Fotogramma
Se ne stava in cucina, immerso nella luce del primo pomeriggio; una calda tazza di caffè in mano. Si era appena svegliato e sentiva ancora addosso il tepore del sonnellino pomeridiano come una coperta soffice che gli stesse scaldando anche il cuore. La campagna fuori si crogiolava al sole di un tardo agosto e le ultime more lentamente maturavano sui rovi sotto il vigile occhio dei merli impazienti. Vedeva al di là del vetro l’erba che asciugava pigramente le ultime gocce di rugiada e un tordo inseguiva i salti confusi di un grillo cercando riparo. Il silenzio aleggiava come un ospite gradito in quella casa immersa in una nicchia verde ai bordi del bosco. Pareva di vivere un’assenza momentanea di tempo, come se il Tempo si fosse distratto e avesse dimenticato la conta dei secondi e avesse perso il filo; si sentiva sospeso in mezzo a un mondo di mezzo, nelle pieghe sovrapposte di mondi paralleli. Chiuse gli occhi. Tutto era perfetto, in equilibrio, dentro e fuori di sé. Si sentiva bene. Aveva perso il ricordo di quando era stato così. Sembrava finanche scomparso il dolore alla gamba e la fitta al fianco mentre il cuore sussurrava nel petto come un tamburo lontano di pace. Il gusto del caffè gli pervadeva la mente, il corpo aveva trovato un benessere indefinibile che lo faceva sentire leggero come un ragno appeso alla propria ragnatela. Avrebbe voluto morire in quel momento o vivere all’infinito in quel frammento di vita, racchiuso per sempre in un fotogramma che non aveva né un inizio né fine, così, senza più i perché e senza più doveri.
«Ora» gridò all’improvviso stringendo la maniglia della tazza. Il gatto si rizzò di colpo spaventato. Guardava severo il suo padrone pronto a fuggire se qualcos’altro di anormale fosse accaduto. «Ora» ripeté lui in quella stanza piena di speranza, convinto per un attimo che quella fosse la parola magica perché i secoli si potessero fermare all’istante, perché l’infinito arrestasse la sua marcia errabonda e perché il Nulla, il Male e la Morte potessero rimanere per sempre fuori dalla sua porta.Fotogramma

«Ora» gridò all’improvviso stringendo la maniglia della tazza. Il gatto si rizzò di colpo spaventato. Guardava severo il suo padrone pronto a fuggire se qualcos’altro di anormale fosse accaduto. «Ora» ripeté lui più dolcemente in quella camera piena di speranza, convinto per un attimo che quella fosse la sola parola magica utile perché i secoli si potessero fermare all’istante, perché l’Eterno arrestasse la sua marcia errabonda e perché il Nulla, il Male e la Morte potessero rimanere per sempre fuori dalla sua porta.
"un uomo imprigionato in un fotogramma di Lelouche"…
ultimamente i gatti sono ricorrenti, eh?… una grande compagnia, come i tuoi post. grazie
Ciao Briciola,
leggerti mi ha dato calore. Ed è un bene, visto il freddo di oggi.
Buon tutto!
"Ora!"… quante volte l'abbiamo desiderato…
Vorremmo poter trovare il modo di moltiplicare all'infinito certi attimi e momenti splendidi per varie ragioni. Ma siamo solo umani e mortali.
Un saluto, la mia storia blues chiude in bellezza il sipario.
In questi momenti, decisamente rari, quando la nostra anima ci sorride, allora siamo veramente felici.Bravo Bric!TT
Bello questo racconto….tornerò a leggertiBuona notte….un sorriso per te!
~Magickal Graphics~
Un vero e proprio carpe diem.Ha colto e fermato l'attimo fuggente.Ora, ora è tutto perfetto, nel profondo del cuore, nella pace dei sensi, nel silenzio di fine estate, nel suo corpo sofferente. Ora, ora il cuore ferma il sui battito e si nutre di universo.Bravo! Bravo! bravo!!!
Bello godersi un attimo di pace con sé stessi, un attimo che sembra infinito, che dura un'eternità.. Il tempo è ora, non è ieri, nemmeno domani, il tempo lo vive ora, allontanando dubbi e pensieri negativi.. E' così bello stare in pace con sé stessi.Bellissima istantanea, Briciola.Buona serata e al prossimo racconto.