Il ladro

ladroNon appena lo vide arrivare sul vialetto di casa, si avvicinò lentamente alla porta e, senza farsi sentire, la chiuse a chiave. Dopo alcuni tentativi, l’intruso, non riuscendo a entrare, girò attorno alla casa. Sapeva evidentemente della porta sul retro. Con il cuore in subbuglio, il vecchio, scivolando lungo i muri, con il passo che l’età gli consentiva, arrivò per tempo a serrare anche l’altra entrata. Scorse l’ombra appoggiare la fronte sui vetri per ispezionare l’interno. Lui subito si appiattì nel vano ripostiglio trattenendo il respiro. Afferrò senza far rumore il fucile da caccia e inserì con cura le due cartucce nel serbatoio. Se solo, quello lì, avesse fatto la mossa di rompere un vetro, avrebbe avuto il fatto suo. L’ombra però, dopo un poco, fece ritorno sul davanti del villino. Cercava qualcosa, perché aveva in mente qualcosa, lo sapeva bene il vecchio. Certo, avrebbe potuto anche telefonare alla polizia, ma quell’individuo era affar suo. Non poteva permettere al primo vagabondo che passava di lì di fare i suoi porci comodi. A casa sua, poi! No, non era giusto, né dignitoso. Scostò le tende della sala. Ora lo vedeva bene. Era un uomo sui quaranta, quarantacinque anni. Sembrava solo, ma forse aspettava man forte da altri criminali come lui. Voleva sicuramente entrare per rubargli quei pochi spiccioli che aveva. Avevano avuto la soffiata che lì ci abitava un vecchio ed erano venuti pensando che sarebbe stata una cosa facile. Biondo com’era, ci stava pure che fosse uno straniero. Tutti, buoni a nulla quelli là, lo sapeva bene il vecchio, che aveva fatto la guerra. Poi lo vide, svelto, arrampicarsi sulla mimosa. Quel furbino voleva salire sul terrazzo ed entrare dal piano rialzato. Afferrò il fucile e salì le scale. Era tanto che non andava lassù perché le gambe non le aveva più buone. Imprecò per ogni gradino che dovette fare e prese anche una storta. Si appoggiò al calcio del fucile per non cadere; se non gli scoppiava il cuore questa volta era proprio fortunato. Non appena arrivò alla porta-finestra del terrazzo vide che il ladro dall’ultimo ramo dell’albero si stava protendendo verso la ringhiera. Stava per saltare. Il vecchio fece allora appena in tempo a spalancare la porta e a sparare. Un primo colpo e un secondo. L’uomo si abbassò istintivamente non appena percepì il pericolo. Perse però l’equilibrio, si aggrappò ai rami che incontrava cadendo giù, sul prato. Zoppicando, il vecchio si sporse soddisfatto dal terrazzo.
«E la prossima volta che vieni te lo scarico in faccia» gli urlò stralunato mostrandogli il fucile. L’uomo si rialzò dolorante, tenendosi una spalla.
«Ero passato a vedere come stavi, papà. Sei proprio diventato un maledetto vecchio pazzo» e se ne andò.

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