Il muro maestro

Il silenzio in quell’angolo di casa era pressoché assoluto. Anche se stava leggendo una pratica impegnativa Giulio se lo stava assaporando come una prelibatezza esotica. Fu per questo che avvertì subito quel rumore impercettibile: pareva un polpastrello che strisciasse con delicatezza sulla carta. Guardò la porta-finestra. Il vetro nitido gli consentiva di vedere l’ampio terrazzo, i ciclamini e il campanile in fondo a sorvegliare la piazza e parte di casa sua; ma non c’era nulla che potesse essere la fonte di quel suono. Passò qualche minuto e appena girò la pagina sentì di nuovo il rumore. Era un po’ più forte. Ora pareva che qualcuno battesse con un bastoncino su una superficie dura. Si alzò, fece un girò per la casa. Andò in bagno e poi in cucina dove si fece un caffè. Prese la tazza e se la portò al tavolo di lavoro. Un delicato aroma di ginseng lo seguì come un’ombra. Rimase in ascolto del silenzio, come per accordarsi al suo ambiente. All’improvviso il suono, questa volta più lungo, lo fece sobbalzare: anche perché veniva dal muro alle sue spalle. L’appartamento si trovava al dodicesimo piano ed era l’unico attico del palazzo: non poteva esserci nulla dietro di lui. Uscì sul terrazzo e si sporse nel vuoto tenendosi per il corrimano. A fatica poté ispezionare il muro nella sua parte esterna: ora però ne era certo: non c’era niente di là dalla parere. Rientrò cominciando a tastare il muro. Non sapeva bene cosa stesse facendo, ma quei gesti lo facevano star meglio. E proprio mentre stava lisciando con il palmo della mano l’intonaco, udì distintamente bussare sotto le sue dita: era il rumore tipico delle nocche su un mattone.
«C’è qualcuno lì dentro?» si mise a urlare. «Mi sente? C’è qualcuno?» Silenzio. Il ‘suo’ silenzio. Gridò ancora, mettendosi a sua volta a bussare con forza, quindi rimase in attesa. In risposta sentì una sorta di gorgoglio, un sussurro, delle parole biascicate. Andò nello sgabuzzino a prendere degli arnesi. Aveva un martello con il quale cominciò a picchiare contro il muro nel punto dove aveva sentito la voce. Ma non faceva progressi, il martello era inadeguato. Provò con un coltello da cucina, con una tenaglia, una chiave pappagallo. Non andavano bene. Decise di uscire per comprare il necessario da una ferramenta. Tornò con mazzetta e scalpello, iniziando a picchiare più svelto che poteva. «Resista la prego, resista» diceva quando si fermava per riprendere fiato. Man mano che il buco si allargava la voce diventava sempre più chiara: sì, ora lo sentiva bene, era una richiesta di aiuto. Dopo circa mezz’ora intravide tra i mattoni spaccati un casco giallo con sopra un paio di occhiali speciali da cantiere: due occhi scuri lo guardavano stralunato. Appena la fenditura nel muro lo consentì un uomo di colore fece forza sul fondo del muro per tirarsi fuori.
«Grazie» fu la prima cosa che disse.
«Che ci faceva là dentro?» chiese Giulio che non si capacitava.
«Quando hanno tirato su questo muro maestro» disse il muratore parlando a fatica «sono scivolato nella colata di cemento e nessuno se ne è accorto».
«Ma hanno costruito questa casa vent’anni fa!» obbiettò Giulio «come ha fatto a sopravvivere?»
«Starei volentieri a parlare con lei» disse l’uomo sbrigativo, togliendosi la polvere di dosso. «Ma sono indietro con il lavoro, mi scusi, devo proprio andare» e subito uscì dalla camera.
«Aspetti… le chiamo un’ambulanza, non può andare via così.» Il muratore aveva già oltrepassato l’uscio e Giulio fece appena in tempo a vederlo sparire dopo la prima rampa. In quel mentre uscì sul pianerottolo il vicino. «Non hai idea, Paolo, di quello che mi è successo» disse Giulio. In poche parole mise al corrente l’amico dell’accaduto ma Paolo non riusciva a togliersi dalla faccia un’espressione perplessa.
«Vieni, vieni a vedere che squarcio nella parete se non ci credi» fece Giulio facendolo entrare. Entrambi si portarono nello studio. Incastrato nel muro c’era uno scheletro. In testa aveva ancora un casco giallo con sopra gli occhiali speciali da cantiere.

9 pensieri su “Il muro maestro

  1. Pensare ad un uomo assorto nel silenzio ed udire dei rumori di  dita che annaspano, mani che frugano, battiti. Nel silenzio è uno spirito intrappolato che chiede di uscire. Il suo corpo non è stato cercato, nessuno si è accorto dell'assenza di questo essere umano perduto come tanti in una colata di cemento.Ma è la sua anima che vaga perchè qualcosa è rimasto incompiuto, perchè essa non sale al cielo se non viene fatta giustizia riguardo alla sacralità della vita.Giulio ne è stato il tramite.

  2. Ma era un extracomunitario o lo stacanovista Galliani, così animato dal sacro fuoco del lavoro tanto da fomentarlo anche post mortem?Comunque il pezzo surreale è piacevole e racconta una verità sociale: gli stranieri immigrati hanno senza dubbio più voglia di lavorare degli italiani.

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