sera qualcosa di bianco si ergeva sotto la pioggia dirompente come un fantasma. Era il marito, seminudo, immobile, le braccia conserte come se aspettasse qualcuno. Guardava la luna da uno squarcio lontano tra le nubi.

4 pensieri su “Il gelo e la luna

  1. Oddio, non è che è morto, vero? Forse gli è diventato insopportabile il continuo litigare tra moglie e figlia? Forse cerca un po' di serenità, lassù, lontano?
    Certo che è una bella storia, lascia spazio a tanti interrogativi.

  2. "l’erba bassa rattrappiva sotto i colpi del vento.", sarebbe meglio. Scusa se faccio il maestrino, ma insomma… è come vedere inciampare, fosse pure per un attimo, una perfetta pattinatrice su ghiaccio. 

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