Il Mondo Sottosopra

Era da quando aveva nove anni che d’estate Marta andava dalla nonna. Ora ne aveva tre in più, ma la situazione non era migliorata. La nonna abitava in una casa di aperta campagna e il paese più vicino era troppo lontano per arrivarci in bici. E poi la strada era ripida, sconnessa e per un lungo tratto passava persino in mezzo a un bosco buio di abeti altissimi. I due mesi insieme a lei, insomma, non passavano mai, anche perché Marta aveva l’impressione che alla nonna i bambini non piacessero neppure e le bambine ancora meno. In realtà la nonna non amava nessuno se non Jebby, un carlino dispettoso che le stava sempre tra i piedi. Solo il sabato quando andavano in paese con il gippone per fare la spesa era possibile distrarsi un po’.
Poi, un giorno, il cane fu morso da un serpente. Era diventato tutto rigido e di uno strano colore grigioverde, fuorché la zampa offesa che era diventata viola e anche grossa come la sua testa. La nonna si era messa a piagnucolare, disperata; e a un certo punto, senza nemmeno avvertirla, dimenticando persino gli occhiali a casa, si era infilata in macchina volando giù verso il paese con l’adorato Jebby tra le braccia. Marta era rimasta da sola in quella grande villa. Ma non ebbe paura, anzi. Si mise a girarla in lungo in largo, come non era mai riuscita a fare, visto che la nonna glielo aveva sempre impedito. Una volta, spinta dalla curiosità, era salita al secondo piano, dove la nonna abitava, ma aveva trovato tutte le stanze chiuse a chiave. Ora invece erano rimaste spalancate e aspettavano solo di essere visitate. Vi era uno studiolo, un bagno, una saletta con la televisione, una stanza armadio, un ripostiglio e la camera da letto. In tutte regnava un odore di vecchio e di stantio. Il letto a baldacchino mandava poi un rumore di ferraglia non appena ci si sedeva sopra. In un angolo, invece, un bellissimo specchio a figura intera troneggiava severo. Ci si vedeva interi ed era bello osservarsi mentre si facevano le boccacce. Sì, quel giorno si stava proprio divertendo. E stava per uscire dalla stanza chiedendosi perché mai la nonna le chiudesse a chiave quando si sentì chiamare. Il cuore sembrò scapparle via dalla camicetta: temeva di essere stata scoperta. Girandosi vide un braccio uscire dallo specchio.
«Ehi, sono qui!» sentì dire e Marta si avvicinò. Quella mano sembrava la sua. Vedeva il braccialettino di corda colorata con il cuoricino che le aveva regalato la mamma.
«Chi sei?» chiese Marta.
«Sono Atram».
«Atram? Ma è il mio nome detto alla rovescia!»
«N0» disse la voce «sarà semmai il tuo nome che è il rovescio del mio».
«Che ci fai li?» insistette la bambina.
«Che domande! Abito qui, nel Mondo Sottosopra» disse Atram, «però mi annoio!»
«Anch’io mi annoio»le fece eco Marta.
«Ah, bene, perché è proprio questo che volevo proporti: uno scambio di Mondo, ma solo per oggi. Io passo dalla tua parte e tu dalla mia. Ti va? Ci diamo un appuntamento qui, che so, a mezzogiorno e ognuno rientra a casa propria».
«Che bella idea!» fece Marta entusiasta.
«Cosa devo fare?»
«Nient’altro che darmi la mano e questo sarà sufficiente perché avvenga lo scambio».
E così le due bambine, che erano perfettamente identiche, si scambiarono di Mondo.
«Allora ci vediamo a mezzogiorno» disse Marta che già era passata attraverso lo specchio.
«Sì, però ricordati che per te sarà mezzanotte» le ricordò Atram, ma non fu sicura di essere stata udita.
Così Marta si trovò in un mondo strano dove la gente diceva no per dire sì, piangeva quando voleva ridere e parlava quando voleva stare in silenzio. Non ci si capiva niente, anche perché le parole erano al contrario, le case erano per aria e le nuvole raso terra. Inoltre i gatti abbaiavano, i cani miagolavano e i pesci facevano lunghi discorsi. Per un po’ Marta si divertì, poi cominciò a sentirsi disorientata e impaurita e sentiva per giunta freddo perché l’estate lì era gelida e all’improvviso pioveva dal basso verso l’alto che subito ti bagnavi completamente.
Così, per non avere altri guai, Marta decise di nascondersi fino a quando non sarebbe stato il momento di far ritorno. Poi, a pochi minuti dall’appuntamento, la bambina si avvicinò allo specchio. Sentì il rintocco del pendolo della camera da letto della nonna, ma di Atram neppure l’ombra. La chiamò a gran voce e mise persino fuori il braccio come aveva visto fare alla sua gemella di specchio, giusto per vedere se riusciva ad acchiappare qualcosa. Non successe nulla, se non dopo qualche giorno. Quando sparì anche lo specchio.

9 pensieri su “Il Mondo Sottosopra

  1. Come al solito ho letto il tuo racconto ad alta voce a mia figlia, undicenne.
    Ti riporto il suo commento.
    Molto bello il racconto peccato che si era immaginata la fine, oppure la nonna aveva chiuso a chiave la stanza e le due bambine erano così rimaste imrigionate nei loro mondi paralleli rovesciati.
    Un Incubo o una rivisitazione di Matrix.

  2. Wow! Stephen King tra queste righe o "Riflessi di morte" di Dylan Dog.. Fantastico..
    A proposito, grazie del commento, lo condivido.
    Buona serata e al prossimo racconto.. ettallenaloicirb!

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